19 gennaio 2022

TUNISI, Tunisia – I bahá’í tunisini celebrano la ricorrenza dei cent’anni trascorsi da quando ‘Abdu’l-Bahá inviò un bahá’í egiziano di nome Sheikh Muḥyí’d-Dín Sabrí in Tunisia con un messaggio di pace e unità.

In quello che si sarebbe in seguito rivelato un momento cruciale nella storia dei bahá’í del Paese, Sheikh Muḥyí’d-Dín Sabrí incontrò sul viale principale di Tunisi un gruppo di giovani che furono attratti dalla visione della Fede bahá’í di un mondo pacifico e fondato su principi spirituali, come la fondamentale unità del genere umano. Dopo breve tempo, quei giovani sposarono appieno gli insegnamenti bahá’í, dedicando la vita a servire la loro società.

Nella foto sopra appaiono alcuni dei giovani che abbracciarono gli insegnamenti bahá’í in seguito all’incontro con Sheikh Muhyí’d-Dín Sabrí (in alto a sinistra) sul viale principale di Tunisi (foto in basso).

Nei giorni scorsi, perseguendo la stessa visone a distanza di un secolo, i bahá’í della Tunisia hanno tenuto una tavola rotonda sulla coesistenza pacifica proprio su quello stesso viale, che è, tuttora ed esattamente come allora, punto d’incontro per conversazioni amichevoli tra la gente.

L’incontro è stato organizzato dall’Ufficio Relazioni esterne dei bahá’í tunisini e ha visto riuniti una cinquantina di giornalisti, accademici, leader religiosi e rappresentanti della società civile per analizzare specificatamente il sistema che le società possono mettere in atto per sconfiggere la violenza.

Mohamed Ben Moussa dell’Ufficio Relazioni esterne spiega che, sulla via del progresso sociale, la questione della violenza nella società contemporanea deve essere affrontata in molti contesti diversi, come ad esempio in quello della famiglia, dell’educazione, dei media e dello sport.

“È importante identificare le cause che stanno alle radici della violenza”, ha dichiarato. Approfondendo il concetto, Ben Moussa spiega che il contrasto alla violenza inizia a livello di pensiero.

Membri dell’Ufficio Relazioni Esterne dei Bahá’í tunisini mentre partecipano a vari forum su diversi discorsi sociali, tra cui l’uguaglianza tra donne e uomini, la giustizia e la coesistenza.

Richiamandosi agli Scritti di ‘Abdu’l-Bahá, egli afferma: «Quando viene un pensiero di guerra, opponetegli un più forte pensiero di pace. Un pensiero d’odio dev’essere distrutto da un più potente pensiero d’amore”.

L’argomento ha suscitato particolare interesse tra i giornalisti presenti all’incontro, che hanno discusso l’impatto dei media sulla percezione che la gente ha della propria società. La giornalista Rim Ben Khalife ha parlato del ruolo essenziale dei media nel promuovere una cultura di coesistenza e accettazione delle differenze. “I media, impegnati nella sfrenata ricerca di un pubblico più ampio e incalzati da pressioni di carattere economico, a volte perdono di vista il loro ruolo sociale e culturale nel rafforzare la consapevolezza e la coscienza, e possono diventare essi stessi causa di istigazione alla violenza”.

Foto scattata in Tunisia durante una delle numerose riunioni devozionali che contribuiscono ad arricchire la vita spirituale delle comunità del Paese.

La signora Ben Khalife ha poi parlato del desiderio sempre più presente tra i giornalisti di affrontare la questione promuovendo un ambiente mediatico che ispiri gli esperti in materia e la società in generale ad accettare maggiormente le differenze.

Afifa Bousarirah bin Hussein, membro della comunità bahá’í della Tunisia, si è ricollegata a questa impressione, affermando: «Per riuscire a superare non solo le nostre differenze, ma a costruire una società pacifica, dobbiamo dedicarci al principio dell’unità nella diversità. Questa terra accoglie tutti”.

Durante l’incontro, che ha visto la partecipazione di una ventina di giornalisti e di cui hanno parlato i principali giornali tunisini, sono stati proiettati due cortometraggi sull’impegno di oltre un secolo, profuso dalla comunità bahá’í, per una maggiore coesistenza nel Paese.