23 giugno 2023
LONDRA — Nella Central Hall Westminster di Londra, la sera di mercoledì scorso, oltre alle esibizioni artistiche sono risuonati anche alcuni toccanti interventi in onore delle 10 donne bahá’í giustiziate in Iran 40 anni fa.
L’evento commemorativo rientrava nell’ambito dell’iniziativa a livello mondiale “Our Story Is One”: campagna della durata di un anno per onorare la memoria delle 10 donne bahá’í e far luce sulla lotta per la parità di genere in atto in Iran. Incontri analoghi si sono svolti nei giorni scorsi in diversi Paesi del mondo e in cinque Case di culto bahá’í.
L’evento è stato organizzato congiuntamente dalla Bahá’í International Community (BIC) e dall’Ufficio per le Relazioni pubbliche dei bahá’í del Regno Unito, e ha visto riuniti 150 partecipanti, tra cui funzionari statali, esponenti delle Nazioni Unite, rappresentanti di organizzazioni internazionali della società civile, i massimi difensori dei diritti umani e giornalisti provenienti da diversi Paesi. Il tragico evento è stato ricordato come un forte richiamo alla memoria dei sacrifici compiuti per il principio dell’uguaglianza da donne di ogni parte del mondo. L’evento è stato trasmesso in live streaming con ampia copertura da parte dei media.
Il meeting internazionale ha visto riuniti funzionari statali, esponenti delle Nazioni Unite,
rappresentanti di organizzazioni internazionali della società civile, i massimi difensori dei
diritti umani e giornalisti provenienti da diversi Paesi.
Durante l’evento sono stati proiettati alcuni spezzoni di un documentario
intitolato “Before Sunrise” (Prima dell’alba n.d.t. – versione con sottotitoli in
inglese), un riferimento al momento dell’esecuzione delle donne realizzato da
Radio Farda.
Simin Fahandej, rappresentante della BIC, ha parlato del significato dell’evento,
affermando che la comunità bahá’í ha dedicato l’incontro a “tutte quelle donne che
in Iran continuano a lottare per la causa della parità di genere”.
Simin Fahandej ha raccontato la storia straziante delle 10 donne bahá’í, le cui vite
sono state stroncate a causa del rifiuto di rinnegare la propria fede. Ha altresì
descritto un quadro vivido dei loro ultimi momenti e delle atrocità che hanno
sopportato.
Tra gli episodi ricordati c’è quello della diciassettenne Mona Mahmoudnejad, che, a
scuola, scrisse un tema sul suo desiderio di libertà e uguaglianza, chiedendo agli
insegnanti il motivo per cui non le fosse permesso di esprimere pubblicamente le
proprie convinzioni. Questo componimento porterà in seguito alla sua espulsione
dalla scuola e all’interrogatorio in prigione, ha detto Simin Fahandej.
Ha poi aggiunto: “Oggi il desiderio di Mona si avvera. In tutto il mondo il suo
messaggio viene diffuso alla radio e alla televisione. Le sue parole riecheggiano a
livello globale, vengono divulgate da un Paese all’altro e ascoltate in una sala
gremita di personaggi autorevoli che sono venuti per celebrare la vita sua e degli
altri nove membri della sua comunità giustiziati con lei.
Fra i presenti vi era anche Javaid Rehman, relatore speciale delle Nazioni Unite
sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell’Iran, che ha
dichiarato: “L’esecuzione di queste donne ha rappresentato… un triste richiamo alla
memoria dell’incessante lotta per i diritti umani e la parità di genere che perdura in
Iran da decenni e che ha avuto un impatto su donne di ogni fede e provenienza”.
Fiona Bruce, membro del parlamento e inviato speciale del Primo Ministro del
Regno Unito per la libertà di religione e credo, ha ribadito il sentimento generale,
dichiarando: “Spero e credo che la voce collettiva a nome vostro della…
cooperazione delle nostre alleanze internazionali sia più forte della voce di
qualsiasi Paese preso singolarmente”.
Parlando della campagna OurStoryIsOne, Nassim Papayianni di Amnesty
International ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, invitando tutti “a unirsi,
partecipare e a far sentire la voce di tanti altri che non possono farlo liberamente
all’interno del loro Paese senza timore di rappresaglie”.
Nassim Papayianni di Amnesty International ha parlato del significato della campagna
OurStoryIsOne, invitando tutti “a unirsi, partecipare e a far sentire la voce di tanti altri che
non possono farlo liberamente all’interno del loro Paese senza timore di rappresaglie”.
Alcuni ospiti mentre ascoltano gli interventi sulle 10 donne bahá’í di Shiraz che furono
giustiziate dalla Repubblica islamica dell’Iran, 40 anni fa. Il tragico evento è stato ricordato
come un forte richiamo alla memoria dei sacrifici compiuti per il principio dell’uguaglianza
da donne di ogni parte del mondo
Nel suo accorato intervento, Jim Shannon, membro del Parlamento e presidente
del Gruppo interparlamentare sulla libertà di religione e credo, ha dichiarato:
“Portare la nostra testimonianza, per far sì che nessun governo possa dire di non
essere a conoscenza di quanto sta accadendo, rientra nei nostri compiti.”
“In questo spirito, voglio leggere i nomi delle donne uccise, non solo come atto
commemorativo ma anche per documentare che, nonostante la brutalità del
regime, queste donne sono ancora oggi fonte di ispirazione.”
Nel suo accorato intervento, Jim Shannon, membro del Parlamento e presidente del
Gruppo interparlamentare sulla libertà di religione e credo, ha dichiarato: “Portare la nostra
testimonianza, per far sì che nessun governo possa dire di non essere a conoscenza di
quanto sta accadendo, rientra nei nostri compiti.In questo spirito, voglio leggere i nomi delle donne uccise, non solo come atto commemorativo ma anche per documentare che,
nonostante la brutalità del regime, queste donne sono ancora oggi fonte d’ispirazione.”
Simin Fahandej ha messo in risalto il perenne lascito delle 10 donne bahá’í,
spiegando: “Il governo iraniano può ritenere che aver giustiziato delle creature
innocenti per le loro convinzioni, possa metterle a tacere, ma… come dimostra
questo evento odierno, come semi di fiori che si spargono… le loro voci si
moltiplicano e il loro lascito perdura e diventa fonte d’ispirazione per milioni di
persone.”
La commemorazione, ha detto, non verteva solo sul ricordo della tragedia, ma
anche sul riconoscimento della lotta in atto per l’uguaglianza e la libertà.
Potete visualizzare qui una registrazione dell’incontro. L’evento rientrava
nell’ambito della campagna “Our Story Is One”, lanciata dalla BIC il 18 giugno con un evento sui social media di due ore in occasione del 40° anniversario delle 10
donne bahá’í, che ha ricevuto copertura mondiale.