Breve video sulla conferenza stampa di Margraf.

19 dicembre 2021

Giovedì della scorsa settimana è stata organizzata a Milano una conferenza stampa che ha visto la partecipazione di oltre 55 giornalisti, quali inviati di organi d’informazione di tutta Italia. Durante la conferenza è stato illustrato lo stato dei lavori di preparazione del marmo che rivestirà la parte inferiore del traliccio e del piazzale centrale del Mausoleo di ‘Abdu’l-Bahá, nonché le otto colonne dell’edificio principale.

“Il progetto è un’opera d’arte meravigliosa. Questa struttura ha un significato particolare perché è il sepolcro di ‘Abdu’l-Bahá”, ha detto Silvio Xompero, presidente della Margraf, l’azienda italiana di marmi che ha anche lavorato e intagliato il marmo destinato alla Sede della Casa Universale di Giustizia, all’edificio degli Archivi Internazionali bahá’í, alle terrazze dei Giardini Bahá’í di Haifa e alle Case di culto bahá’í di India e Samoa.

Riflettendo sul rapporto tra architettura e spazi sacri, Xompero ha spiegato inoltre che il progetto del traliccio e dei lucernari evoca sentimenti spirituali. “Quando sarà finito, chiunque lo visiterà, dal sepolcro guarderà al cielo attraverso i fori e vedrà il contatto tra natura e paradiso. Sarà una cosa meravigliosa”.

Hossein Amanat, che è stato selezionato dalla Casa Universale di Giustizia come architetto del progetto, ha parlato del design del Mausoleo e delle aree circostanti: “Ogni tratto del Mausoleo, compresi i viali e gli spazi dei giardini, è stato progettato per favorire la meditazione”.

Fra i partecipanti alla conferenza stampa figuravano inoltre Hossein Amanat, scelto dalla Casa Universale di Giustizia come architetto del progetto, Sohrab Youssefian, liaison con la Margraf per il progetto, e due membri dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í d’Italia.

“Ogni tratto del Mausoleo, compresi i viali e gli spazi dei giardini, è stato progettato per favorire la meditazione”, ha detto Amanat.

Descrivendo l’impatto del progetto su coloro che hanno collaborato alla lavorazione della pietra, Amanat ha dichiarato: “Persino l’atmosfera che si respira nella fabbrica sembra diversa. Gli operai hanno trattato questo progetto come qualcosa di sacro, lavorando con riverenza e dignità”.

Youssefian ha fatto un ulteriore riferimento alla sacralità del progetto: “Lo Shrine evoca l’idea di sacro in ogni visitatore”.

“Dalla fine della Seconda guerra mondiale, la comunità bahá’í ha avuto una relazione eccezionale con Margraf. Ci siamo sempre capiti perfettamente. Con il loro talento, loro hanno trasformato il marmo in qualcosa di etereo, degno del sacro”.

Giornalisti di oltre 55 organi d’informazione, provenienti da tutta Italia, hanno partecipato a Milano alla conferenza stampa e hanno avuto l’opportunità di conoscere la natura sacra del progetto e le complessità legate alla costruzione.

Alessandro Peotta, responsabile dell’ufficio tecnico alla Margraf, ha fatto eco a questi sentimenti, affermando: “Quello che un tempo era un laboratorio di scultori è diventato un atelier di artisti”.

Peotta ha paragonato questo progetto a quelli precedenti, quando l’azienda dovette escogitare nuove tecniche. “Nella valle di Chiampo, il lavoro della Casa Universale di Giustizia evoca ancora stupore”, ha affermato.

“Ci sono molte storie degli abitanti della vallata su quel periodo speciale. Come al tempo si crearono nuove soluzioni, questo avviene nuovamente dopo quarant’anni”.

La lavorazione del marmo ha richiesto macchinari di nuova concezione in grado di tagliare, con estrema precisione, la pietra direttamente dai modelli 3D, un requisito del progetto date le superfici curve del traliccio a cupola.