15 maggio 2025

A Londra, in occasione del recente Vertice Interreligioso dei Giovani, è emerso un nuovo approccio al discorso sul clima, che trascende le considerazioni puramente tecniche integrandole con principi morali e spirituali, e incoraggia al contempo un senso di responsabilità collettiva che attraversa più generazioni.

Il Vertice ha visto riuniti circa 60 giovani di diverse fedi per una disamina delle dimensioni più profonde dell’azione per il clima.

Nel summit, organizzato dal Faith and Belief Forum e dalla London School of Economics, era contemplato un dibattito moderato dall’Ufficio per gli Affari esterni dei bahá’í del Regno Unito.

Nel suo intervento di apertura al Workshop a livello nazionale del Vertice, Maria Pavlou dell’Ufficio ha dichiarato: “Spesso, le sfide climatiche vengono affrontate principalmente come problemi tecnici che richiedono interventi politici”.

“Affrontare questi problemi alla radice,”, ha proseguito, “richiede, ad ogni modo, il riconoscimento della nostra intrinseca interconnessione”.

Al Vertice Interreligioso dei Giovani del Regno Unito, i partecipanti hanno analizzato il modo in cui principi spirituali, come l’unità del genere umano, possono riesaminare le sfide climatiche come responsabilità collettive, basate sulla nostra interconnessione, Foto a destra, sulla destra: Maria Pavlou, dell’Ufficio per gli Affari esterni dei bahá’í del Regno Unito.

Pavlou ha sottolineato il principio bahá’í dell’unità del genere umano, facendo riferimento alla metafora di Bahá’u’lláh che descrive l’umanità come «frutti dello stesso albero e foglie dello stesso ramo».

“L’unità del genere umano non è soltanto un ideale nobile, è una realtà fondamentale della nostra esistenza”, ha affermato.

Pavlou ha spiegato che questa prospettiva consente alle questioni ambientali — come le frequenti alluvioni invernali che inondano la regione delle Midlands inglesi, la perdita di habitat della fauna selvatica e l’accelerazione del consumo di energia — di essere viste non come sfide isolate, bensì come responsabilità comuni che riflettono la nostra profonda interconnessione.

Pavlou ha osservato che i giovani spesso incarnano seriamente qualità come “l’idealismo, l’energia, un acuto senso di giustizia e una sincera ricerca della verità, che sono essenziali per una significativa trasformazione sociale”.

I giovani di diverse fedi presenti al Summit hanno esplorato come i principi morali e spirituali possano promuovere un’azione efficace contro il cambiamento climatico.

I partecipanti al workshop hanno analizzato il modo in cui i giovani, se responsabilizzati e visti come protagonisti attivi piuttosto che come destinatari passivi, possono promuovere efficacemente il cambiamento sociale.

“I giovani non sono un problema che deve essere risolto, ma ‘fiduciari della comunità’ con un profondo desiderio di svolgere ruoli rilevanti nella società”, ha affermato Pavlou.

Al centro del dibattito c’era la consultazione, un principio e un metodo messi in risalto negli insegnamenti bahá’í come fondamentali per superare le differenze e promuovere l’armonia. I partecipanti hanno riconosciuto che una vera consultazione va oltre il semplice dialogo e richiede rispetto reciproco e apertura, soprattutto quando si confrontano emozioni difficili oppure opinioni divergenti, suscitate spesso dalle discussioni sul cambiamento climatico.

Il vertice ha anche preso in esame il principio dell’armonia tra scienza e religione come guida per affrontare il cambiamento climatico. La scienza fornisce le indispensabili conoscenze tecniche, ma il vertice ha posto l’accento sul ruolo critico delle convinzioni spirituali e del coraggio morale nel tradurre la conoscenza in azioni significative.

Foto di gruppo del Vertice Interreligioso Giovani 2025.

Una delle conclusioni del dibattito è stata che, analizzando le idee attraverso azioni concrete alla base e imparando sistematicamente in che modo principi come la giustizia, la consultazione e l’unità del genere umano possano essere applicati all’azione per il clima, le comunità producono prove che possono progressivamente plasmare le politiche pubbliche, consentendo di ampliare e adottare criteri efficaci come pratica comune. I partecipanti hanno rilevato che questo flusso continuo di conoscenze dal livello locale a quello nazionale è indispensabile per affrontare sfide complesse.

Riflettendo sulle proprie esperienze, i giovani hanno espresso un senso di responsabilità sempre più profondo, non solo nei confronti delle circostanze attuali ma anche verso le generazioni passate e future, sottolineando la capacità dei giovani di immaginare una trasformazione a lungo termine ma con un’azione risoluta nel presente.

“Quando ci riconosciamo come parte di una storia dell’umanità in continua evoluzione”, ha commentato Pavlou, “andiamo oltre il considerare l’azione per il clima come un semplice modo di affrontare i problemi e la abbracciamo invece come la realizzazione del nostro scopo spirituale di contribuire al progresso della civiltà”.