11 luglio 2022

La campagna sistematica di persecuzioni della minoranza religiosa bahá’í da parte del governo iraniano ha subito una nuova impennata la scorsa settimana con arresti, udienze in tribunale o incarcerazione di almeno altri 18 cittadini bahá’í in tutto il Paese, portando il totale di giugno a 44 persone. Nel frattempo, altre centinaia sono in attesa dei rispettivi mandati di comparizione presso i tribunali o direttamente in prigione.

La Bahá’í International Community (BIC) ritiene che il ritmo crescente di arresti ed incarcerazioni delle ultime settimane costituisca un nuovo preoccupante sviluppo delle persecuzioni in atto, indice del fatto che le autorità stanno proseguendo nell’attuazione dei piani che prevedono l’incarcerazione o comunque la vessazione della comunità bahá’í.

A Shiraz, la scorsa settimana, è avvenuto l’arresto di tre donne, di cui due poco più che ventenni e una madre di 41 anni con due figli, tuttora detenute senza accusa a Shiraz nel centro penitenziario dell’Ufficio del controspionaggio.

Una delle due giovani donne aveva precedentemente cercato di entrare all’università nel 2019, dopo aver superato gli esami di ammissione nazionali iraniani. Le autorità le hanno detto che aveva un “fascicolo incompleto”, esperienza alquanto comune tra i bahá’í che fanno domanda, ma a cui viene negato l’accesso all’università. In Iran, ai bahá’í viene negato l’accesso all’istruzione superiore sin dal 1983, in seguito alla Rivoluzione Culturale.

Anche altri sette bahá’í, tutti in precedenza arrestati e rilasciati su cauzione, sono stati convocati la scorsa settimana per essere ascoltati e sono ora in attesa di un verdetto.

A Bandar-e-Lengeh, nel sud dell’Iran, alcuni funzionari hanno imposto la chiusura di un laboratorio, di proprietà di un bahá’í, e hanno negato il rilascio delle licenze commerciali ad altri due esercizi di ottica, privando le relative famiglie dei mezzi di sostentamento e soffocando ulteriormente le opportunità economiche dei membri della comunità.

A Sanandaj e in molte altre località minori di quella regione dell’Iran occidentale, i membri della comunità bahá’í sono stati sottoposti a una stretta sorveglianza, oltre a molestie e minacce per via del loro credo.

«In Iran, difficilmente passa una settimana senza che i bahá’í non siano fatti oggetto di nuovi arresti, mandati di comparizione in prigione e altre forme di persecuzione da parte del governo iraniano», ha detto Bani Dugal, principale rappresentante della Bahá’í International Community presso le Nazioni Unite. «Stiamo lanciando l’allarme: i bahá’í in Iran stanno subendo il peggior attacco coordinato da molti anni a questa parte».

Gli ultimi sviluppi fanno seguito alle condanne al carcere e all’esilio pronunciate il mese scorso a Shiraz contro 26 bahá’í, con l’accusa di assemblea non autorizzata e cospirazione, “allo scopo di provocare insicurezza intellettuale e ideologica nella società musulmana”. In molte zone di Shiraz i bahá’í si erano effettivamente riuniti per cercare di far fronte ai bisogni della comunità locale e per valutare la gravità della crisi idrica della regione. Le sentenze emesse provocheranno la separazione di molti bambini piccoli dai propri genitori.

Sempre a Shiraz, un paio d’anni fa, altri 40 bahá’í erano comparsi davanti a un tribunale rivoluzionario dove un funzionario minacciò di “sradicare” l’intera comunità dalla città.

Maziar Bahari, giornalista iraniano-canadese e attivista per i diritti umani ha fatto un appello alla comunità internazionale perché venga richiesto al governo iraniano di porre fine alle persecuzioni nei confronti dei bahá’í del Paese.

Il giornalista e attivista per i diritti umani Maziar Bahari, vincitore nel 2020 del Premio Elie Wiesel e nel 2009 del Premio Oxfam Novib/PEN per la libertà di espressione, e autore di diversi film sui bahá’í in Iran, ha affermato che gli arresti in corso sono una prova della volontà del governo iraniano di “seppellire per sempre” la comunità bahá’í del Paese.

“Le autorità iraniane ti gettano in prigione per farti perdere la speranza per il futuro e far dimenticare al mondo che esisti”, ha affermato Bahari. «In Iran, negli ultimi 40 anni, sono stati migliaia i bahá’í imprigionati, il che attesta l’obiettivo dell’Iran di seppellire i bahá’í, e ora sembra che la situazione stia peggiorando. Spero che la comunità internazionale possa indurre il governo iraniano ad ammorbidirsi”.

Fra le nuove azioni intraprese contro i bahá’í nel corso di questo mese figurano:

• Il 28 giugno 2022, la signora Jila Sharafi Nasrabadi, una bahá’í residente a Shiraz, è stata arrestata dalle forze di sicurezza, che hanno perquisito la sua casa e confiscato numerosi oggetti, ed è stata portata nel centro di detenzione dell’Ufficio del controspionaggio di Shiraz. La signora Nasrabadi, 41 anni, è sposata e ha due figli.

• Il 26 giugno 2022, Shaghayegh Khanehzarrin e Negar Ighani, entrambe ventenni, sono state arrestate a Shiraz. Le accuse rimangono sconosciute ed entrambe sono attualmente detenute presso l’Ufficio del controspionaggio di Shiraz.

• Il 20 giugno 2022, Moin Misaghi, Mehran Mosalla Nejad, Negareh Ghaderi e Hayedeh Foroutan hanno tutti ricevuto un mandato di comparizione presso il tribunale di Shiraz.

• Il 19 giugno 2022, Said Abedi, Vahid Dana e un certo Salehi, di cui si ha solo il cognome, hanno ricevuto un mandato di comparizione presso il tribunale di Shiraz.

• Il 18 giugno 2022, Fardin Naddafian, di Teheran, è stato trasferito nella prigione di Evin per scontare la sua pena. Riguardo a questo caso, sono disponibili ulteriori informazioni.

• Il 17 giugno 2022, la signora Haideh Ram è stata trasferita nella prigione di Adilabad a Shiraz per scontare la sua pena. Altri cinque bahá’í: Borhan Esmaili, Maryam Bashir, Faranak Sheikhi, Minou Bashir e Dorna Ismaili, in precedenza condannati a un totale di oltre 64 anni di carcere in una causa congiunta con la signora Ram, sono stati chiamati a scontare le loro condanne. Riguardo a questi casi, sono disponibili ulteriori informazioni.

• Il 15 giugno 2022, la signora Samin Ehsani, specialista in educazione infantile, è stata arrestata e trasferita nella prigione di Evin per scontare la sua pena. Riguardo a questo caso, sono disponibili ulteriori informazioni.

In Iran, sin dalla rivoluzione islamica del 1979, i bahá’í, la più grande minoranza religiosa non musulmana del Paese, hanno subito continue persecuzioni. Un memorandum segreto, approvato dalla Guida Suprema iraniana nel 1991, chiede che il “progresso e lo sviluppo” della comunità bahá’í siano bloccati impedendo loro di frequentare l’università, ostacolando la loro capacità di guadagnarsi da vivere e attraverso altri mezzi discriminatori.