24 novembre 2022

SHARM EL-SHEIKH, Egitto — Quale contributo al dibattito tenutosi in occasione del vertice sul clima COP27 e conclusosi nei giorni scorsi, i delegati della Bahá’í International Community (BIC) hanno sottolineato un concetto fondamentale: se l’umanità vuole rispondere alle innumerevoli questioni climatiche cui è esposta, le nazioni del mondo devono raggiungere un vasto consenso sui fondamentali principi guida che ridefiniscono il rapporto tra società e mondo naturale.

“Il mondo naturale offre profondi spunti di riflessione sulla natura della coesistenza e dell’interdipendenza”, ha dichiarato, in un evento intitolato “Coesistenza tra i popoli e la terra”, Hatem El-Hady, rappresentante dell’ufficio del Cairo della BIC.

El-Hady ha precisato che le nazioni del mondo devono sviluppare la capacità di collaborare per la protezione dell’ambiente e che la forza animatrice di questo passo in avanti deve essere il riconoscimento dell’unità intrinseca del genere umano.

Saphira Rameshfar, rappresentante dell’ufficio di New York della BIC, ha approfondito il concetto, affermando: “Non possiamo parlare di coesistenza e di vivere in armonia con il pianeta finché non saremo in grado di consultarci insieme e capirci a fondo. Dobbiamo imparare a vedere la realtà da diverse prospettive ed essere aperti al fatto che il nostro pensiero possa essere arricchito dalle percezioni e dalle esperienze degli altri”.

La signora Rameshfar ha sottolineato che la consultazione, se intesa come strumento per la ricerca della verità, può consentire a persone di diversa provenienza ed estrazione di scongiurare la propensione al conflitto, travalicare le differenze e armonizzare le prospettive.

“La capacità di consultarsi in questo modo”, ha affermato, “e di capire davvero dove si trovi oggi l’umanità, è essenziale per andare nella direzione verso una società matura che sia in pace con sé stessa e con l’ambiente”.

Con l’obiettivo di analizzare a livello mondiale il lavoro per la lotta ai cambiamenti climatici, la conferenza delle Nazioni Unite, durata due settimane, ha visto riuniti oltre 100 capi di stato e di governo e più di 35.000 partecipanti, tra cui numerose organizzazioni della società civile, giornalisti, organi d’informazione, imprese, attivisti climatici e persone del pubblico.

Alla conferenza, El-Hady e Rameshfar sono stati raggiunti nella delegazione Bani Dugal e Daniel Perell dell’ufficio BIC di New York, Peter Aburi e Laura Musonye dal Kenya e Ian Hamilton dagli Stati Uniti.

Uno sguardo sulla partecipazione della BIC alla COP27

Riportiamo di seguito i punti salienti relativi al contributo della delegazione della BIC a numerosi dibattiti svoltisi in occasione della COP27, durante i quali i rappresentanti hanno preso in esame alcuni temi cruciali per l’introduzione di nuovi modelli di organizzazione sociale che soddisfino le esigenze odierne, tra questi: la ridefinizione del concetto di progresso e sviluppo sulla base di una più attenta comprensione della natura umana e dell’importante ruolo ricoperto dai governi nella costruzione di un mondo più sostenibile.

In una conferenza stampa organizzata dalla BIC, due suoi rappresentanti, Bani Dugal e Daniel Perell, hanno individuato nel divario tra intenzione e azione una delle sfide centrali che l’umanità deve affrontare per rispondere ai cambiamenti climatici. “L’umanità possiede potenzialità e ingegno tali da risolvere i molteplici problemi che ha di fronte”, ha dichiarato Perell, “Entrambi devono ora essere sfruttati attraverso una risoluta volontà collettiva, risorsa che si basa sulla fiducia nelle capacità del genere umano e sulla speranza di un futuro migliore”.

La signora Dugal, citando la dichiarazione della BIC One Planet, One Habitation, ha dichiarato: “Il mondo a cui si richiama è un mondo di integrazione ed equilibrio, bellezza e maturità. È un mondo con un senso ridefinito del progresso, ricco di comunità e individui che lavorano insieme, con il sostegno delle istituzioni, verso la realizzazione delle loro più alte aspirazioni. È un mondo sempre più alleviato da quei devastanti compromessi morali, sociali, economici e ambientali, che spesso sono stati imposti come necessari per il progresso.

Potete visualizzare la registrazione di questo evento qui.

Perell è stato il moderatore di un evento intitolato “La realizzazione delle aspirazioni attraverso risposte etiche, intergenerazionali e multisettoriali alle crisi climatiche”. La signora Dugal ha parlato della necessità di relazioni costruttive tra l’individuo, la comunità e le istituzioni.

Tra gli altri relatori figuravano: Azza Karam, Segretario Generale di Religions for Peace; Bakoa Kaltongga, parlamentare di Vanuatu e Inviato speciale per i cambiamenti climatici; Maria Fernanda Espinosa, ex Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; il Giudice Mohamed Abdelsalam, Alto Rappresentante del Grande Imam di Al-Azhar e Co-Presidente di Religions for Peace in Egitto.

La BIC ha realizzato uno stand nel quale i partecipanti erano invitati a descrivere i valori necessari per la gestione dell’ambiente.

I delegati della BIC hanno anche partecipato a un evento, cui Perell ha fatto da moderatore, intitolato “Finanziamenti a livello locale per l’adattamento ai cambiamenti climatici: riduzione dei cicli di perdita, danno e iniquità”.

Potete visualizzare la registrazione dell’evento qui.

Perell ha preso parte a un evento intitolato “Cambiare la narrazione dei giovani: dal rischio alla resilienza”, che ha analizzato le esperienze tratte dall’impegno profuso dai giovani per potenziare la resilienza climatica.

La BIC ha proiettato un cortometraggio intitolato “Tanna: uno studio su leadership e azione”, che analizza il modo in cui le relazioni costruttive tra individui, comunità e istituzioni hanno spianato la strada a un’iniziativa di azione sociale avviata dai giovani per rivitalizzare e proteggere l’ecosistema della barriera corallina al largo delle coste di Tanna, nelle Isole Vanuatu.

Potete visualizzare il film qui.

In occasione di un evento intitolato «Ampliare la coesistenza tra i popoli e con il sistema Terra: spunti di riflessione ed esperienze dalla comunità nazionale bahá’í egiziana», Aya Mustafa, membro della comunità bahá’í d’Egitto, ha parlato di come i programmi di educazione morale bahá’í stiano permettendo a giovani di diversa provenienza ed estrazione di unirsi nel servizio verso le esigenze delle loro comunità. Ha affermato inoltre che: “Questi giovani imparano a superare ogni diversità, prodigandosi per sviluppare qualità e attributi come l’affidabilità, la tolleranza e la pazienza, perché capiscono che questi sono mattoni per la costruzione del progresso sociale e per prendersi cura del nostro pianeta “.

In una conferenza stampa,  Aburi ha parlato della necessità di riformulare gli accordi economici alla luce del principio dell’unità del genere umano.

“Il nostro lavoro necessita di un risveglio dei valori, etica e leadership, che ci uniscano nel collaborare per il miglioramento della società”, ha affermato, ponendo l’accento sul fatto che esiste una dimensione morale intrinseca nella generazione, nella distribuzione e nell’utilizzo della ricchezza e delle risorse.

Ha poi aggiunto: “Le decisioni economiche devono, quindi, essere prese in conformità con ideali nobili. La premessa di ogni delibera non può più essere riferita all’accumulo di ricchezza o potere, bensì orientata verso la comprensione che la ricchezza deve essere al servizio dell’umanità.

Alcuni membri della delegazione della BIC.

Altri membri della delegazione della BIC.

Questa dichiarazione della BIC, intitolata One Planet, One Habitation, fornisce una lettura che stimola una riflessione sulle cause profonde dell’intensificazione dei disastri ambientali, mettendo in risalto i principi e le proposte d’intervento che si richiamano a esperienze pluridecennali “nelle quali la comunità internazionale non solo ha immaginato un mondo migliore, ma ha cercato di agire lungo percorsi precedentemente inesplorati”.

In un microsito creato dalla BIC vengono ulteriormente presi in esame i temi della dichiarazione One Planet, One Habitation, e forniti spunti di riflessione tratti dall’impegno profuso dai bahá’í in quelle molteplici parti del mondo in cui si trovano ad affrontare le questioni ambientali a livello locale.

In un’altra dichiarazione pubblicata dalla BIC e intitolata The Heart of Resilience (Il cuore della resilienza, n.d.t.), la BIC suggerisce altresì che il principio della parità tra donne e uomini venga deliberatamente e fermamente intessuto nei processi di governance per promuovere la resilienza di fronte alla crisi climatica.