I membri di un comitato d’emergenza formato dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í della C.A.R. hanno affrontato un viaggio di centinaia di chilometri, da Bangui, la capitale, fino alla città di Bambari, fermandosi più volte lungo il tragitto per portare generi di prima necessità.

1 giugno 2021

BANGUI, Repubblica Centrafricana — Un conflitto armato che dura da anni nella Repubblica Centrafricana (C.A.R.) ha sconvolto la vita del Paese e costretto all’esodo centinaia di migliaia di persone.

Nel pieno di questa crisi, l’Assemblea Spirituale Nazionale ha orientato i bahá’í del Paese nell’opera di partecipazione al progresso sociale, facendo pieno affidamento negli ultimi tempi su una rete di persone impegnate in attività di costruzione di comunità al fine di far convogliare gli aiuti dove c’è maggior bisogno. Parlando al BWNS, Hélène Pathé, membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale, descrive il contesto nel quale vengono messe in atto queste iniziative in alcune zone del Paese: “Il Paese è stato sottoposto a prove durissime. In alcune aree la popolazione, duramente colpita, è stata costretta alla fuga, abbandonando le proprie case e ogni possibilità di guadagnarsi da vivere. Questa è la situazione in molte regioni.”

L’opera di soccorso si è svolta nel pieno rispetto delle misure sanitarie previste dal governo. I membri del comitato d’emergenza e quelli di un’Assemblea Spirituale Locale bahá’í lavorano fianco a fianco per coordinare la distribuzione agli abitanti dei villaggi dei pacchi d’aiuto.

Nonostante le condizioni, i bahá’í di queste zone hanno contribuito a incoraggiare la resilienza e la vita di una comunità dinamica che ha retto alle fasi cicliche della guerra. Per decenni si sono tenute regolari riunioni devozionali che sono servite a rafforzare i legami di amicizia, e i programmi educativi bahá’í hanno creato, nei bambini e nei giovani, una consapevolezza profonda dell’unità di tutti i popoli, razze e religioni.

La signora Pathé ci spiega, inoltre, che durante i periodi più violenti del conflitto, in seguito all’abbandono dei villaggi da parte di intere popolazioni, gli insegnanti di alcune scuole comunitarie, realizzate con il sostegno di un’organizzazione di ispirazione bahá’í, si sono adoprati per la ripresa dei programmi scolastici in strutture provvisorie.

Foto scattate prima dell’attuale crisi sanitaria. Durante i periodi più violenti del conflitto, gli insegnanti di alcune scuole comunitarie, realizzate con il sostegno di un’organizzazione di ispirazione bahá’í, si sono adoprati per la ripresa dei programmi scolastici in strutture provvisorie.

In marzo, nel quadro delle iniziative tendenti a sviluppare maggiormente la propria capacità di risposta alla crisi, l’Assemblea Spirituale Nazionale ha costituito un comitato di emergenza. I membri del comitato, tra cui la signora Pathé, si sono messi subito al lavoro. Nel giro di poche settimane hanno formato un team e si sono recati a portare soccorso di persona in zone ben definite.

In tre giorni hanno coperto una distanza di centinaia di chilometri da Bangui, la capitale, alla città di Bambari, facendo tappa in altre quattro località lungo il tragitto per fornire generi di prima necessità, come le medicine contro le malattie trasmesse dall’acqua a chi si era scappato, rifugiandosi nella foresta. Il viaggio in queste comunità, soggetto alle misure sanitarie previste dal governo, è stato autorizzato in via eccezionale quale impegno umanitario.

Alcuni giovani di Bangui si preparano a partire con i membri del comitato d’emergenza costituito dall’Assemblea Spirituale Nazionale.

Il comitato d’emergenza ha lavorato a stretto contatto con le Assemblee Spirituali Locali bahá’í per il coordinamento della distribuzione agli abitanti dei villaggi di pacchi aiuto. “Avevamo predisposto tutto per tempo e nel migliore dei modi, sulla base delle informazioni di cui eravamo in possesso,” dice la signora Pathé, “ma appena arrivavamo in una città, ci riunivamo con i membri dell’Assemblea locale, pregavamo insieme e ci consultavamo sulle necessità primarie, che loro conoscevano a fondo.”

“In questa fase i giovani erano in prima linea”, afferma la signora Pathé. “Non appena il comitato lanciava il proprio appello alla comunità, i giovani erano subito pronti ad entrare in azione. Consideravano questo compito un ampliamento del servizio prestato nei loro quartieri: un apporto al progresso materiale e spirituale della società.

“Capivano benissimo che questo viaggio di giorni per portare personalmente alcuni generi di prima necessità non significava solamente risolvere un’esigenza immediata. Incontrare e parlare con persone che erano rimaste isolate così a lungo, significava anche aver portato incoraggiamento e assistenza nel costruire legami di unità, in quanto tutti si rendevano conto di non essere soli nell’affrontare i loro problemi —come in un’unica famiglia: vi sono altre persone nel Paese che si occupano di loro, al loro fianco.”

Un’immagine del fiume nei pressi di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana. Un conflitto armato che dura da anni ha sconvolto la vita del Paese e costretto all’esodo centinaia di migliaia di persone.

A due mesi dalla costituzione, il comitato sta già pensando di occuparsi di altre necessità a lungo termine, ad esempio di progetti mirati per la produzione locale di generi alimentari. Con l’esperienza acquisita, il comitato ora sta allargando il proprio campo d’azione e contattando numerose altre Assemblee Locali bahá’í del Paese.

“Nello svolgere l’opera di soccorso, spesso rievochiamo ‘Abdu’l-Bahá, Che era sempre attento alle esigenze dei bisognosi e sempre pronto a farvi fronte,” dichiara la signora Pathé. “Non esitava mai a offrire il Proprio aiuto. L’Assemblea Spirituale Nazionale spera ed auspica di riuscire a fare lo stesso per la gente del nostro Paese. Come ente nazionale ci addolora il fatto di non riuscire a coprire tutto il Paese. Per ora i nostri sforzi non sono che un piccolo inizio, pian piano stiamo imparando a poter raggiungere tutti.”