9 aprile 2023

Lo scenario di un mondo del lavoro in continua trasformazione e influenzato dalla digitalizzazione, dall’automazione e dall’intelligenza artificiale, nonché da diverse forze tecnologiche e sociali, sta creando nella coscienza pubblica una serie di profondi interrogativi: quali sono i fini occupazionali? Quale modello di vita conduce all’umana realizzazione? Che tipo di società cerchiamo di costruire assieme?

Questi interrogativi sono stati presi in esame dall’ufficio di New York della Bahá’í International Community (BIC) in una nuova dichiarazione dal titolo “Occupazione e oltre: far ricorso alle capacità di tutti quale contributo verso la società” presentata alla 61esima sessione della Commissione delle Nazioni Uniti per lo sviluppo sociale.

La dichiarazione invita ad analizzare, in materia di occupazione, i presupposti impliciti nei modelli economici. La BIC sostiene che in numerosi ambiti la nozione di lavoro si è evoluta da mero strumento di sopravvivenza a strumento per un riconoscimento del potenziale creativo delle persone inteso a contribuire al benessere della società.

Questo il concetto alla base dell’apporto fornito dalla delegazione della BIC riguardo al tema prioritario di quest’anno della Commissione: “creare un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti al fine di superare le disuguaglianze…”

Le complessità di questo obiettivo sono state ampiamente messe in risalto nella dichiarazione della BIC, che recita: “La storia dimostra che l’occupazione di per sé stessa non è garanzia di promozione dell’uguaglianza. Molti, ad esempio, sono i Paesi che hanno vissuto periodi durante i quali gli alti tassi di occupazione sono stati accompagnati da crescenti disuguaglianze”.

Il delegato della BIC Arash Fazli (in alto a sin.) e Liliane Nkunzimana (in alto a dx, sulla destra) durante i loro interventi in occasione di un evento svoltosi presso la Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sociale. La foto in basso ritrae i membri del comitato della Commissione delle ONG per lo sviluppo sociale.

Al Forum delle Nazioni Unite della società civile (registrazione parte 1 e parte 2 ) tenutosi durante la Commissione, Liliane Nkunzimana, rappresentante della BIC, ha approfondito questo concetto, ponendo l’accento sul fatto che non bastano i modelli tradizionali di occupazione e salari per lo sviluppo di società eque e fiorenti .

“La tutela insufficiente dei lavoratori,” ha dichiarato “sia nell’economia formale sia in quella informale, rivela disuguaglianze sistemiche che privilegiano una concezione del progresso ancorata a interessi personali meschini, con il conseguente profitto di un gruppo ristretto di persone a scapito della maggioranza del genere umano”.

Pertanto, la sfida sta nell’avanzare verso un sistema economico più equo che si opponga allo sfruttamento di alcuni a beneficio di altri, un sistema che sostenga la dignità di tutti indistintamente e soddisfi le loro esigenze.

Facendo eco ai timori della signora Nkunzimana, Arash Fazli, anch’egli membro della delegazione e titolare della Cattedra bahá’í per gli Studi sullo Sviluppo presso l’Università Devi Ahilya di Indore in India, ha parlato della necessità di ridefinire il paradigma economico dominante che per secoli ha retto molte società. Ha, altresì, sottolineato l’importanza dell’interdipendenza e della cooperazione.

I delegati della BIC, Alphonsine Sefu (in alto a destra, sulla sin.) ed Elizabeth Moshirian (in basso a destra) durante i loro interventi alla sessione antimeridiana del Forum delle Nazioni Unite della società civile, svoltosi durante la Commissione.

Il dottor Fazli ha spiegato che il pensiero economico prevalente che considera gli esseri umani “attori egoisti che ottimizzano l’utilità e vede al centro della società il perseguimento di una crescita economica illimitata e di ricchezze smisurate”, ha portato a una crisi di valori tale che le considerazioni economiche hanno soppiantato tutti gli altri valori. “Pressoché ogni aspetto della vita umana è stato commercializzato”, ha detto. “Il mercato è diventato il mediatore di tutte le necessità e aspirazioni dell’umanità”.

“Abbiamo bisogno di una nuova serie di valori fondati sulla nobiltà dell’essere umano”, ha aggiunto il dottor Fazli, “e di principi che promuovano un rapporto sostenibile con l’ambiente naturale”. Ha anche sottolineato l’importanza dei principi che riconoscono la capacità di ognuno di apportare il proprio significativo contributo alla loro società, si concentrano sull’unità del genere umano e promuovono l’eliminazione degli estremi di ricchezza e povertà.

In un suo commento sul dibattito, la signora Nkunzimana mette in rilievo l’importanza, a ogni livello della società, del crescente desiderio di rimodellare il futuro del lavoro.

“Arricchendo il dibattito sul lavoro con la disamina dei principi morali e spirituali ad esso correlati”, ha dichiarato, “è possibile stimolare una maggior comprensione dell’esigenza di sviluppare non solo le competenze e le capacità delle persone per l’occupazione, ma anche di coltivare l’impegno delle persone verso la giustizia sociale”.

L’ufficio di New York della BIC ha rilasciato una nuova dichiarazione intitolata “Occupazione e oltre: far ricorso alle capacità di tutti quale contributo verso la società”, che è stata presentata alla 61esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite per lo sviluppo sociale.