29 novembre 2024

NUOVA DELHI — Vari artisti, educatori e operatori sociali si sono riuniti in un recente simposio tenutosi presso la sede della Casa di culto bahá’í a Nuova Delhi, per valutare come l’espressione artistica possa contribuire alla trasformazione sociale.

«Con le sue molteplici espressioni, l’arte ha permesso all’umanità di catturare, creare ed esprimere la bellezza», ha affermato nel suo discorso di apertura Carmel Tripathi, membro dell’Ufficio bahá’í per le relazioni pubbliche.

«L’arte può connettersi intimamente con lo spirito umano e comunicare significati profondi sui misteri e sulle dolcezze dell’esistenza in modi preclusi alle sole parole», ha aggiunto.

I discorsi sono stati improntati su concetti predisposti per il simposio, ispirati a insegnamenti bahá’í che descrivono l’arte come un dono divino che, «quando brilla nella mente di un musicista, si manifesta con gradevoli armonie; quando invece rifulge nella mente di un poeta, viene percepita in raffinate prose e poesie. Quando… ispira la mente di un pittore, questi produce quadri meravigliosi».

Partecipanti al simposio che si è tenuto presso la sede della Casa di culto bahá’í a Nuova Delhi.

L’incontro intitolato “L’arte come forza unificante e costruttiva”, organizzato dall’Ufficio, ha esaminato come l’espressione artistica possa essere un potente strumento di trasformazione sociale.

La signora Tripathi ha messo in evidenza come le recenti mostre, il festival di poesia e i concerti svoltisi presso la Casa di culto, che hanno trattato principi spirituali quali l’unità del genere umano e l’uguaglianza tra donne e uomini, abbiano stimolato tra i visitatori una profonda riflessione e discussione su come raggiungere una maggiore coesione sociale.

Arash Fazli, titolare della Cattedra bahá’í per gli studi sullo sviluppo presso l’Università Devi Ahilya di Indore, ha osservato come l’arte possa creare un linguaggio unico che si connette ai recessi più intimi del cuore umano.

«L’arte ci porta in un luogo spirituale dove… siamo in pace con noi stessi», ha affermato il dottor Fazli, sottolineando come l’espressione artistica aiuti le persone a comprendere sé stesse e favorisca l’altrui empatia e comprensione.

La regista di documentari Samina Mishra ha parlato del suo lavoro con i bambini sfollati a causa di vari problemi sociali: «L’occhio dell’artista osserva il pensiero critico e il dialogo e immagina un mondo più giusto ed equo». Ha descritto come l’espressione artistica aiuta i giovani a «comprendere sé stessi e il mondo» mentre pensano a nuove opportunità per la propria vita.

Relatori del simposio. Da sinistra a destra: Avijit Dutt, regista e attore; Samina Mishra, regista e scrittrice; Arash Fazli, titolare della cattedra bahá’í per gli studi sullo sviluppo presso l’Università Devi Ahilya, Indore; Seema Kohli, scultore; Anurag Hoon, co-fondatore e CEO della Manzil Mystics Foundation.

Riflettendo sul forum, la signora Tripathi ha spiegato che il simposio è stata una delle molteplici iniziative dell’Ufficio relazioni pubbliche per contribuire al discorso sulla coesione sociale in India.

«Questi discorsi hanno evidenziato l’importanza di ripensare il ruolo dell’arte nella società, non semplicemente come intrattenimento o espressione di sé, ma come forza vitale che favorisce la nobiltà umana e il progresso sociale».

Ha sottolineato che l’organizzazione del simposio presso la Casa di culto bahá’í è stata particolarmente significativa. «La scelta del luogo è stata particolarmente significativa, perché questo edificio rappresenta l’armonia tra la bellezza artistica e l’intento spirituale e promuove il servizio e il culto come aspetti armoniosi della vita».