A completamento degli interventi conservativi intrapresi da Shoghi Effendi all’inizio degli anni Cinquanta, il progetto di restauro ha risanato alcune parti ammalorate dell’edificio, rafforzandone la sismoresistenza.

8 aprile 2021

Centro Mondiale Bahá’í – Con il rafforzamento della sismoresistenza e il ripristino di parti della Casa di ‘Abbúd deterioratesi nel corso degli anni, è stato portato a termine un progetto avviato due anni fa. Si è trattato del completamento dell’opera di conservazione realizzata all’inizio degli anni ’50, quando Shoghi Effendi preparò questo luogo sacro per il pellegrinaggio.

Bahá’u’lláh e la Sua famiglia, esuli e agli arresti domiciliari, arrivarono in questo edificio nel 1871 e vissero in condizioni estremamente disagiate. Gli spazi erano angusti a tal punto che una sola stanza accoglieva più di 13 persone.

Fu in questo luogo sacro che, nel 1873, Bahá’u’lláh rivelò il Suo Libro Più Santo – il Kitáb-i-Aqdas – che definisce le leggi e i principi essenziali della Sua Fede, getta le fondamenta delle istituzioni bahá’í ed è indicato negli scritti bahá’í come la “carta della futura civiltà mondiale”.

Il restauro della Casa di ‘Abbúd mira a conservare “l’edificio in buone condizioni per secoli a venire”, ha scritto venerdì scorso la Casa Universale di Giustizia in una lettera alle Assemblee Spirituali Nazionali bahá’í

Nelle immagini seguenti sono visibili diversi aspetti dei lavori di restauro e di conservazione.

Un’immagine storica (a sinistra) e attuale (a destra) della facciata est della casa. Questa è la parte della casa, conosciuta come Casa di Údí K̲h̲ammár, occupata inizialmente da Bahá’u’lláh e dalla Sua famiglia. In alto a sinistra appare la stanza in cui Bahá’u’lláh rivelò il Kitáb-i-Aqdas, il Libro Più Santo della Fede bahá’í.

Nella stanza in cui Bahá’u’lláh rivelò il Kitáb-i-Aqdas, sono stati eseguiti lavori di conservazione dei pannelli in legno alle pareti, molti dei quali erano deformati o scoloriti. Ogni singolo pannello è stato raddrizzato, rinforzato e ritinteggiato

Una serie di divani della casa sono stati riportati al loro aspetto originale. Il motivo del rivestimento è stato ricreato da alcune fotografie e utilizzato da un produttore tessile per replicare il tessuto.

Una delle camere presenta un soffitto splendidamente affrescato, con un fregio fittamente intricato dipinto su pannelli di zinco. I restauratori hanno documentato il motivo del fregio, riparato i pannelli e ripristinati i dipinti: un notevole lavoro di restauro di un’opera d’arte dell’era ottomana.

Un soffitto restaurato nella Casa di ‘Abbúd.

Dettaglio di un fregio restaurato nella Casa di ‘Abbúd.

Sono stati riportati alla luce alcuni motivi, da tempo celati alla vista, del soffitto di un’altra stanza della casa.

Primo piano del soffitto restaurato di una delle stanze della Casa di ‘Abbúd.

Un aspetto importante del restauro della Casa di ‘Abbúd è stato il rifacimento e l’intonacatura di circa 5.000 metri quadrati di pareti interne ed esterne. È stato applicato l’intonaco a base di calce, raccomandato da esperti di conservazione e recupero di edifici storici. Il nuovo intonaco e la tinteggiatura impediranno la formazione di umidità all’interno delle pareti.

Sono state effettuate riparazioni alle travi in legno di tutti i soffitti e del tetto, rinforzandole in alcuni punti con acciaio inossidabile.

Per la realizzazione di pannelli e lastre di vetro sono state utilizzate le tradizionali tecniche di soffiatura del vetro.

Sono state sostituite con repliche identiche le colonne in marmo, ormai deteriorate, e i capitelli del colonnato che si affaccia sul Mar Mediterraneo.

Un esempio di pietra restaurata all’interno della casa.

Quando l’allentamento delle attuali restrizioni sanitarie lo consentirà, le porte della Casa di ‘Abbúd verranno riaperte per accogliere nuovamente i pellegrini.