OTTAWA, Canada, 19 aprile 2019 – Mentre le società incominciano a rendersi conto che Internet può essere una piattaforma per l’incitamento all’odio con conseguenti violenze, un comitato del Parlamento canadese sta studiando questo fenomeno e raccogliendo spunti da diverse comunità religiose, compresa quella bahá’í.

Il Comitato parlamentare permanente per la giustizia e i diritti umani ha recentemente incominciato a studiare gli incitamenti all’odio online, riunendo l’11 aprile per un’udienza i rappresentanti di diverse organizzazioni della società civile religiose e d’altro genere per discutere come affrontare questo problema.

«I giovani devono avere accesso a un formazione che insegni loro fin dai primi anni che l’umanità è una sola famiglia», ha spiegato Geoffrey Cameron, che rappresenta l’Ufficio delle pubbliche relazioni della comunità bahá’í del Canada. «Hanno bisogno di una formazione e di un’assistenza che vada di là di una semplicistica condanna dell’odio o di un insieme di regole da rispettare per quanto riguarda la loro attività online».

La diffusa proliferazione dei social media ha dato all’incitamento all’odio un più ampio pubblico online. Questo ha portato alla glorificazione della violenza e delle azioni denigratorie, hanno detto diversi oratori durante l’udienza del Comitato. Ad esempio, il primo dei due attacchi terroristici contro la moschea di Christchurch è stato trasmesso in livestream su Facebook per 17 minuti e molti estremisti violenti sono stati ispirati da forum di discussione online e post sui social media, hanno osservato gli oratori.

Il dottor Cameron ha evidenziato la necessità di processi educativi che aiutino i giovani a navigare l’ambiente polarizzato e le fuorvianti informazioni che si trovano online: «I giovani hanno bisogno di essere aiutati a sviluppare una forte struttura morale all’interno della quale possano prendere decisioni sulle loro attività online, come quale contenuto scegliere da condividere e utilizzare e in quale modo usare le loro capacità di espressione quando comunicano online con amici e sconosciuti».

Geoffrey Cameron dell’ufficio pubbliche relazioni della Comunità bahá’í del Canada ha partecipato alla riunione del comitato parlamentare permanente per la giustizia e i diritti umani sul tema del contrasto all’incitamento all’odio online. Il dott. Cameron era uno dei nove tra i rappresentanti dalle realtà religiose e della società civile che hanno discusso il tema.

L’importanza dell’educazione, che ha occupato un posto di primo piano nel contributo baha’i durante l’udienza, è stata notata da altri, come per esempio Tracey Ramsey, vice presidentessa del Comitato e membro del Parlamento. «Penso che un punto centrale di quello che stiamo cercando sia che le persone imparino a identificare nei media le parti legittime e ciò che invece forse diffonde su Internet messaggi di incitamento all’odio e a distinguere tra le varie cose», ha detto la signora Ramsey.

La discussione ha anche preso in esame la tensione tra il rispetto della libertà di espressione e la regolamentazione degli incitamenti all’odio online nonché la prospettiva di soluzioni tecniche di segnalazione e monitoraggio degli incitamenti all’odio o la designazione di fonti di notizie legittime.

L’udienza ha portato alla luce una crescente consapevolezza che i governi e i cittadini non possono essere sprovveduti sulle tecnologie online e sul loro impatto sulla società. Le questioni dei sistemi di valori incorporati nelle diverse tecnologie on-line, della privacy, della disinformazione e dell’incitamento all’odio e dell’isolamento sociale e dell’aumento del rischio per le popolazioni vulnerabili, sono tra i molti problemi presi in esame da una vasta gamma di attori sociali come governi, educatori, la società civile e alcune persone.

In questo complesso paesaggio, aiutare i giovani a sviluppare una struttura morale per navigare i contenuti online e i loro contributi è una dimensione importante che non deve essere trascurata, ha aggiunto il dottor Cameron.