A cinque mesi dalla pubblicazione, “Creating an Inclusive Narrative” (Creare una narrazione inclusiva) sta suscitando un ampio dibattito in tutti gli stati e territori australiani.

27 aprile 2021

SYDNEY – Nell’arco di pochi mesi, Creating an Inclusive Narrative (una pubblicazione della comunità bahá’í australiana uscita lo scorso novembre) ha suscitato un ampio e profondo dibattito tra rappresentanti parlamentari, attori sociali, giornalisti, comunità religiose e altri organismi, in occasione di incontri svoltisi in tutti gli stati e i territori del Paese.

L’incontro tenuto recentemente presso la Casa di Culto bahá’í di Sydney, è giunto in un momento importante per la comunità bahá’í australiana, coincidente con la chiusura dell’anno del centenario della sua fondazione. “Il centenario della comunità bahá’í rappresenta cento anni di apprendimento nella promozione dell’unità nella diversità”, afferma Venus Khalessi dell’Ufficio Relazioni esterne bahá’í nazionale.

Il deputato Jason Falinski, intervenendo alla riunione a nome del Primo Ministro australiano, ha dichiarato: “Salvaguardare la nostra coesione non è solo una questione di governo. È qualcosa che appartiene a tutti noi. … I bahá’í australiani hanno dato un apporto significativo alla costruzione della nostra nazione multiculturale e della nostra identità nazionale inclusiva.”

Gli incontri in presenza si sono tenuti nel massimo rispetto delle misure sanitarie previste dal governo. Un recente incontro presso la Casa di culto Bahá’í a Sydney tra funzionari governativi, attori sociali, giornalisti, comunità religiose per esplorare le idee presentate nella pubblicazione Creating an Inclusive Narrative.

“La fede ha la capacità di essere una potente forza unitrice”, ha continuato Falinksi, “e riunisce le persone in uno spirito di appartenenza e armonia. … È fonte di conforto, sollievo, e resilienza per molti australiani.”

Il viaggio della comunità bahá’í negli ultimi cent’anni è la storia della fede come potente impulso per una maggiore unità, ha spiegato Fiona Scott, membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale bahá’í nazionale. Parlando del primo gruppo di bahá’í arrivati sulle coste australiane, la Dr.sa Scott ha descritto quanto “fossero alimentati dalla visione di un mondo in pace, un mondo che valorizza e armonizza la diversità del genere umano.”

“Non avrebbero mai immaginato che, cento anni dopo, la comunità bahá’í australiana avrebbe annoverato, in tutto il Paese, oltre 80 gruppi etnici e razziali in più di 417 località.”

Gli incontri in presenza si sono tenuti nel massimo rispetto delle misure sanitarie previste dal governo. Jing Lee (a sinistra), assistente del Governatore dello Stato dell’Australia meridionale, si intrattiene con i rappresentanti della comunità bahá’í durante un raduno a Adelaide, nello Stato dell’Australia meridionale.

Durante un incontro nell’Australia meridionale, Jing Lee, assistente del governatore dello stato, riferendosi alla recente pubblicazione “Creare una narrazione inclusiva, ha detto: “I valori della fede bahá’í uniscono le persone, la comunità e persino le istituzioni. Sono qui come comune cittadina, ma provengo da una comunità e da un’istituzione: dal nostro Parlamento, dal nostro sistema democratico.”

La Signora Lee ha proseguito dicendo che la pubblicazione dimostra “come tutte queste cose si associano per promuovere l’unità del genere umano, l’uguaglianza tra uomo e donna, e dimostrano che tutti abbiamo una responsabilità congiunta … in un contesto di collaborazione. Con tutto il lavoro di ricerca che ha alle spalle, questa particolare pubblicazione ci spinge in modo particolare, a guardare un po’oltre… e a non limitarsi solo a parlarne, ma a lavorare per obiettivi comuni.”


Gli incontri di presenza si sono tenuti nel massimo rispetto delle misure sanitarie previste dal governo. Un incontro tenutosi nel territorio della capitale australiana, durante il quale i partecipanti hanno esaminato le possibilità di costruzione di una società più coesa.

Philippa Rowland, presidente dell’Associazione Multireligiosa dell’Australia meridionale, ha detto che “la pubblicazione … riesce a fondere i singoli punti di vista all’interno di un quadro più ampio dell’operato della nostra società. Quel che appare ancor più rilevante è il fatto che traccia un arco, non solo figurato, che parte dalla consapevolezza del punto raggiunto per arrivare alla comprensione della nostra situazione attuale e al coraggio collettivo di immaginare la realizzazione di un futuro migliore per tutti.” “Questo dialogo su come possiamo creare una narrazione inclusiva”, ha proseguito, “è al centro di un importante viaggio che parla fortemente di armonia interreligiosa, di coesistenza pacifica e di reciproca gratificazione in una società multiculturale