8 gennaio 2025

INDORE, India – Come si possono trasformare le strutture economiche per meglio rispecchiare l’interdipendenza e la capacità intrinseca dell’umanità di cooperare piuttosto che di competere? Questa è la domanda che ha animato il dibattito tenutosi in un recente simposio organizzato dalla Cattedra bahá’í per gli Studi sullo Sviluppo dell’Università Devi Ahilya.

Nel suo discorso di apertura alla tavola rotonda, dal titolo «Trasformare le strutture economiche per costruire un’India più consapevole», il titolare della cattedra bahá’í, Arash Fazli, ha affermato: «Un’economia veramente consapevole deve riconoscere che gli esseri umani non sono solo creature materiali con bisogni fisici, ma esseri spirituali capaci di sviluppare qualità nobili mediante il servizio verso il prossimo».

Il simposio, il terzo di una serie che prende in esame alcuni risvolti della costruzione di un mondo più consapevole, è stato organizzato dalla Cattedra bahá’í in collaborazione con la Scuola di Economia dell’Università. Il forum ha visto riuniti economisti, studiosi e professionisti dello sviluppo per una disamina del modo in cui i sistemi economici possano riconoscere e valorizzare meglio l’opera di assistenza, promuovendo al contempo le capacità spirituali essenziali per la trasformazione sociale.

In un documento distribuito ai partecipanti, la Cattedra bahá’í ha analizzato il modo in cui le attuali strutture economiche, che enfatizzano la competizione e l’interesse personale, spesso agiscano a svantaggio del principio fondamentale dell’unità del genere umano.

Benché le attuali strutture economiche possano dimostrarsi efficienti nella distribuzione di beni e servizi, esse spesso sottovalutano l’opera di assistenza, un lavoro che è vitale per sostenere la vita umana e sviluppare il potenziale umano. Questa svalutazione non fa che perpetuare le condizioni nelle quali l’opera di assistenza, svolta prevalentemente da donne e da gruppi economicamente svantaggiati, diventa una fonte di disuguaglianza sociale ed economica.

Il documento pone l’accento sul fatto che il presupposto per la trasformazione di queste strutture è il riconoscimento della dimensione spirituale della vita umana e del ruolo essenziale di qualità come l’amore, la reciprocità e l’affidabilità nella vita economica.

«Il supporto apre una nuova prospettiva sulla natura umana», si legge nel documento. «Se viste attraverso la lente del sostegno, le persone sono considerate come appartenenti a un’unica famiglia umana legata da vincoli di interdipendenza, eppure unica in sé stessa, con ogni individuo in possesso di un valore morale inalienabile che comporta un trattamento degno e rispettoso».

Alcuni partecipanti al simposio

Naresh Singh, professore e preside esecutivo presso la Jindal School of Government and Public Policy, ha sottolineato l’importanza di estendere il concetto di sviluppo al di là delle misure materiali. «Dobbiamo allontanarci da una visione ristretta di coloro che massimizzano il profitto verso una visione più ampia della prosperità materiale e spirituale», ha dichiarato.

Il dottor Fazli, riallacciandosi a questo sentimento, ha osservato come le strutture della società e le sue istituzioni possano promuovere o inibire certi valori. «Ciò che apprezziamo nella società è in gran parte modellato dalle strutture della nostra società. Se una struttura è costruita sul presupposto che gli esseri umani tendono a ottimizzare gli utili, sono a caccia di profitti e sono egoisti, allora quella struttura modella le persone a comportarsi in questo modo.

«Lo sviluppo dovrebbe essere considerato separato dalla pura crescita economica», ha rilevato. «Dobbiamo promuovere sia la prosperità spirituale sia quella materiale, riconoscendo che gli esseri umani hanno la capacità di trascendere le considerazioni puramente materiali».

Commentando il dibattito svoltosi al simposio, il dottor Fazli ha segnalato alcuni esempi derivanti dalle iniziative bahá’í di costruzione di comunità in tutta l’India, dove stanno nascendo nuovi modelli di vita economica.

«Nei villaggi e nei quartieri, vediamo come l’opera dei bahá’í per la costruzione di comunità e l’impegno per l’azione sociale, nonché   i progetti agricoli collettivi e altre iniziative che generano reddito e riuniscono persone di diversa provenienza, stiano in realtà creando spazi nei quali vengono coltivate le capacità dell’assistenza», ha spiegato.

«Questo lavoro fornisce informazioni su come il servizio ai propri simili possa favorire relazioni economiche basate sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione, e sul servizio verso il prossimo piuttosto che orientato verso un ristretto interesse personale».