Dal 4 al 7 gennaio, circa 120 giovani provenienti da tutta Italia si sono riuniti ad Acuto (FR) per interrogarsi su come dare un contributo al progresso dell’Italia nei prossimi anni. Il convegno “Un rifugio per l’umanità” è stata un’occasione per i presenti per farsi ispirare dalla visione della Casa Universale di Giustizia, l’Organo che guida a livello internazionale la comunità bahá’í e che vede nei giovani i costruttori della società del presente e del futuro. “Ad ogni generazione di giovani…si presenta un’ opportunità di dare un contributo alle sorti dell’umanità”. Con questa visione, e in mezzo alle sfide di un crescente materialismo, di disuguaglianza e di una società alla ricerca di più coesione, i giovani, indipendentemente dalle loro convinzioni, hanno raggiunto una visione comune sul proprio futuro.

I giovani hanno riflettuto sul loro contributo al progresso del Paese studiando un materiale appositamente preparato per l’occasione su temi quali il ruolo della religione come forza promotrice di amore disinteressato per l’umanità, lo scopo del loro contributo alla vita personale e a quella della società e la disamina di concetti legati alla vera identità degli essere umani. Grazie anche all’uso di arte, musica e canzoni, i giovani, nel riflettere sui temi sopra, hanno riconosciuto che le scelte sui loro studi e il loro lavoro dovranno rispondere alle aspirazioni più profonde e nobili di ogni individuo e che queste scelte saranno incanalate verso il benessere della collettività.

“QUESTO CONVEGNO MI HA FATTO CAPIRE DI VOLER LAVORARE PER ABBATTERE I PREGIUDIZI CHE NON PERMETTONO ALLA NOSTRA SOCIETÀ DI PROGREDIRE”.

Una delle deliberazioni principali dei giovani presenti è stata rivolta verso le future generazioni, in particolare verso i bambini e i ragazzi tra gli 11 e i 15 anni. Consapevoli di come il futuro e il progresso di una società si fondino sull’educazione delle future generazioni, i giovani presenti a questo convegno hanno raggiunto una visione comune su come il dedicare tempo al progresso materiale e spirituale dei più piccoli non sia solo una responsabilità ma una vitale necessità per garantire prosperità a qualsiasi Nazione.

Alcuni giovani condividono le loro riflessioni e piani durante una delle plenarie dell’incontro

È sotto questa luce che i giovani hanno riconosciuto che il servizio disinteressato al prossimo, inteso come la volontà dell’individuo di considerarsi un protagonista attivo nel plasmare la vita della società contribuendo al benessere comune, è una parte imprescindibile della vita di ognuno e che conduce a una duplice trasformazione individuale e collettiva.

“In un periodo di particolare fermento in tutto il mondo e nel nostro Paese, voi giovani vi siete dimostrati all’avanguardia nei processi di costruzione di comunità e avete provato una straordinaria prontezza a levarvi a servire le persone intorno a voi, consapevoli della duplice natura del vostro contributo per la trasformazione individuale e collettiva“, ha scritto l’Assemblea Nazionale Spirituale dei bahá’í d’Italia in una lettera indirizzata ai giovani presenti. A pochi giorni dal 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, questo spirito di servizio è stato inoltre riconosciuto nel riportare alla mente il dovere di ogni cittadino descritto nell’articolo 4 della Costituzione, ovvero il dovere di svolgere «un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società».

Riconoscendo poi le molte sfide sociali che i giovani incontrano nella vita di tutti i giorni, alcuni partecipanti hanno analizzato come riuscire a contrastare con le proprie azioni il crescente materialismo e affermare sempre più all’interno delle loro famiglie, università, scuole e spazi di lavoro una cultura che possa superare il solo raggiungimento di interessi individuali e affermare il contributo che ogni persona può dare all’avanzamento della società.