Rappresentanti della Bahá’í International Community (BIC) al COP26. Da destra a sinistra: Peter Aburi dal Kenya, Daniel Perell dell’Ufficio di New York della BIC, Maja Groff dai Paesi Bassi e Serik Tokbolat dal Kazakistan. (Credito: Kiara Worth)

12 novembre 2021

GLASGOW, Regno Unito — Negli ultimi quindici giorni, i rappresentanti della Bahá’í International Community (BIC) hanno preso parte al dibattito in corso alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, più nota come COP26, sottolineando l’esigenza di una riconsiderazione del rapporto tra la società e il mondo naturale.

“L’umanità si trova in un momento cruciale, nel quale deve prendere atto della propria fondamentale unità: tutti condividiamo la stessa atmosfera e la cooperazione tra tutte le nazioni è indispensabile per fronteggiare i problemi, incalzanti ed esistenziali, che si prospettano davanti a noi nei prossimi decenni,” afferma Daniel Perell, presente alla conferenza in rappresentanza dell’Ufficio di New York della BIC.

A completare la delegazione della BIC, erano presenti alla conferenza, oltre al signor Perell, Serik Tokbolat dal Kazakistan, Peter Aburi dal Kenya e Maja Groff dai Paesi Bassi.

Rappresentanti della BIC (in basso a sin.) al COP26. (Credito: Kiara Worth)

Partecipando al dibattito, i rappresentanti della BIC hanno presentato numerose proposte concrete. “C’è bisogno di uno strumento che coordini gli aspetti del rapporto tra l’umanità e il mondo naturale,” ha dichiarato il signor Perell.

“Un tale strumento potrebbe, per esempio, servire a mobilitare attorno agli obiettivi ambientali le risorse finanziarie e monitorarne la distribuzione. Potrebbe essere di supporto ai governi nazionali nella fase di transizione da politiche ambientali dannose verso alternative più sostenibili”.

Il signor Perell ha poi proseguito spiegando che, se da un lato questa è solo una delle possibilità di organizzare il lavoro necessario, la cosa importante è garantire che si raggiunga un’intesa attraverso la sua implementazione e che qualsiasi criterio o meccanismo per affrontare i cambiamenti climatici venga preso in considerazione con una visione olistica. Ha affermato: “In ultima analisi, anche gli organi ed i trattati che disciplinano l’ambiente in maniera disomogenea, se riuntiti sotto lo stesso ombrello, garantirebbero una maggiore coerenza nei sistemi di governance che monitorano i cambiamenti climatici”.

Maja Gfroff (a destra) durante un incontro tenuto dall’organizzazione d’ispirazione bahá’í International Environment Forum (Forum Internazionale sull’Ambiente). (Credito: Sean Miller)

La conferenza, durata dodici giorni, si è conclusa venerdì scorso e ha visto riuniti a Glasgow, in Scozia, più di 120 leader del mondo, oltre a numerose organizzazioni della società civile, giornalisti e organi d’informazione, imprenditori e attivisti climatici, per prendere in esame l’impegno a livello mondiale di far fronte ai cambiamenti climatici.

Il contributo al dibattito fornito dai rappresentanti della BIC è rappresentato dall’analisi delle questioni morali legate al consumismo e all’eccessivo materialismo e la loro correlazione con lo sfruttamento e il degrado dell’ambiente.

“Lo sviluppo viene sovente misurato in termini di ampliamento della capacità di procurarsi dei beni materiali. La nozione del concetto di progresso dev’essere urgentemente riveduta, prima che i cambiamenti climatici siano causa di conseguenze irreversibili,” ha detto il dottor Tokbolat.

Mr. Aburi ha approfondito il discorso, affermando: “Le mosse da intraprendere in questa direzione richiederanno che le deliberazioni in ambito economico vengano disciplinate da ideali nobili e dal perseguimento del bene comune”.

Tra gli altri argomenti messi in risalto dai delegati della BIC nel corso di vari forum figura il ruolo delle strutture internazionali nel fronteggiare le sfide ambientali, argomento che la BIC ha trattato nella propria dichiarazione “A Governance Befitting: Humanity and the Path Toward a Just Global Order”. (Una governance congeniale: l’umanità e il cammino verso un ordine mondiale equo)

Durante un dibattito, organizzato dall’organizzazione d’ispirazione bahá’í International Environment Forum, la signora Groff ha chiarito che una maggiore collaborazione e una condivisione delle conoscenze tra i diversi Paesi può dare un apporto significativo all’azione climatica. “Noi abbiamo una proposta per una stanza di compensazione delle politiche sul clima globale che consenta agli Stati di condividere le proprie esperienze, apprendere dalle migliori pratiche e dare una vera accelerata all’implementazione delle politiche sul clima”, ha dichiarato.

Daniel Perell (secondo da sinistra) durante un dibattito organizzato dal WWF – World Wildlife Fund.

I rappresentanti della BIC hanno altresì messo in risalto l’importante ruolo che ogni singolo individuo può svolgere nel far fronte ai cambiamenti climatici.

“La pandemia ha dimostrato il potere dell’azione a livello locale svolta dalle singole persone. Abbiamo rilevato, tra le famiglie, gli amici ed i vicini di casa, un’energia davvero galvanizzante rivolta al bene comune,” ha dichiarato il signor Perell durante un dibattito organizzato dal World Wildlife Fund.

Ha poi aggiunto: “Questa è una vera fonte di speranza dalla quale possiamo trarre lezioni da applicare durante questi forums, mentre, collettivamente, ci confrontiamo con le molteplici sfide a cui è esposta l’umanità.”