WASHINGTON, 14 febbraio 2019 – Sin dai primi inizi, la comunità baha’i statunitense si è dedicata alla causa dell’unità razziale. Questo forte sentimento missionario è stato acceso nei baha’i americani da ‘Abdu’l-Baha durante la Sua visita nel Nord America nel 1912 quando raccomandò loro più volte di non vedere alcuna differenza tra bianchi e neri e di accettare che tutti appartengono ad un’unica razza umana.

Oggi, la comunità bahá’í riflette ancora su come possa meglio contribuire alla causa dell’unità razziale ora che il Paese sta meglio comprendendo quanto siano inveterati l’ingiustizia strutturale e il pregiudizio. P.J. Andrews spiega: «Il discorso sulla razza si è ripresentato alla coscienza nazionale degli americani. Pertanto è impossibile non riprendere la conversazione sulla razza in America. E pensiamo che i baha’i abbiano molto da offrire su questo tema».

Nella comunità baha’i si è riacceso l’antico impegno nella promozione dell’unità razziale. Uno dei modi in cui i baha’i americani hanno sempre lavorato per questa causa è partecipando al discorso pubblico. Questa partecipazione ai discorsi è evidente nelle molte attività popolari per la costruzione di comunità, in centinaia di progetti e di attività per l’azione sociale, nella partecipazione di migliaia di persone a livello professionale e in altri ambienti pubblici e negli sforzi ufficiali della comunità baha’i a livello nazionale.

A livello nazionale, l’Ufficio baha’i statunitense per le pubbliche relazioni è in prima posizione. In questa nuova puntata del podcast del Baha’i World News Service, due dei suoi membri, il signor Andrews e la signora May Lample spiegano quello che l’ufficio sta facendo per partecipare a spazi sociali costruttivi che si occupano di unità e giustizia razziale.

È da molto tempo che l’Ufficio baha’i statunitense per le pubbliche relazioni partecipa ai discorsi prevalenti negli Stati Uniti, come lo sviluppo sostenibile, la promozione delle donne, i diritti umani e, in anni più recenti, la razza. Negli ultimi due anni l’Ufficio ha frequentato molti Forum sulla razza in tutto il paese, incontrando alcuni dei maggiori pensatori sul tema e imparando da attori sociali affini e andando avanti assieme a loro. Ha anche offerto al discorso importanti spunti tratti dagli insegnamenti baha’i. Nei suoi sforzi per promuovere l’unità e contribuire alle discussioni sul miglioramento della società, l’Ufficio ha interagito con legislatori e funzionari governativi e ha collaborato con organizzazioni della società civile e operatori dei media.

Una delle domande che l’Ufficio sta ponendo è quale ruolo la fede svolga nel superare le ingiustizie strutturali e i pregiudizi inveterati. Le comunità religiose statunitensi hanno avuto un rapporto complicato con la razza. La religione ha ispirato grandi atti di sacrificio e di eroismo per il bene collettivo, ma è stata utilizzata anche per giustificare l’oppressione e rafforzare l’alterità.

Consapevoli della complessità e delle molte sfaccettature del contributo che la religione può offrire all’unità della società, il signor Andrews e la signora Lample riflettono nell’episodio podcast su una nascente iniziativa intrapresa dall’Ufficio, una serie di conversazioni di livello nazionale intitolata Fede e dialoghi sulla razza. Questi incontri incoraggiano attori sociali della capitale degli Stati Uniti a discutere insieme su come superare e trascendere il pregiudizio razziale. Essi sono uno dei tanti modi in cui la comunità baha’i degli Stati Uniti si sta adoperando per guarire le ferite del razzismo e trovare un percorso unificante.

La comunità baha’i non sottovaluta l’entità della sfida che la società deve affrontare. I dialoghi Fede e razza, dicono il signor Andrews e la signora Lample, sono un modesto esempio tra i molti modi in cui i baha’i degli Stati Uniti si occupano del discorso sull’unità razziale. E queste iniziative in tutto il paese dovranno ampliarsi e intensificarsi nei prossimi anni.

Questi sforzi si basano su una lunga tradizione della comunità baha’i. Sin dai primi giorni della comunità, i baha’i del paese hanno cercato di affrontare il problema del pregiudizio razziale, che Shoghi Effendi ha definito «il problema più vitale e più scottante che si ponga alla comunità bahá’í (americana)». All’inizio del XX secolo ‘Abdu’l-Baha ha ispirato gli americani baha’i ad avviare una serie di conferenze di amicizia fra le razze e ha pazientemente guidato una comunità razzialmente variegata a lottare contro le forze del pregiudizio e della disunione.

Durante la Sua visita nel Nord America, ‘Abdu’l-Baha ha parlato dell’unità razziale in ambienti come la rinomata Howard University, un college storicamente nero, e l’incontro annuale dell’Associazione nazionale per l’avanzamento della gente di colore, la più importante organizzazione per i diritti civili della nazione. Il suo co-fondatore, lo scrittore e attivista dei diritti civili W.E.B. Du Bois, si tenne in corrispondenza con ‘Abdu’l-Baha e pubblicò il Suo discorso e la sua foto sulla rivista dell’organizzazione, The Crisis.

In un discorso nella Hull Settlement House di Chicago il 30 aprile 1912, parlando con alcuni degli attori sociali più progressisti del paese di quel tempo, ‘Abdu’l-Baha ha sottolineato l’importanza della religione nel superamento dei pregiudizi razziali. Nonostante i numerosi punti in comune tra gli esseri umani, spiegò, il pregiudizio razziale sarebbe insormontabile se non si attingesse alle sorgenti più profonde del potenziale umano:

«Per superare i pregiudizi umani occorre un potere superiore, un potere al quale nulla nel mondo dell’umanità possa resistere e che sopraffaccia l’effetto di tutte le altre forze in atto nelle condizioni umane. Quel potere irresistibile è l’amore di Dio. Spero e prego che esso distrugga il pregiudizio di questo unico punto di distinzione fra voi e vi unisca per sempre sotto la sua santa protezione».