21 maggio 2024

PORT MORESBY, Papua Nuova Guinea — Con l’approssimarsi dell’inaugurazione della Casa di culto bahá’í di Papua Nuova Guinea (PNG), il team di architetti, nel quale figurano Henry Lape e Saeed Granfar di Port Moresby, ripercorre il percorso collaborativo per la realizzazione di un progetto che incarnasse il principio bahá’í dell’unità nella diversità.

Gli architetti Henry Lape (a sinistra) e Saeed Granfar (a destra)

Granfar ha parlato della sfida nel creare una struttura che avesse una eco universale in una delle regioni più eterogenee del mondo dal punto di vista linguistico e culturale. “Il nostro obiettivo era di trovare un tema unificante, un filo conduttore che creasse un legame tra le diverse popolazioni di questa regione”, ha dichiarato.

Si è trovata la risposta nell’arte della tessitura tradizionale, elemento onnipresente nelle case dei villaggi e nei centri urbani di tutta Papua Nuova Guinea.

Lape ha spiegato: “La tessitura è parte integrante della nostra identità culturale, simboleggia la nostra interdipendenza e l’intreccio di vite e comunità.

“Questo è diventato il nostro motivo centrale per la Casa di culto, uno spazio sacro aperto a tutti, dove le persone possono venire a pregare e riflettere sul proprio contributo alla società”.

Disegni architettonici degli esterni del tempio

Un’impresa collettiva

Lape ha spiegato che, durante la costruzione del tempio, i residenti delle comunità limitrofe hanno svolto un ruolo importante, prestando aiuto nelle varie fasi del lavoro di costruzione. “Il loro coinvolgimento sul campo ha accresciuto considerevolmente il loro senso di appartenenza al tempio”, ha affermato.

Lo spirito collaborativo che ne è scaturito è stato particolarmente determinante durante la pandemia.

“La pandemia ci ha posto di fronte a sfide straordinarie”, ha affermato Granfar, “sconvolgendo molti servizi e numerose attività fondamentali per il progetto”.

Ha aggiunto: “Nonostante questi ostacoli, sia il gruppo di lavoro che la comunità sono stati fermamente risoluti nel portare avanti la costruzione. Abbiamo escogitato modi creativi per avvalerci dei diversi talenti e delle capacità disponibili tra gli abitanti del luogo”.

Guidato dal responsabile del progetto, Kia Fanaian, il team si è prodigato con grande intraprendenza per colmare i disagi provocati dalle interruzioni, riuscendo a completare la facciata del tempio.

Man mano che il progetto prendeva forma, i membri della comunità si sono uniti al team locale per lavori come la tessitura di strisce di alluminio intrecciate per la decorazione delle pareti interne e l’intaglio di pannelli di legno per l’esterno del tempio. Lavori che si rifacevano alle tradizionali capacità artistiche dei membri della comunità e ne consolidavano il profondo legame con il tempio.

Dettagli dei motivi della tessitura che hanno ispirato il design del tempio

Il tempio e la sua energia per l’armonia sociale

A proposito del terreno sul quale ora sorge il tempio, Lape ha raccontato: “Proprio qui, durante il periodo dell’università, ho avviato insieme ad alcuni giovani un progetto di rivitalizzazione con la piantumazione di alberi e la costruzione di un muro tutt’attorno, in modo da proteggere dal fuoco i giovani alberelli.

“Lavorare a questo tempio è come una continuazione di quel viaggio, un viaggio collettivo intrapreso non solo da me, ma da tutti coloro che hanno contribuito a trasformare quest’area in un santuario di pace”.

Granfar ha posto l’accento sull’impatto ben più ampio lasciato dal tempio sulla comunità, descrivendolo come “il faro della speranza di Port Moresby”.

Lape ha rimarcato il modo in cui il design della Casa di culto si armonizza con le aspirazioni della gente di Papua Nuova Guinea. “Il principio dell’armonia sociale ha un significato ben profondo nella nostra nazione”, ha dichiarato. “Il tempio nascente, che incarna il principio dell’unità nella diversità, riecheggia il nostro impegno nazionale di promuovere un senso di umanità comune tra circa 1000 tribù e oltre 800 lingue diverse”.

Alcuni membri della comunità intrecciano 60 chilometri di strisce di alluminio che ora decorano le pareti interne e il soffitto del tempio.