6 ottobre 2023

STOCCOLMA, Svezia – Può davvero una società progredire quando i suoi cittadini, pur abitando uno accanto all’altro, vivono in mondi a sé stanti, e le loro vite quotidiane sono segnate più da un’esistenza parallela che da una profonda interazione? In un contesto di crescente preoccupazione in tutta Europa per le ingiustizie razziali, la questione è stata affrontata, in occasione di un recente seminario svoltosi a Stoccolma, attraverso un’approfondita analisi dell’importanza di promuovere alla base l’armonia sociale.

Il seminario è stato co-organizzato dall’Ufficio di Bruxelles della BIC (Bahá’í International Community), dai vicesindaci di Stoccolma e dall’Ufficio per le Relazioni esterne dei bahá’í della Svezia.

L’incontro rientra nell’ambito dell’incessante lavoro svolto dall’Ufficio di Bruxelles e dai bahá’í della Svezia per contribuire al discorso sulla coesione sociale e ha visto riuniti alcuni funzionari del governo, diversi attori sociali e membri di organizzazioni civili.

Il seminario è stato co-organizzato dall’Ufficio di Bruxelles della BIC (Bahá’í International Community), dai vicesindaci di Stoccolma e dall’Ufficio per le Relazioni esterne dei bahá’í della Svezia. Ha visto riuniti alcuni funzionari del governo, diversi attori sociali e membri di organizzazioni civili che hanno preso in esame la promozione di una società più armoniosa.

La legislazione da sola non basta

Il dibattito che ha avuto luogo nella capitale svedese ha non solo preso in esame il ruolo del processo decisionale nell’affrontare il razzismo, ma ha altresì approfondito gli spunti di riflessione che scaturiscono dal lavoro dei bahá’í per la costruzione di comunità e che applicano principi spirituali, come l’unità del genere umano, ai problemi e alle sfide della società.

Rachel Bayani dell’ufficio di Bruxelles ha dichiarato: “Il razzismo e il pregiudizio sono tra le sfide più grandi che l’umanità si trova ad affrontare oggi.

“Le misure legislative, come il piano d’azione dell’Unione Europea contro il razzismo 2022-2025 e l’adozione di piani d’azione nazionali da parte degli Stati membri dell’UE, costituiscono degli importanti passi avanti ma, come rileva il piano stesso, la legislazione da sola non è sufficiente”.

Richiamandosi a queste sensazioni sui limiti degli orientamenti guidati dalla politica, Åsa Lindhagen, vicesindaca per l’ambiente e il clima ed ex ministra svedese per la parità di genere, ha dichiarato: “In politica, ovviamente, non ce la possiamo fare da soli e dobbiamo cooperare con tutte le forze positive della società”.

La Bayani ha scavato più a fondo nei meandri delle interazioni sociali che perpetuano il razzismo. “Il razzismo prospera in contesti nei quali persone di diversa estrazione e provenienza non hanno opportunità di interazione significativa, e vivono semplicemente fianco a fianco. Dove possono avvenire queste interazioni significative?”

Rachel Bayani dell’Ufficio di Bruxelles (a sin.) e Kishan Manocha, responsabile del Dipartimento Tolleranza e Non Discriminazione, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (a destra).

Potenziale delle interazioni di base

La Bayani ha spiegato che, sebbene queste interazioni possano avvenire ovunque e a tutti i livelli della società, sono i quartieri e i villaggi ad offrire opportunità quotidiane di dialogo tra persone di diverse estrazioni ed età, e dove si possono instaurare stretti legami di amicizia, può emergere una visione comune della trasformazione sociale e si può intraprendere un’azione collettiva.

Kishan Manocha dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha aggiunto: “Direi che una componente chiave del lavoro su cui dobbiamo concentrarci è la creazione di fiducia, perché la fiducia tra le persone, le comunità e le istituzioni di governo in questo momento di polarizzazione è decisamente crollata: deve essere ristabilita e ricostruita in base a nuovi dettami”.

La Bayani ha sottolineato che le interazioni momentanee, come i saluti fugaci in un supermercato o persino gli incontri annuali tra leader religiosi, non contrastano a sufficienza gli inveterati pregiudizi razziali.

Tuttavia, ha precisato, attraverso serie interazioni significative con la base, le comunità possono trovare un cammino congiunto per il futuro. È necessario il pensiero comune, la riflessione e l’azione verso qualcosa di più grande, come la trasformazione di un quartiere in uno spazio inclusivo”, ha affermato.

«Questo criterio», ha proseguito la Bayani, «apre alle comunità la strada per diventare protagoniste del proprio sviluppo», che è un principio fondamentale delle iniziative bahá’í per la costruzione di comunità.

Ampliando il concetto di progresso collettivo, il vicesindaco Anders Österberg ha affermato che, nonostante le divisioni sociali esistenti, in Svezia sta crescendo un anelito per l’armonia razziale. Ha altresì sottolineato la necessità di un impegno collettivo per costruire comunità in cui possa germogliare l’unità.

Anders Österberg, vicesindaco di Stoccolma.

Evin Incir, membro del Parlamento europeo, ha ulteriormente ribadito questo punto: “C’è molto lavoro da fare. Nell’Unione Europea non c’è spazio per una mentalità del “noi” e del “loro”: c’è solo un ‘noi'”.

Approfondendo ulteriormente questo aspetto, la Bayani ha chiarito in modo più elaborato il principio dell’unità nella diversità: “Siamo un’unica famiglia. I muri che ci dividono sono artificiali e devono essere abbattuti con il riconoscimento della nostra unità connaturata”.

Le iniziative comunitarie: una fonte di speranza

Riflettendo sulla discussione, Nogol Rahbin dell’Ufficio per le Relazioni esterne dei bahá’í della Svezia ha detto che a Stoccolma le iniziative bahá’í per la costruzione di comunità stanno contribuendo all’eliminazione delle divisioni sociali. “I residenti locali provenienti da contesti diversi si riuniscono per organizzare varie attività, come le ‘feste di famiglia'”.

In alto: le attività bahá’í per la costruzione di comunità hanno dato origine a diverse iniziative che consentono a persone di estrazioni diverse di stringere legami di amicizia, come si vede qui in una delle tante ‘feste di famiglia’ del quartiere”. In basso: un raduno di quartiere durante il quale i giovani hanno analizzato gli spunti di riflessione nati dall’esperienza del servizio per la loro società. All’incontro hanno partecipato Anders Österberg (a sin.) e Anders Ygeman (secondo da sin.), che all’epoca erano rispettivamente membro del Parlamento svedese e Ministro per l’integrazione e l’immigrazione.

La dottoressa Rahbin ha proseguito: “Questi raduni vanno oltre il semplice evento sociale. Stimolano tra i residenti un processo di proprietà collettiva”.

Ha infine soggiunto che in questo contesto si riuniscono persone che altrimenti non avrebbero mai avuto modo d’interagire, formando legami di amicizia e una visione condivisa per il loro quartiere.

Gli esponenti politici hanno espresso il loro apprezzamento per queste attività. La dottoressa Rahbin ha detto che: “L’anno scorso, il ministro svedese per l’Integrazione e l’Immigrazione ha visitato uno di questi quartieri per sentire direttamente la voce dei residenti. Queste attività di base offrono spunti di riflessione che infondono speranza, soprattutto in un momento in cui stiamo affrontando sfide come il razzismo e l’aumento della violenza delle gang”.

L’incontro di Stoccolma rientra nell’ambito più vasto di un’iniziativa dell’Ufficio di Bruxelles, grazie alla quale vengono organizzati dibattiti analoghi in collaborazione con le comunità bahá’í nazionali e con amministrazioni comunali di tutta Europa.

Queste tavole rotonde cercano di approfondire i concetti esposti nella dichiarazione dell’Ufficio intitolata “Considerazioni sull’attuazione di piani d’azione contro il razzismo: promuovere alla base la coesione sociale”.