24 agosto 2021

I giovani impegnati negli sforzi di costruzione della comunità bahá’í stanno ispirando i loro coetanei con musica che risponde ai problemi sociali accentuati durante la pandemia.

AUCKLAND, New Zealand — Nel quartiere Manurewa di Auckland in Nuova Zelanda alcuni giovani fanno ricorso alla musica per dare risalto alle questioni venute a galla durante la pandemia, offrendo al tempo stesso la visione positiva derivante dalla propria esperienza bahá’í nel lavoro di costruzione di comunità. 

“Nella vita dei giovani del nostro quartiere, la musica svolge un ruolo molto importante,” ci dice Jeffrey Sabour, uno dei facilitatori delle attività di costruzione di comunità. “Poiché sono più di mille i giovani di Manurewa facenti parte di questo movimento che contribuisce alla trasformazione sociale, ci siamo chiesti ‘come possiamo estendere, attraverso la musica, i risultati del nostro operato ad un numero ancor più alto di persone?’ Inoltre ‘come possiamo inserire concetti profondi nei testi e far sì che la gente si riconosca nella storia della canzone?’”

In una canzone dal titolo “We Are All Connected,” (Siamo tutti connessi) i giovani richiamano l’attenzione su un aspetto posto in evidenza dalla pandemia: la capacità dell’uomo di riconoscere l’unità. Nel testo viene usata la metafora del corpo umano per descrivere l’interdipendenza dell’umanità, eccone una frase: “’Ognuno per sé’ è un’affermazione/ma una cellula da sola non ha una funzione.”

Fia Sakopo, un’altra giovane di Manurewa, ci spiega che il servizio svolto per la società è stato il tema dominante di tutte le canzoni: “Accettare l’unità e l’interconnessione del genere umano presuppone un profondo cambiamento del nostro modo di pensare. Ma i nobili pensieri da soli non sono sufficienti.”

“Devono essere tradotti in azione. Il servizio disinteressato verso gli altri esseri umani è un’espressione naturale del credere nell’unita del genere umano. Questa realtà deve essere continuamente dimostrata attraverso le azioni.”

Foto scattate prima dell’attuale crisi sanitaria. Partecipanti ai programmi educativi offerti dai bahá’í di Manurewa mentre imparano il concetto di unità e cooperazione in un’attività di gruppo.

Jeffrey ci racconta che l’obiettivo di queste canzoni è di incoraggiare all’azione, correlando dei concetti spirituali ai problemi cui i giovani devono far fronte nella loro realtà sociale e fornendo, in contrapposizione, un’ottica rinnovatrice dinanzi a una marea di musica messa in commercio per il mercato dei giovani, destinata a trasmettere un messaggio di disperazione e incentrata su, per esempio, lo strazio di un cuore infranto oppure il perseguimento delle gratificazioni materiali.

“I giovani di Manurewa impegnati in questo processo sono ben consci delle sfide poste loro dalla società e desiderano trasmettere lo stesso senso della speranza che hanno coltivato, durante le attività di costruzione di comunità, attraverso canzoni che parlano di argomenti come la solidarietà collettiva, la ricerca della conoscenza e l’educazione, oltre alle dimensioni materiali e spirituali della vera prosperità.”

Foto scattate prima dell’attuale crisi sanitaria. Alcuni giovani di Manurewa e di altre zone della Nuova Zelanda durante un convegno ad Auckland, poco prima che venisse scattata la foto di gruppo. Il convegno giovani ha offerto ai partecipanti l’opportunità di consultarsi sulle necessità delle proprie comunità e di fare dei piani d’azione per il miglioramento della loro società.

Foto scattate prima dell’attuale crisi sanitaria. 

Fia descrive più a fondo il criterio adottato nella creazione di queste canzoni: “Quando si mette in azione, molta gente del quartiere si riunisce per analizzare questi e tanti altri concetti. Strada facendo, noi poniamo delle domande per ricavarne delle visioni intuitive, poi approfondiamo le discussioni per, alla fine, cercare di far saltar fuori una canzone che parli di ciò che interessa alla gente.

“Quando la gente ascolta queste canzoni, vi ritrova in esse la propria voce.”

Potete trovare i brani che fanno parte del “Manurewa Arts Project” cliccando qui.