18 agosto 2024

ATLANTA, USA – All’inizio del mese, oltre 1.900 partecipanti provenienti da diversi campi di studio si sono riuniti ad Atlanta, in Georgia, in occasione del 48° Convegno annuale dell’Associazione per gli Studi Bahá’í (ABS) del Nord America per un’analisi approfondita dell’applicazione degli insegnamenti bahá’í a un’ampia serie di discorsi prevalenti relativi al futuro e al benessere dell’umanità.

“L’Associazione per gli Studi Bahá’í intende presentare nuove prospettive che rispondano ai bisogni attuali dell’umanità”, ha affermato in un’intervista al News Service Jasmine Miller Kleinhenz, membro del comitato esecutivo dell’Associazione. “Lo facciamo riunendo persone provenienti da vari settori che siano alla ricerca di prospettive informate dalle migliori intuizioni sia della scienza che della religione”.

Quest’anno, il convegno dell’Associazione per gli Studi Bahá’í (ABS) ha visto riuniti 1900 partecipanti per un’analisi approfondita dei legami tra gli insegnamenti bahá’í e un’ampia serie di discorsi prevalenti relativi al futuro al benessere dell’umanità. Nel corso del convegno erano previste diverse sessioni plenarie, alcuni relatori delle quali appaiono in queste immagini. In alto, da sin. a ds.: Karen McKye, Derik Smith, Shabnam Koirala-Azad; a ds. nella foto centrale: Jasmine Miller Kleinhenz; in basso a ds.: Naisohn Arfai.

Mona Ghadirian, coordinatrice delle attività di collaborazione dell’Associazione, ha spiegato che il convegno funge, in senso lato, da punto d’incontro delle iniziative dell’Associazione, definendolo un’occasione durante la quale i partecipanti a diversi progetti possono condividere alcuni spunti di riflessione, apportando nuove idee e una più ampia partecipazione al dibattito.

L’incontro annuale fa parte di un processo dinamico e in evoluzione, nel quale interagiscono costantemente l’approfondimento intellettuale e le intuizioni spirituali, che danno forma a un corpo di conoscenze in continua espansione mirante a dare una risposta alle sfide del nostro tempo.

Alcuni partecipanti al 48° Convegno annuale dell’Associazione per gli Studi Bahá’í del Nord America.

Una costellazione di attività in costante crescita

Oltre alla cadenza annuale del Convegno, l’Associazione è impegnata tutto l’anno in una serie di altre attività volte ad arricchire la vita intellettuale delle comunità, come, per esempio, gruppi di lettura, gruppi di scrittura e seminari tematici. Eric Farr, coordinatore delle attività di collaborazione dell’Associazione, ha precisato quanto segue: “Nell’ultimo decennio siamo venuti a conoscenza di attività sempre più frequenti nelle quali le persone si assumono l’iniziativa di studiare le forze che modellano i loro campi accademici o professionali e di attingere ai poteri della consultazione e dell’indagine collaborativa“.

Tra i molti esempi di questi criteri collaborativi figura un gruppo ABS sull’economia, all’interno del quale alcuni studenti e accademici hanno preso in esame nei corsi universitari preliminari la rappresentazione della natura umana, confutando il concetto che le persone siano esclusivamente interessate a sé stesse. Riallacciandosi al principio bahá’í dell’intrinseca nobiltà dell’uomo, hanno analizzato in che modo il riconoscimento del potenziale innato di altruismo e di generosità possa plasmare i criteri economici che incoraggiano la cooperazione e il sostegno reciproco, portando a risultati più equi e solidali.

Molti gruppi di questo genere si incontrano durante l’anno per discutere di vari argomenti e il convegno annuale offre loro una piattaforma di condivisione delle loro considerazioni e di interazione con una platea più vasta. Il convegno prevedeva seminari tematici, sessioni di approfondimento, gruppi specifici per disciplina e presentazioni plenarie.

Seminari tematici

Per i gruppi che cercano un’analisi più approfondita, la dottoressa Ghadirian ha rimarcato che “un seminario tematico, della durata di un giorno o due, offre il tempo necessario per il rigore e la concentrazione intellettuale”.

Uno dei seminari tematici, intitolato «I discorsi sulla trasformazione sociale di Africana», ha dato ai partecipanti l’opportunità di individuare i legami tra i contributi dei pensatori di Africana e gli insegnamenti della Fede bahá’í sull’unità del genere umano, mettendo in risalto la possibilità che gli spunti di riflessione di entrambi i sistemi di conoscenza si fondano per arricchire il discorso sulla trasformazione sociale.

I seminari tematici hanno offerto l’opportunità di approfondire maggiormente un argomento particolare nell’arco di due giorni.

Derik Smith, professore di letteratura al Claremont McKenna College, ha parlato con il News Service: “I pensatori di Africana hanno contribuito in modo rilevante al discorso sul progresso della società in America”. Ha citato figure di spicco come Martin Luther King Jr., Patricia Hill Collins, Cedric Robinson e Audre Lorde, il lavoro dei quali, pur partendo dall’esperienza di Africana, si estende spesso ai maggiori interessi dell’uomo.

Una sfida chiave, tuttavia, nel discorso sulla trasformazione sociale, ha osservato il dottor Smith, è una visione del mondo prevalentemente di tipo materialistico, che spesso sostiene “le teorie e le analisi proposte”. In contrapposizione alle visioni materialistiche del mondo prevalenti, gli insegnamenti bahá’í rimarcano che non si potrà conseguire un’autentica trasformazione sociale senza un’integrazione fondamentale dei principi spirituali, quali la giustizia, l’uguaglianza tra donne e uomini e l’armonia tra scienza e religione. Questa prospettiva vede sia il progresso materiale sia quello spirituale come indispensabili per la creazione di una società giusta e unita.

Indirizzi disciplinari

Il convegno di quest’anno ha introdotto gli “indirizzi disciplinari” per incoraggiare un dibattito più approfondito su questioni e sfide chiave in specifici campi accademici, con particolare attenzione alle dimensioni materiali e spirituali della realtà.

Il dottor Farr ha sottolineato l’importanza di questi indirizzi, dicendo: “Ogni disciplina dell’impegno e dell’apprendimento umano ha la sua serie di grandi quesiti. Ha dibattiti formativi che danno origine alla disciplina stessa. Ha una propria comprensione della metodologia, di come si generi la conoscenza in un particolare campo”.

Il convegno di quest’anno ha introdotto gli “indirizzi disciplinari” per incoraggiare un dibattito più approfondito su questioni e sfide chiave in specifici campi accademici, con particolare attenzione alle dimensioni materiali e spirituali della realtà.

Ad esempio, nel campo delle scienze politiche, una delle grandi questioni riguarda il potere: che cos’è, come si muove, come opera e come è distribuito? May Farid, assistente professore presso l’Università di San Diego e una dei facilitatori dell’indirizzo di scienze politiche, ha approfondito questo argomento:

“Il concetto di potere è stato essenzialmente definito come l’esercizio di un controllo coercitivo da parte di un gruppo su un altro, e questa concezione del potere è arrivata a dominare il discorso globale”.

Riflettendo sugli insegnamenti bahá’í, la dottoressa Farid ha posto l’accento sull’importanza di riconcettualizzare il potere a partire dalle sue forme coercitive fino all’emancipazione, liberando il potere latente delle persone e dei gruppi nel contribuire al benessere della società.

La dottoressa Farid ha descritto come la comunità bahá’í mondiale, attraverso le iniziative di costruzione di comunità, stia imparando a promuovere questa nuova concezione del potere. “Questi programmi educativi morali e spirituali concepiti con grande cura stanno consentendo alle persone e alle comunità di sviluppare la loro intrinseca capacità creativa e di vedersi come partecipanti attivi nel plasmare il proprio futuro collettivo”.

Le sessioni per gruppo

Nel Convegno erano previste anche piccole “sessioni secondarie” nelle quali i gruppi o le singole persone presentavano le loro ricerche a coloro che desideravano ampliare il dibattito.

In aggiunta ai seminari e alle sessioni plenarie, il convegno è stato caratterizzato da una serie di sessioni per gruppi.

Johnathon Ehsani, professore associato presso la Johns Hopkins School of Public Health, ha co-facilitato una sessione sul punto d’incrocio tra religione e salute pubblica. “La salute pubblica e la religione condividono un obiettivo comune: sono interessate alla prosperità dell’uomo”, ha spiegato, pur rilevando il limite dell’interazione storica tra le due.

Yovania Dechtiar, anch’essa co-facilitatrice della sessione e professionista nel campo della salute pubblica, ha fornito un esempio di come i principi spirituali, quali l’unità del genere umano, introducano un profondo cambiamento nel modo in cui vengono concepite le politiche e le pratiche sanitarie.

Ha spiegato: “Il principio di unità è strettamente legato alla salute, alla giustizia per tutti, e alla considerazione che la salute è qualcosa a cui tutti dovrebbero avere accesso”. La signora Dechtiar ha spiegato che, guardando attraverso la lente dell’unità, la salute non è solo di interesse per la singola persona, bensì una impresa collettiva che richiede nuovi livelli di fiducia e collaborazione tra gli individui, le comunità e le istituzioni.

Il convegno è stato caratterizzato da esibizioni artistiche susseguitesi durante l’intero programma.

In un suo commento sul convegno e sul futuro dell’Associazione, la dottoressa Miller Kleinhenz ha trasmesso il proprio entusiasmo per il potenziale che vede in divenire: “Il convegno ha illuminato la profonda capacità di indagine intellettuale”.

Ha poi aggiunto: “Al contempo, gli spunti di riflessione e la collaborazione qui promossi vanno al di là dell’obiettivo accademico: mantengono la promessa di riformulazione dei nostri criteri nel far fronte alle sfide più pressanti della nostra epoca alla luce degli insegnamenti bahá’í, che vedono la coerenza tra la dimensione materiale e quella spirituale dell’esistenza umana”.

Sul sito web dell’ABS sono disponibili le registrazioni di alcune sessioni plenarie del convegno di quest’anno.