Trenta capi villaggio, o pradhan, si sono riuniti per un convegno organizzato dalla comunità bahá’í indiana nel villaggio di Gapchariyapur, Uttar Pradesh, per una discussione costruttiva e unitaria sulla loro comune responsabilità verso la prosperità e il benessere spirituale della loro gente.
GAPCHARIYAPUR, India, 2 marzo 2020
In un momento in cui le tensioni religiose sono aumentate in tutto il Paese, trenta capi villaggio, o pradhan, di diverse religioni, caste e affiliazioni di questa zona rurale nello stato dell’Uttar Pradesh si sono incontrati per una discussione costruttiva e unitaria sulla responsabilità da loro condivisa verso la prosperità e il benessere spirituale del loro popolo. Il convegno di un giorno è stato organizzato dalla comunità baha’i, che promuove iniziative di sviluppo socio-economico che riguardano vari aspetti della vita comunitaria del Paese, in particolare la valorizzazione delle donne.
«Ho fatto il pradhan per vent’anni», ha detto uno dei partecipanti, «e ho partecipato a molte riunioni, ma non ho mai visto un incontro in cui ho provato tanta gioia, ho parlato dello scopo della vita e ho avuto una consultazione così esauriente su tanti aspetti del nostro lavoro».
«Finora i pradhan», ha aggiunto un altro, «hanno lavorato per i bisogni fisici dei residenti dei villaggi, fornendo riparo ai senzatetto e curando i malati. Ma in un incontro come questo il nostro pensiero è cambiato: abbiamo incominciato a considerare anche i bisogni spirituali della popolazione».
I trenta pradhan rappresentano circa 380 villaggi della regione, su un totale di 950, e circa 1 milione di persone. Ciascuno di loro è a capo di un consiglio eletto responsabile di diversi villaggi.
Ispirati dalla notizia di incontri simili in altri Paesi, in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, i baha’i della regione hanno pensato che fosse giunto il momento di organizzare una conversazione che si occupasse di questioni sociali e potesse unificare il pensiero su come servire il bene comune.
«In questo momento in India, la gente guarda alle differenze tra le religioni e ne fa una causa di divisione», ha detto Elham Mohajer, presidente del consiglio amministrativo baha’i che serve l’Uttar Pradesh, «pertanto abbiamo invitato alcuni funzionari a riunirsi per discutere il loro ruolo alla luce di una profonda riflessione sulla vita dello spirito e sul significato del servizio. Abbiamo cercato di dimostrare che in tutte le religioni vi sono insegnamenti che illuminano qualsiasi argomento di importanza sociale».
Il materiale di studio preparato per il convegno presentava diverse idee sostenute dagli insegnamenti bahá’í, come la vita eterna dell’anima e le sue ripercussioni sullo scopo della vita in questo mondo, la giustizia e l’affidabilità nelle posizioni di responsabilità e la promozione di una vivace vita comunitaria. Ogni tema era accompagnato da citazioni tratte dagli scritti bahá’í e dalle scritture indù, buddhiste, musulmane e cristiane.
Questo convegno è stato breve, ma nonostante i loro molti impegni, i pradhan hanno chiesto che queste conversazioni divengano un evento regolare, dicendo che per affrontare questi temi era necessario più di un giorno. «Questa è stata un’opportunità speciale perché tutti noi abbiamo avuto la possibilità di partecipare allo stessa stregua», è stato un commento. «Spesso solo i funzionari più anziani riescono a esprimere le proprie opinioni».
Ora si stanno progettando altri convegni in altre parti dell’India.
«Ovviamente, sarà un lungo processo, che deve incominciare e seguire un percorso», ha spiegato la comunità bahá’í durante il convegno. «In ogni fase ci dovranno essere una consultazione, una pianificazione e poi una riflessione su come andare avanti. Le energie dell’intera popolazione dovranno essere incanalate tanto verso l’attuazione dei programmi governativi quanto verso la creazione di spazi dove ci si occupi del miglioramento della vita comunitaria.
«Ma intanto, mentre lavoriamo insieme e impariamo insieme, incominciamo a muoverci verso la creazione di comunità vivaci, un passo per volta».