https://youtu.be/O3oa7bYhQ30


KAKENGE, Repubblica Democratica del Congo, 28 gennaio 2020

All’inizio di questo mese, i residenti di Kakenge nella provincia centrale del Kasai della Repubblica Democratica del Congo hanno ascoltato alla radio locale un programma fuori dal comune. La radio trasmetteva in diretta una conversazione tra una sessantina di capi villaggio e tribù, molti dei quali solo un anno fa erano schierati su fronti opposti di conflitti armati, che discutevano sul vero scopo della religione, sull’unità della famiglia umana, sulla promozione del progresso materiale e spirituale e sul ruolo critico delle donne nella costruzione di una società pacifica.

In considerazione delle tensioni che ancora permangono, la comunità baha’i del Paese aveva invitato i capi della regione centrale del Kasai a un convegno di tre giorni per vedere come i principi contenuti degli scritti di Baha’u’llah potessero chiarire alcuni temi di immediato interesse pratico per la loro Società.

Lambert Kashama, uno dei principali funzionari amministrativi della zona, ci ha detto che cosa lo ha convinto a partecipare a questo convegno: «Durante il periodo del conflitto tribale che ha colpito Kakenge e i suoi dintorni, ho visto baha’i delle due tribù opposte lavorare insieme e venire a consultarsi con me su ciò che si poteva fatto per riportare la pace. Questo è il motivo per cui sono venuto qui oggi, per saperne di più su questi insegnamenti».

Sono decenni che la comunità baha’i della Repubblica Democratica del Congo lavora per promuovere un cambiamento sociale costruttivo, soprattutto attraverso iniziative educative a livello di base. Negli ultimi anni, i baha’i hanno parlato con i capi di varie regioni del Paese per esaminare insieme possibili percorsi verso una società caratterizzata da principi come l’armonia, la giustizia e la prosperità.

«Questa Fede insegna l’unità nella pratica», ha commentato il capo Walter Melangu.

Il principale tema discusso durante il convegno trasmesso in diretta da quella radio è stato il principio baha’i secondo cui l’umanità è una sola, indipendentemente dalla razza, dalla nazionalità o dalla tribù. I capi si sono resi conto che quell’incontro era un’occasione irripetibile per decidere un’azione pratica che potesse trasformare la difficile coesistenza tra tribù e gruppi religiosi in una collaborazione costruttiva e pacifica.

Durante il convegno Jean-Baptiste Shamba, il capo del villaggio di Nkinda Katenge, ha deciso che appena tornato nella sua comunità avrebbe riunito tutti coloro che aveva considerato nemici per fare pace e ottenere un reciproco perdono. «Nel rispetto di questi insegnamenti», ha detto durante il convegno, «dimenticherò il rancore che ho contro i miei fratelli. Il nostro conflitto era basato sull’ignoranza. Da ora in poi parleremo da amici per il bene della nostra comunità».

Un altro importante risultato del convegno è stata la decisione di molti capi di invitare a un incontro tutte le donne dei rispettivi villaggi, nella consapevolezza che la loro partecipazione è essenziale per riuscire ad arrivare a una riconciliazione.

Questo mese durante un altro convegno a Bukavu, la capitale del Kivu meridionale, altri capi hanno discusso gli stessi temi discussi dai loro colleghi del Kasai centrale. Alcuni di loro hanno detto che conversazioni come queste possono prevenire futuri conflitti. «Abbiamo capito che la pace non è cosa che le organizzazioni di sviluppo ci possano portare. È uno stato dell’anima e dello spirito che nasce quando le persone decidono di contribuire al miglioramento delle loro comunità».

Lavoisier Mutombo Tshiongo, il segretario dell’Assemblea Spirituale Nazionale baha’i del Paese, che ha partecipato a entrambi i convegni, ha così descritto il loro significato: «Questi incontri dei capi dei villaggi e delle tribù sono un notevole passo avanti che apre molte nuove possibilità per la realizzazione dell’unità delle popolazioni e il conseguimento della prosperità delle nostre comunità».

«Questi convegni danno ai capi di villaggi e tribù che in passato si sono fatti guerra la possibilità di incontrarsi», dice Justin Kamwanya, un altro membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale. «Il fatto che essi parlino fra loro, che mangino assieme, che si salutino e si abbraccino, ma soprattutto, che si riuniscano a parlare di religione e della Parola di Dio, questo è il catalizzatore che permetterà loro di arrivare a una pace duratura».

«Abbiamo visto che il mondo si sta evolvendo», si legge in una dichiarazione firmata congiuntamente da 26 capi alla fine del convegno di Bukavu. «Non guideremo più la nostra gente al buio, ora che questi insegnamenti, che non dimenticheremo mai, hanno acceso una luce fra noi».