DONDO, Mozambico, 24 aprile 2019 – Le capanne di fango si erano sciolte, le coltivazioni erano allagate e le reti elettriche e i telefoni fuori uso. Il 15 marzo il ciclone Susy aveva devastato questa regione in gran parte rurale, nota come corridoio di Beira.

Dopo giorni di diluvio, la mattina del 19 marzo l’Assemblea Spirituale Locale di Dondo si è riunita per fare il punto sui bisogni della comunità. La convocazione è stata una sfida-Le linee telefoniche erano interrotte e l’unico modo per tenersi in contatto era andare di persona nelle reciproche case.

Il ciclone, uno dei peggiori registrati nell’emisfero meridionale, per prima cosa ha colpito la città portuale di Beira, con venti sostenuti di 165 chilometri all’ora. Poi si è addentrato per 30 chilometri nell’entroterra fino alla città di Dondo e la notte è arrivato nello Zimbabwe, indebolito ma ancora carico di pioggia torrenziale. Dopo che il ciclone si è dissipato, la pioggia è proseguita per molti giorni, inondando i corsi d’acqua della regione e trasformandoli in un “oceano interno”, come ha detto un funzionario delle Nazioni Unite. La tempesta e le sue conseguenze hanno mietuto più di mille vittime, migliaia di persone sono sfollate in Mozambico, nello Zimbabwe e nel Malawi. Il personale sanitario sta lavorando per arginare un’epidemia di colera, una malattia che si trasmette attraverso l’acqua sporca. Secondo l’ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, a partire da lunedi, sono stati segnalati 6596 casi di colera e otto morti.

La comunità baha’i di Dondo si è avvalsa dalla propria esperienza nell’organizzazione di attività comunitarie per contribuire alla ripresa della zona. Gli incontri devozionali e una maggiore attenzione all’educazione morale e spirituale hanno favorito un senso di solidarietà comune che va al di là degli interessi di un gruppo per riguardare l’intera comunità. Un nuovo spirito di servizio ha trovato espressione in un crescente desiderio di anteporre gli altri a sé e di intensificare le consultazioni e le azioni collettive.

L’indomani della tempesta, prima che potessero arrivare aiuti esterni, l’Assemblea di Dondo ha deciso di agire. Ha individuato due priorità: garantire un tetto alle persone e arginare la levitazione dei prezzi.

«Ci siamo resi conto di avere una squadra di giovani che potevano aiutare», ha spiegato Erick Mhiriri, un membro dell’Assemblea di Dondo e dell’Assemblea Spirituale Nazionale del Paese.

I giovani adulti che partecipano a diverse attività educative hanno aiutato a riparare e ricostruire le case danneggiate dal ciclone.

«Lavorano insieme. Pranzano insieme. Pregano insieme», ha detto il signor Mhiriri. «E dopo il lavoro, riflettono e pianificano cosa fare l’indomani».

Finora hanno ricostruito tre case e ne hanno riparate due. I giovani continuano a lavorare nelle case distrutte dal ciclone, vedendo ora questo impegno come parte del loro servizio alla comunità, ha aggiunto il signor Mhiriri.

Anticipando la levitazione dei prezzi dopo la catastrofe, subito dopo la tempesta l’Assemblea di Dondo, appoggiandosi principalmente sulle proprie risorse, ha comprato cibo e sapone a prezzi all’ingrosso e ha preparato un piccolo kit di generi alimentari per le famiglie in difficoltà. L’Assemblea ha identificato le famiglie più vulnerabili, in genere quelle con bambini piccoli o persone anziane, e ha dato loro un rifornimento di cibo per circa una settimana.

«La gente considera un privilegio essere in grado di aiutare altri che hanno perso di più», ha detto Arild Drivdal, segretario dell’Assemblea Spirituale Nazionale del Mozambico, che ha visitato Dondo poco dopo il ciclone. «L’Assemblea di Dondo si è assunto un compito importante. Non sta usando una formula fissa. Assistono le famiglie caso per caso a seconda delle esigenze».

L’Assemblea Spirituale Nazionale del Paese ha ricevuto aiuti dalla comunità baha’i mondiale, che ha fornito assistenza economica e logistica, nonché linee guida basate sulle lezioni apprese in questo settore d’intervento da altre comunità che hanno dovuto risollevarsi da calamità naturali.

Il sostegno della Baha’i International Community, le preghiere dei baha’i di tutto il mondo e i devoti sforzi della popolazione locale, hanno ricordato agli abitanti di Dondo che non erano soli. Facevano parte di una comunità globale interconnessa che lavora per il miglioramento del genere umano, ha detto il signor Mhiriri.

Il signor Mhiriri osserva che un mese dopo il ciclone, la popolazione di Dondo, un’area che si basa in gran parte sull’agricoltura comunitaria, persistono nella loro resilienza, portando avanti le loro responsabilità quotidiane. Ma la Comunità deve ancora affrontare molti pericoli in agguato, come il possibile scoppio di epidemie.

Anche le agenzie governative e gli aiuti umanitari stanno rispondendo ai bisogni del Mozambico, compresa Dondo. Le Nazioni Unite hanno allocato 20 milioni di dollari per fondi di emergenza dopo il disastro del ciclone e nelle settimane successive al ciclone la croce rossa mozambicana e altri stanno distribuendo tende alle persone bisognose e le organizzazioni umanitarie internazionali stanno vaccinando la gente contro il colera. Il 15 aprile l’organizzazione umanitaria internazionale Medici senza frontiere ha riferito che i casi di colera a Dondo sono sotto controllo e l’ONU afferma che il numero dei nuovi casi segnalati continua a diminuire.