7 luglio 2022

La BIC, Bahá’í International Community, afferma che per porre rimedio al problema del crescente incitamento all’odio online, la collaborazione tra il settore tecnologico, il governo e le organizzazioni della società civile, deve diventare molto più stretta. Questo il tema di una recente tavola rotonda ospitata dall’Ufficio di Ginevra della BIC nell’ambito del vertice RightsCon, forum internazionale sui diritti umani nell’era digitale che si svolge ogni anno.

Il forum BIC ha riunito l’incaricato speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo, Ahmed Shaheed, Kristina Arriega, fiduciario del Comitato di Vigilanza di Meta, e una ricercatrice di Human Rights Watch, Tara Sepehri Far, per una disamina sulla questione del contrasto all’incitamento all’odio online, inquadrata nel contesto della campagna di disinformazione contro i bahá’í in Iran.

“Sostanzialmente, l’incitamento all’odio crea una cultura dell’odio, all’interno della quale alcuni gruppi non vengono considerati membri a pieno titolo della società, inoltre viene intaccata la coesione sociale e si consente il radicamento del concetto di divisione, influenzando ogni aspetto delle relazioni tra individui, comunità e istituzioni governative”, ha detto Simin Fahadej, rappresentante dell’Ufficio di Ginevra.

Un forum organizzato dalla BIC nell’ambito del vertice RightsCon si è occupato della collaborazione indispensabile tra settore tecnologico, governi e società civile a contrasto dell’incitamento all’odio online.

La signora Arriaga, membro del Comitato di Vigilanza della Meta, società del settore tecnologico che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp, ha spiegato che, se da un lato i social media sono uno strumento importante per gli operatori dei diritti umani, dall’altro essi possono anche essere usati per diffondere propaganda di odio, come nel caso dei bahá’í dell’Iran.

La risposta di Meta, ha detto la signora Arriaga, è stata di istituire un comitato di vigilanza che monitora i contenuti e stabilisce i criteri di moderazione del materiale. Il comitato ha anche iniziato a lavorare con gruppi e comunità mirati, in modo che l’incitamento all’odio possa essere segnalato e monitorato.

Nonostante questi sforzi, i partecipanti hanno notato che la moderazione dei contenuti, sia manuale che algoritmica, risulta estremamente difficile. “Non è facile capire dove mettere dei paletti al linguaggio legato all’incitamento all’odio”, ha dichiarato la signora Sepehri Far.

Ha poi soggiunto: “Le piattaforme online devono investire di più in risorse per comprendere non solo i contenuti in lingua [non inglese], ma anche il contesto sociale”.

La signora Arriaga si dichiara d’accordo sul fatto che “la portata del problema… deve indurre la comunità dei diritti umani ad investire [tempo] nella comunità tecnologica per imparare a… lavorare con gli algoritmi e a introdurre la conoscenza dei diritti umani nel settore tecnologico”.

I partecipanti hanno osservato che, sebbene l’incitamento all’odio cerchi di creare divisione tra le popolazioni, l’organizzazione di un forum come quello ideato dalla BIC porta il dibattito a livello di principio fondamentale e può sfociare in una più stretta collaborazione tra diversi settori per far fronte ai problemi.

Il dibattito ha altresì messo in risalto il concetto che, nonostante l’importante ruolo che le piattaforme online e gli organi mediatici devono svolgere nell’affrontare l’incitamento all’odio, il problema non può essere affrontato esclusivamente attraverso soluzioni tecniche.

“[C’è] tutta una serie di norme, comportamenti, strumenti di coinvolgimento e comunicazione, compreso il rispetto reciproco, che crea il tipo di ambiente in cui le persone possono prosperare”, ha detto il dottor Shaheed.

“Possiamo avere tutti gli algoritmi giusti e le leggi giuste… ma, in ultima analisi, il modo in cui sostanzialmente ci comportiamo come esseri umani è legato alla realtà vissuta della nostra cultura.” Kristina Arriaga, membro del Comitato di Vigilanza di Meta.

La signora Arriaga ha inoltre affermato che: “Possiamo avere tutti gli algoritmi giusti e le leggi giuste… ma, in ultima analisi, il modo in cui sostanzialmente ci comportiamo come esseri umani è legato alla realtà vissuta della nostra cultura”. 

Ha infine aggiunto: «Ecco perché ciò che i bahá’í stanno facendo per elevare [le conversazioni] e coinvolgere gli altri è così importante. In definitiva, ciò che accade online non è che un riflesso di ciò che sta accadendo nella vita reale. E possiamo arrivare a una soluzione solo… cambiando la nostra cultura.”

Riflettendo sull’evento, la signora Fahandej afferma: “Il forum ha rappresentato un momento importante nel promuovere una visione condivisa tra gli attori sociali interessati alla tecnologia e al miglioramento della società. La BIC prevede di organizzare nel futuro altri eventi su questo tema al fine di migliorare ulteriormente le relazioni multisettoriali.