In risposta al sempre maggior interesse riscontrato tra gli esperti di media sulla reazione a questa nuova realtà, le comunità bahá’í di diversi Paesi hanno cercato di scoprire con giornalisti e altri ricercatori come i media possano contribuire all’armonia sociale e stimolare conversazioni profonde sulle questioni che l’umanità deve affrontare.

AMMAN, Giordania, 2 ottobre 2020 – All’inizio di quest’anno, mentre la pandemia si stava diffondendo in tutto il pianeta, è avvenuto qualcosa di insolito nei notiziari: dovunque, i titoli erano incentrati su profondi concetti riguardanti la trasformazione sociale e atti di solidarietà. Le testate giornalistiche continuano ora, seppur in misura minore, a proporre queste storie, molte delle quali sarebbero state considerate irrilevanti o insignificanti prima della crisi. In risposta al sempre maggior interesse riscontrato tra gli esperti di media sulla reazione a questa nuova realtà, le comunità bahá’í di diversi Paesi hanno cercato di scoprire con giornalisti e altri ricercatori come i media possano contribuire all’armonia sociale e stimolare conversazioni profonde sulle questioni che l’umanità deve affrontare.I bahá’í della Giordania hanno ospitato tavole rotonde con giornalisti su come i media possano essere fonte di speranza per la società. “Gli insegnamenti bahá’í considerano i media un elemento vitale della società, un  potenziale specchio per il mondo, riflettente la molteplicità delle esperienze di persone diverse”, ha dichiarato Tahani Ruhi, dell’Ufficio per gli Affari esteri della comunità bahá’í del Paese.

“Negli ultimi mesi vi sono stati momenti in cui, nel giornalismo, si è manifestato un quadro del mondo più completo: non solo di resoconti sensazionali, ma anche dei processi costruttivi esistenti in ogni comunità. Durante questo periodo è diventato particolarmente evidente il potere dei media di infondere speranza. È stata prestata la dovuta attenzione agli sviluppi positivi, grandi e piccoli, che mostrano la nobiltà delle persone e la loro capacità di anteporre le necessità dei loro concittadini alle proprie “.

Ghada al-Sheikh del quotidiano Al-Ghad, presente alle riunioni della tavola rotonda, afferma: “Questi spazi di discussione ci stanno permettendo di comprendere meglio concetti importanti relativi al progresso e di riflettere profondamente sulle loro implicazioni per il nostro lavoro. La consapevolezza della nostra missione di giornalisti si rafforza man mano che ci consultiamo su questioni di solidarietà sociale ed economica e su come i media possano contribuire al senso delle priorità della gente”.

I partecipanti alla tavola rotonda in Giordania hanno anche esaminato a fondo l’impatto dei fattori strutturali in un’industria dei media al servizio di interessi commerciali. “I professionisti dei media non dovrebbero considerarsi concorrenti, ma collaboratori. Noi stiamo cercando la verità, qualunque sia la tipologia di media che produciamo “, ha dichiarato durante un intervento Mahmoud Hishmeh, direttore del Centro Oriente-Occidente e di Dialogo e lo Sviluppo sostenibile.
Dall’altra parte del mondo, la comunità bahá’í australiana ha altresì riunito giornalisti e operatori dei media per analizzare la promozione della coesione sociale, una questione che riveste grande importanza nel Paese. Fra le varie scelte è prevista anche una serie di dibattiti articolati, in collaborazione con First Draft (Prima Bozza) e il Center for Media Transition (Centro per il Rinnovamento dei Media), che mettano a confronto professionisti del settore con l’intento di reinventare il panorama mediatico australiano.

“Attingendo ai principi della consultazione bahá’í abbiamo avuto l’opportunità di scambiarci le diverse esperienze, in maniera rispettosa e in un ambiente incoraggiante e dinamico”, afferma Venus Khalessi dell’Ufficio per gli affari esteri. “In quello che è solitamente un ambiente frenetico, dove vengono prese decisioni complesse sotto un’enorme pressione di tempo, i professionisti dei media apprezzano l’opportunità di fare un passo indietro e riflettere su come applicare i principi guida e i valori alle situazioni che si trovano da affrontare.”
In una riunione, Alan Sunderland, direttore esecutivo dell’Organizzazione dei Difensori Civici per le Notizie e Redattori degli Standard, ha dichiarato: “Al momento ci sono molte persone che discutono su come i media possano fare di più: non solo sottolineare le divisioni, ma parlare delle cose che ci uniscono. Impresa impegnativa nel giornalismo, tradizionalmente basato su un modello conflittuale, nel quale trovi le questioni da mettere in mostra. Escogitare modalità costruttive, riconoscendo al contempo che un requisito fondamentale del giornalismo è di porre domande difficili, è un tema veramente interessante da affrontare “.

I partecipanti all’ultimo raduno in Australia hanno affermato che l’attuale crisi sanitaria ha dimostrato più che mai la responsabilità dei media di agire per “il bene più grande dell’umanità”. Così come c’è bisogno di accuratezza nel riportare i fatti, i partecipanti hanno evidenziato la necessità che le storie trasmettano valori improntati all’armonia. Durante la pandemia, alcuni esempi in questa direzione hanno visto un maggiore impegno da parte delle testate giornalistiche del Paese nel riportare storie di reazione e resilienza vissute dalle comunità.

Nel frattempo in Spagna, la comunità bahá’í ha anche incontrato giornalisti e altri attori sociali sulla necessità di superare, in risposta alla crisi, divisioni e polarizzazioni.

“All’inizio della pandemia, nella coscienza pubblica sono apparsi nuovi argomenti.” afferma Sergio García dell’Ufficio nazionale bahà’ì per gli Affari Esteri. “I media si sono concentrati su dibattiti imperniati sulla necessità di una maggiore cooperazione internazionale, la necessità di trasformare i modelli economici per essere più sostenibili, inclusivi e resilienti oltre che su molti altri concetti profondi in ogni settore della vita.”

“Sebbene i vecchi modelli di copertura mediatica siano riemersi dopo un po’ di tempo, questo cambiamento ha fatto intravedere il modo in cui i media possono aprire gli orizzonti del pensiero umano e promuovere un profondo dibattito sul nostro futuro comune in un mondo condiviso. I media contribuiscono a dare l’esempio nelle relazioni tra i diversi elementi della società e possono suscitare una sensazione: che siamo un mondo unico e un popolo unico che ha bisogno di lavorare, in quanto tale, per affrontare sfide comuni.”