31 agosto 2022

In un recente forum, organizzato dall’Ufficio di Addis Abeba della Bahá’í International Community (BIC) ed incentrato sull’impatto sproporzionato della crisi climatica sulle donne, è stato messo in risalto il principio dell’uguaglianza tra donne e uomini come requisito essenziale per affrontare il tema del cambiamento climatico.

«Il cambiamento climatico è ampiamente riconosciuto come amplificatore delle disuguaglianze socio-economiche esistenti, tra queste le disparità di genere», ha detto Atieno Mboya, professoressa di Diritto internazionale dell’Ambiente e di Genere all’Emory University e membro della comunità bahá’í.

“Mentre i processi legislativi e legali sono fondamentali per promuovere l’uguaglianza di genere, il problema più grande è di carattere ontologico e riguarda la percezione di noi stessi come esseri umani”, ha detto la dott.ssa Mboya, spiegando che il degrado ambientale è il risultato di una visione meramente materialistica della vita che non tiene conto delle implicazioni sociali, morali e spirituali.

“Qual è la percezione di noi stessi come esseri umani? Qual è la nostra realtà? Siamo solo esseri materiali ed egoisti?” si chiede la dottoressa Mboya.

“Abbiamo una realtà spirituale e un’anima che non hanno genere. Muoversi in questo mondo, partendo da questo punto di vista, può permetterci di adottare nuovi valori, nuove norme sociali e nuovi accordi istituzionali che promuovano l’uguaglianza di genere e l’armonia con la natura”, ha detto, riferendosi agli insegnamenti bahá’í sul progresso della civiltà.

Tra i partecipanti al forum della BIC figuravano: Solomon Belay dell’Ufficio BIC di Addis Abeba (in alto a sin.); Atieno Mboya, professoressa di Diritto internazionale dell’Ambiente e di Genere all’Emory University (in alto a destra); Musonda Mumba, direttrice del Centro di Roma per lo Sviluppo sostenibile del programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (in basso a sin.) e Amr Hassan, fondatore e presidente della Women Leaders Campaign (in basso a destra). 

Partendo da questo presupposto, i partecipanti hanno analizzato il modo in cui le questioni legate al clima, come le interruzioni della sicurezza alimentare provocate dai cambiamenti nelle precipitazioni piovose e dalla migrazione causata dal degrado ambientale, tendano a colpire le donne più degli uomini.

La Dottoressa Mboya ha spiegato come, per esempio, la migrazione degli uomini dalle aree rurali per sostenere le loro famiglie abbia fatto aumentare, per le donne, la richiesta di lavoro.

“Ciò significa che c’è una maggiore pressione sul tempo a disposizione delle donne”, ha affermato. “C’è meno tempo da dedicare alla cura dei figli e alla preparazione dei pasti. Persino l’istruzione scolastica delle ragazze subisce un’interruzione, se sono chiamate ad aiutare le loro madri”.

A prescindere dal fattore legato alle migrazioni, il cambiamento climatico ha un impatto maggiore sulle donne che sugli uomini a causa delle disuguaglianze di genere, come ad esempio le ridotte opportunità di lavoro per le donne, determinate dal loro status economico e dalle norme sociali.

Nonostante tutte queste difficoltà, i partecipanti al forum hanno constatato che in Africa le donne sono in prima linea nell’azione per il clima.

“Stiamo facendo davvero un sacco di cose. Non stiamo aspettando… che qualcuno venga a salvarci”, ha detto Musonda Mumba, direttrice del Centro di Roma per lo Sviluppo sostenibile del programma di Sviluppo delle Nazioni Unite.

La dottoressa Mumba ha parlato di una nuova rete di donne ambientaliste nella regione del Sahel, nel Mali e nell’Africa meridionale, che coordina in queste regioni l’azione di base per il clima. Questa iniziativa, ha dichiarato, è un esempio delle innumerevoli azioni intraprese dalle donne in Africa per attenuare l’impatto delle sfide ambientali.

La dottoressa Mboya ha proseguito sottolineando il fatto che le questioni relative al cambiamento climatico devono essere affrontate con nuovi criteri e modelli di vita comunitaria che siano “in grado di sbloccare la capacità umana di promuovere il progresso sociale”. Ha aggiunto che questo richiede umiltà da parte nostra come esseri umani quando interagiamo con la natura, se vogliamo ridurre il degrado ambientale.

Il forum è parte di una serie di dibattiti organizzati dall’Ufficio di Addis Abeba in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, nota come COP27, e rientra nell’ambito del contributo della BIC ai discorsi sui cambiamenti climatici e sull’uguaglianza tra donne e uomini. 

Il forum rientra nell’ambito dell’opera svolta dall’Ufficio di Addis Abeba della BIC per contribuire al discorso sull’ambiente. Le immagini ritraggono Solomon Belay dell’Ufficio BIC (secondo a sin.), insieme ad alcuni rappresentanti di organizzazioni religiose e della società civile, in occasione di un evento sulla Giornata mondiale dell’ambiente, ospitato dall’Ufficio nel mese di giugno del 2021.