1 aprile 2021

BRATISLAVA, Slovacchia — In Slovacchia sta fiorendo un crescente, seppur ristretto, dibattito sulla natura e la capacità umana, in contrapposizione con le nozioni comuni su migrazioni e minoranze e in favore di maggiore partecipazione e sostegno reciproco. Da molti anni la comunità bahá’í della Slovacchia partecipa al dibattito su questi temi, creando spazi nei quali portare avanti una riflessione sulle migrazioni.

“Un assunto comune di molte società è che, per una nazione, i migranti siano un peso da sopportare”, afferma Venus Jahanpour dell’Ufficio Relazioni esterne dei bahá’í della Slovacchia. “È del tutto comprensibile che le persone che arrivano in una nuova terra possano aver bisogno di aiuto nell’insediarsi e nel far fronte a esigenze di vario tipo, specialmente se sono in fuga da conflitti e sopraffazioni”, afferma la signora Jahanpour. “Ma c’è molto di più nelle loro vite.

Con una visione diversa della natura umana, vale a dire che gli esseri umani possono manifestare grandi capacità di servizio altruista e di generosità, le persone riescono ad andare oltre le nozioni identitarie che creano divisioni tra loro e a considerare gli altri come propri simili”.

Venus Jahanpour dell’Ufficio Relazioni Esterne Bahá’í (in alto a destra) e altre partecipanti al recente convegno sull’impegno civico organizzato dalla Lega per i Diritti umani della Slovacchia. Da molti anni la comunità bahá’í della Slovacchia partecipa al dibattito su questi temi, creando spazi nei quali portare avanti una riflessione sulle migrazioni.

L’Ufficio ha constatato che le conversazioni aventi questo tema come base di partenza hanno chiarito vari aspetti della questione e rafforzato la cooperazione e la collaborazione tra diversi attori sociali quali il governo, le organizzazioni per i diritti umani e le comunità religiose.

Al recente convegno sull’impegno civico organizzato dalla Lega slovacca per i Diritti umani, la signora Jahanpour ha descritto le implicazioni di queste idee per un buon sistema di governo. “Quando la gente arriva in un Paese nuovo, è piena di speranza e in trepida attesa di una vita migliore. Ha prospettive nuove e un forte desiderio di contribuire al progresso della propria nuova casa, ma deve essere coinvolta in modo paritario il prima possibile. C’è un’importante finestra all’inizio in cui è necessario creare spazi per la discussione e l’apprendimento reciproco tra coloro che sono appena arrivati e i loro connazionali.

Immagini scattate prima dell’attuale crisi sanitaria. Analizzando le questioni relative alla promozione di una maggiore partecipazione e sostegno reciproco tra migranti e minoranze, i bahá’í della Slovacchia fanno ricorso alla loro esperienza nell’opera di costruzione di comunità con persone di diversa provenienza.

Alena Holka Chudzik, moderatore del convegno e rappresentante del Center for Research on Ethnicity and Culture (Centro Ricerca su Etnicità e Cultura), in un commento rilasciato al Bahá’í World News Service, sottolinea l’esperienza della comunità bahá’í sull’emancipazione degli individui e delle comunità, affermando: “Attraverso il loro forte coinvolgimento nelle comunità locali, i bahá’í svolgono un ruolo fondamentale nel far partecipare persone molto diverse tra loro nelle attività locali e farle interagire e creare relazioni… Il senso di responsabilità sociale che abbiamo notato nei bahá’í può fare da traino all’inclusione dei migranti.

Sento che la loro attenzione verso ciò che ci unisce come esseri umani è ciò che crea uno spazio unico per l’inclusione dei migranti … L’idea che ogni individuo sia importante e abbia un grande potenziale per fare la differenza è qualcosa che dovrebbe essere maggiormente presente nel dibattito sulla migrazione e l’inclusione dei migranti. Monika Kuchtova, membro della comunità bahá’í slovacca, aggiunge: “C’è la tendenza a etichettare le persone in categorie come “nativo” e “straniero”, “maggioranza” e “minoranza”. Ma quando le persone si riuniscono per esaminare la causa principale del pregiudizio e per valutare altri modi per servire la loro società, queste divisioni si sgretolano e tutti diventiamo un popolo unico. Arriviamo a riconoscere la bellezza della nostra diversità, come in un giardino fiorito”.