27 marzo 2022

Nei giorni scorsi, l’Ufficio di New York della Comunità Internazionale Bahá’í (BIC) ha riunito alcuni rappresentanti degli Stati membri e delle agenzie delle Nazioni Unite (ONU), oltre ad attori della società civile e degli Uffici bahá’í per le Relazioni pubbliche di tutto il mondo, per analizzare la posizione unica ricoperta dalle donne nel fare da guida alle risposte alla crisi climatica.

Saphira Rameshfar, rappresentante della BIC, ha spiegato che il forum era incentrato sui concetti esposti nella dichiarazione della BIC pubblicata di recente: “Il cuore della resilienza: la crisi climatica come catalizzatrice di una cultura di uguaglianza”.

“Scopo dell’incontro era di dar vita alle idee e ai temi contenuti nella dichiarazione. Alla luce dei concetti fondamentali della dichiarazione, esso ha permesso a molti attori sociali di tutto il mondo di imparare dalle reciproche esperienze”, ha dichiarato la signora Rameshfar.

Visita qui la dichiarazione della BIC intitolata “Il cuore della resilienza: la crisi climatica come catalizzatrice di una cultura di uguaglianza”.

Punto focale della dichiarazione della BIC e tema principale dell’incontro è la constatazione che, nel bel mezzo di crescenti rischi climatici, l’umanità trae giovamento dall’accettazione e valorizzazione della leadership delle donne a tutti i livelli della società.

Kate Wilson, rappresentante della Missione permanente di Santa Lucia presso le Nazioni Unite, ha parlato della pressante necessità di inserire un maggior numero di donne negli spazi decisionali relativi alla crisi climatica, perché esse ne sono colpite in maniera sproporzionata e hanno dovuto rivelarsi estremamente intraprendenti nell’affrontare le sfide locali.

“Le donne sono le madri delle loro nazioni. Quando i loro figli hanno fame, esse trovano il modo di aiutarli a sopravvivere. Le donne sono costantemente alla ricerca di soluzioni”, ha affermato, citando esempi di donne nei Caraibi che stanno cercando di ridurre, attraverso la promozione e l’adozione di tecnologie basate su fonti di energia rinnovabili, la dipendenza da infrastrutture spesso colpite in caso di disastri naturali.

Un’altra partecipante, Iadalia Morales-Scimeca, del Comitato di Azione Sociale dei bahá’í di Porto Rico, ha affermato che negli ultimi anni le donne hanno dato un contributo significativo all’agricoltura sostenibile di Porto Rico, Paese che importa derrate alimentari per l’85% del suo fabbisogno. “Una delle conseguenze di due uragani, dei terremoti e della pandemia è stata che noi, come comunità nazionale, ci siamo resi conto di quanto siamo stati dipendenti da cibo importato dall’estero, sebbene il nostro suolo sia assai fertile”.

Ha continuato spiegando che questa consapevolezza ha spinto i giovani, e in particolare le donne, a impegnarsi nella produzione alimentare e nello sviluppo di reti agricole al fine di incrementare la quantità di cibo prodotto localmente. “Anche se tutti volevano aiutarci durante gli uragani, qui non c’era modo di procurarsi cibo, e abbiamo appena visto che la stessa cosa è avvenuta a Tonga”.

  “Il forum della Bahá’í International Community ha visto riuniti alcuni rappresentanti degli Stati membri e delle agenzie delle Nazioni Unite, oltre a attori della società civile di tutto il mondo per imparare dalle reciproche esperienze, alla luce dei concetti esposti nella dichiarazione della BIC “Il cuore della resilienza: la crisi climatica come catalizzatrice di una cultura di uguaglianza”.

 La signora Rameshfar ha aggiunto che “per far sì che il potenziale delle donne venga pienamente sfruttato, sarà necessaria l’azione su un duplice fronte: aumentare la presenza delle donne nei ruoli di leadership e creare le condizioni affinché il loro impegno nella vita della comunità sia più rilevante”.

Parlando di questo argomento, Saeeda Rizvi, della ONG CSW Youth Leaders and Young Professionals (Leader della gioventù e giovani professionisti n.d.t.), ha spiegato che vanno rivisitate le concezioni ormai consolidate sulla leadership. “Oggi [la leadership] è fortemente radicata nel concetto di mascolinità”, ha affermato. “Per molti versi, entra in questione la definizione di leader forte in contrapposizione a leader debole. I punti di forza delle donne, vale a dire essere flessibili e mostrare maggiore empatia, devono essere esaltati come qualità di un leader forte”.

Suzan Karaman dell’Ufficio bahá’í per le Relazioni pubbliche della Turchia, riferendosi alla dichiarazione della BIC, ha sottolineato alcune delle qualità essenziali per una leadership, e tipicamente associate al femminile, come “una predisposizione alla collaborazione e all’inclusione, la naturale inclinazione verso l’assistenza e l’altruismo, la tendenza a dare priorità agli interessi a lungo termine e a considerare il benessere delle generazioni future.

Il forum di discussione, tenutosi quale evento parallelo alla 66esima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, rientra nel costante contributo dato dall’Ufficio della BIC di New York al discorso sull’uguaglianza tra donne e uomini.