MARYLAND, STATI UNITI, 11 April 2019 – La vita di città fa felici i cittadini? Com’è una città florida? E quali saranno i valori che plasmeranno le città in futuro?

«Nel Segreto della civiltà divina, ‘Abdu’l-Baha utilizza ripetutamente la parola “felicità” per fare il punto su come i leader dovrebbero sviluppare le strutture politiche, economiche, sociali e culturali per favorire il benessere spirituale, materiale e fisico dei cittadini, verso i quali essi sono responsabili», dice Hoda Mahmoudi, l’attuale titolare della cattedra baha’i per la pace nel mondo presso l’Università del Maryland, College Park.

«Il nostro incontro più recente ha messo in luce l’importanza della felicità in tutti gli aspetti dello sviluppo umano e ha presentato risultati confermati dall’esperienza per quanto riguarda i molti fattori che contribuiscono a promuovere la felicità delle persone e della società».

Il 4 e 5 aprile u.s., un convegno della cattedra baha’i ha riunito per due giorni studiosi e professionisti provenienti da diverse discipline per meglio comprendere le dinamiche della vita urbana. Più di metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e le Nazioni Unite prevedono che entro il 2050 saranno più di due terzi. Interessati con le implicazioni di questa tendenza, gli oratori hanno parlato su come le infrastrutture urbane, siano esse elementi fisici come edifici, autostrade o linee elettriche, oppure aspetti immateriali come il sostegno sociale, le organizzazioni comunitarie o la spiritualità, influenzano il futuro dell’umanità.

Carrie Exton dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha sostenuto che i ricercatori e i giornalisti che si propongono di misurare la prosperità della società si concentrano eccessivamente sul prodotto interno lordo, una indice della produzione economica di un paese, invece che sugli indicatori della felicità e del benessere.

Uno dei temi presi in esame dai presentatori è stato se la felicità può essere misurata e, in caso affermativo, in quale modo.

Parlando ai partecipanti del convegno, la dottoressa Mahmoudi ha suggerito che la felicità non è solo un obiettivo individualistico o una meta personale ma un arricchimento collettivo indicato da maggiore equità, inclusività, accesso, salute, sicurezza e benessere generale. I discorsi successivi hanno esaminato le varie dimensioni di questa più ampia concezione della felicità.

“Qualsiasi idea del (rapporto tra) infrastrutture e felicità deve affrontare la disuguaglianza nelle sue innumerevoli forme.” – Carol Ryff, direttrice dell’Istituto per l’invecchiamento e docente di psicologia presso l’Università Wisconsin-Madison

Per esempio, Carrie Exton dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha sostenuto che i ricercatori e i giornalisti che si propongono di misurare la prosperità della società si concentrano eccessivamente sul prodotto interno lordo, una indice della produzione economica di un paese, invece che sugli indicatori della felicità e del benessere. La dottoressa Exton lavora presso l’OCSE per monitorare la felicità e il progresso dei 36 stati membri come modo per determinare il benessere sociale.

Carol Ryff, direttrice dell’Istituto per l’invecchiamento e docente di psicologia presso l’Università Wisconsin-Madison, è a capo di un importante studio longitudinale sulla salute e sul benessere in cui ella studia 12 mila persone negli Stati Uniti. Nei suoi commenti, la dottoressa Ryff ha notato l’impatto delle estreme disuguaglianze nella società americana odierna, argomentando che si deve prestare maggiore attenzione a questo urgente problema. «Qualsiasi idea del (rapporto tra) infrastrutture e felicità deve affrontare la disuguaglianza nelle sue innumerevoli forme. Dobbiamo occuparci alle differenze nell’accesso ad alloggi, scuole, posti di lavoro, cibo, quartieri e spazi verdi di qualità».

Houssam Elokda, direttore di Operations e Masterplanning Lead presso la società Happy City con sede a Vancouver, si occupa di come l’infrastruttura dei trasporti urbani può accrescere le disuguaglianze urbane. «Quando guidare un’auto è l’unica modalità di pendolarismo, l’unica opzione per avere accesso a tutte le opportunità (di una città), allora voi state dicendo a coloro che non possono guidare,… forse sono troppo poveri, troppo giovani, troppo vecchi, o portatori di una disabilità, state dicendo loro che questa città non è per loro, che non si vuole dare loro accesso a queste opportunità», ha detto il signor Elokda.

Il signor Elokda ha spiegato anche: la ricerca conferma che il pendolarismo pedonale o in bicicletta comporta una maggiore felicità rispetto a quello in auto. Per realizzarlo, tuttavia, le città hanno bisogno di investire per rendere queste modalità di trasporto più sicure e più accessibili a tutti i residenti, per esempio, predisponendo marciapiedi adatti, strisce pedonali, piste ciclabili e altre infrastrutture pertinenti.

I fatti hanno anche dimostrato che le città, in parte a causa delle loro infrastrutture, possono limitare o facilitare la partecipazione dei residenti ai processi decisionali della comunità. Questo può accadere, ad esempio, con l’aiuto di “infrastrutture meno tangibili”, come leggi, norme e usanze, ha spiegato Lok Sang Ho, Dean of Business presso il Chu Hai College of Higher Education in Hong Kong. «Dobbiamo pensare a come migliorare le nostre istituzioni e il nostro patrimonio culturale così che diventino inclusivi e positivi nel coltivare i valori dell’amore, della forza d’animo e dell’impegno affinché tutti noi possiamo accumulare un capitale spirituale che ci unisca», ha detto il Dr. Ho.

Anche il ruolo della tecnologia nelle città ha avuto un posto di rilievo nel convegno. Ad esempio, alcuni oratori si sono occupati di come, mentre le città si riempiono di tecnologie digitali, da Wi-Fi a auto a guida automatica alla presenza ubiquitaria di telecamere di sorveglianza, sarà importante pensare criticamente ai valori sui quali queste tecnologie si basano e se esse promuovono o limitano l’iniziativa delle persone. «In realtà è possibile inserire i valori nel modo in cui si progetta la tecnologia», ha osservato Ricardo Alvarez, un ricercatore del Senseable City Lab. del Massachusetts Institute of Technology, «Questo è importante perché quando si guardino i sistemi tecnologici su larga scala che stiamo mettendo in piedi, in realtà è nostro compito come società strutturarne i vincoli e i limiti».

Il convegno ha contribuito a evidenziare la natura interdisciplinare dei problemi che le città di oggi devono affrontare. Riflettendo sull’interconnessione del pianeta, la dottoressa Mahmoudi ha poi commentato la necessità di vedere tutti i cambiamenti rivoluzionari che si stanno producendo nella società odierna. «Questo principio vitale “non è applicabile al solo individuo”», ha detto la dottoressa citando un ben noto passo di Shoghi Effendi, «ma ha attinenza anzitutto con quelle relazioni fondamentali che dovranno unire tutti gli Stati e le nazioni quali membri dell’unica umana famiglia… [inoltre esso] implica un’organica trasformazione nelle strutture dell’odierna società».

La registrazione (in lingua inglese) della conferenza può essere consultata a questo link.