28 gennaio 2025

BIC Ginevra – Presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite con sede a Ginevra, l’Iran è stato recentemente sottoposto al quarto Riesame Generale Periodico (UPR– Universal Periodic Review) – revisione dei diritti umani da parte dell’ONU. Nel corso della sessione, un considerevole numero di Stati membri delle Nazioni Unite ha espresso la propria preoccupazione per la persecuzione sistematica dei bahá’í in Iran, tra altre violazioni dei diritti umani, quali la persecuzione delle minoranze e la presa di mira di donne e ragazze.

L’UPR dell’Iran è arrivato nella stessa settimana in cui le forze di sicurezza della Repubblica islamica hanno arrestato in Iran 11 donne bahá’í con accuse infondate.

L’UPR è un meccanismo di valutazione paritaria sotto l’egida del Consiglio dei diritti umani, che analizza la situazione dei diritti umani di tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Il Paese sottoposto al riesame è tenuto a specificare le misure adottate in ottemperanza agli impegni precedentemente assunti, e a segnalare gli ultimi sviluppi in materia di diritti umani nel Paese.

Nelle dichiarazioni presentate all’UPR, numerose nazioni si sono riferite in modo particolare alla situazione dei diritti umani dei bahá’í e, al riguardo, hanno formulato al governo iraniano raccomandazioni specifiche.

Durante la sessione dell’UPR dell’Iran, l’Italia ha sottolineato nel suo intervento l’importanza di «prendere le misure necessarie per garantire uguali diritti a tutti i cittadini che hanno subito discriminazioni delle loro minoranze etniche e religiose, con particolare riguardo ai bahá’í». L’Austria ha esortato l’Iran ad «allineare la costituzione iraniana al diritto internazionale dei diritti umani e a garantire che tutte le minoranze religiose, compresi i bahá’í, siano riconosciute e possano godere pienamente del diritto alla libertà di religione o credo».

La Lituania ha esortato l’Iran a «garantire il rispetto dei diritti delle minoranze religiose, ponendo fine ad ogni forma di discriminazione e persecuzione nei confronti dei bahá’í e delle altre comunità religiose». L’Estonia ha chiesto all’Iran di «porre fine alla discriminazione per qualsiasi motivo, anche nei confronti delle minoranze religiose come i bahá’í». Il Lussemburgo ha sollecitato l’Iran a «cessare la persecuzione delle minoranze religiose ed etniche, in particolare i bahá’í, i curdi, gli ahwazi, i beluci e i turkmeni». L’Irlanda ha espresso la propria preoccupazione per «le continue discriminazioni contro le minoranze religiose ed etniche, compresi i membri della Fede bahá’í».

Il Belgio ha esortato l’Iran a «garantire che l’ordine costituzionale e legislativo salvaguardi il godimento di tutti i diritti umani su base paritaria a tutte le minoranze religiose, compresi i bahá’í, i cristiani, gli ebrei e i musulmani di ogni confessione». I Paesi Bassi hanno espresso grave preoccupazione per “la discriminazione e la persecuzione di… minoranze etniche e religiose come i bahá’í». La Spagna ha chiesto che l’Iran «garantisca la libertà religiosa e la libertà di coscienza a minoranze come la comunità bahá’í, adottando misure specifiche per eliminare la discriminazione e dar prova della loro tutela».

Il Brasile ha espresso preoccupazione per «le denunce di violazioni dei diritti umani contro le donne, i difensori dei diritti umani e le minoranze religiose ed etniche, compresi i bahá’í». Il Canada ha posto l’accento sulla necessità di «abrogare tutte le leggi e le pratiche discriminatorie nei confronti delle minoranze etniche e religiose, compresi i cristiani, gli ebrei, gli zoroastriani, i bahá’í, gli arabi ahwazi, i beluci, i curdi e i musulmani sunniti». Il Costa Rica ha dichiarato che l’Iran deve «eliminare ogni discriminazione nei confronti delle minoranze religiose, compresi i bahá’í, gli arabi ahwazi e i cristiani, e garantire il rispetto dei diritti e delle libertà culturali e religiose».

La Macedonia del Nord ha chiesto all’Iran di «abolire tutte le leggi, le normative e le procedure che discriminano direttamente tutte le donne e le ragazze, in particolare nei confronti delle donne bahá’í che vengono arrestate e detenute arbitrariamente», e ha posto l’accento sulla necessità di «garantire la loro protezione da ulteriori vessazioni». L’Albania ha sollecitato l’Iran a «porre fine alla persecuzione e alla discriminazione contro le minoranze etniche e religiose, compresi i bahá’í». E le Isole Marshall hanno affermato che l’Iran deve «adottare misure concrete per eliminare la discriminazione e migliorare la protezione dei diritti umani dei bahá’í e delle altre comunità minoritarie del Paese».

Lo scorso 20 gennaio, prima dell’UPR e di concerto con altre quattro organizzazioni, la Bahá’í International Community (BIC) ha co-ospitato nella sede dell’ONU un evento ad alto livello che ha visto riuniti molti Stati membri dell’ONU e oltre una dozzina di esperti di diritti umani e agenzie dell’ONU. L’incontro ha richiamato l’attenzione sulla persecuzione delle minoranze etniche e religiose, con particolare enfasi sulla comunità bahá’í iraniana e sul recente rapporto sui bahá’í dell’Osservatorio sui diritti umani: “Lo stivale sul collo“.

«Il rapporto Lo stivale sul collo», ha spiegato Hilary Power, direttrice della sede di Ginevra dell’Osservatorio sui diritti umani, intervenendo alla tavola rotonda, «documenta la sistematica violazione da parte delle autorità di un lungo elenco di diritti fondamentali dei membri della comunità bahá’í attraverso leggi e politiche discriminatorie. Le autorità hanno deliberatamente codificato la repressione dei bahá’í nella legge e nella politica ufficiale del governo, facendole esercitare recisamente dalle forze di sicurezza e dalle autorità giudiziarie.

«I bahá’í che hanno parlato con l’Osservatorio sui diritti umani hanno descritto la loro persecuzione come una serie di violazioni che inizia già dal primo incontro con lo Stato iraniano e condiziona ogni singolo aspetto della loro vita», ha aggiunto.

«La comunità bahá’í subisce l’esclusione sistematica dall’istruzione superiore, la confisca delle proprietà e le detenzioni arbitrarie», ha detto il Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’Iran, Mai Sato.

«Mentre i bahá’í di tutto il mondo partecipano alla vita delle loro società e godono della libertà di farlo», ha detto Simin Fahandej, rappresentante della BIC presso le Nazioni Unite in un suo intervento alla tavola rotonda, «in Iran, purtroppo, da oltre 45 anni vengono sistematicamente negati loro quasi tutti i diritti umani. Esistono prove inconfutabili che in Iran la persecuzione nei confronti dei bahá’í è istituzionalizzata dalla legge iraniana, la quale esclude i bahá’í da tutti i settori della vita e rende loro impossibile persino ricorrere alla giustizia.

«L’ex Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o credo ha definito la persecuzione dei bahá’í una delle espressioni più estreme di persecuzione religiosa nel mondo di oggi», ha aggiunto la signora Fahandej.

Il forte supporto delle nazioni ai bahá’í in Iran durante il processo dell’UPR è l’ultimo sviluppo di una straordinaria ondata di sostegno che essi hanno ricevuto negli ultimi mesi. Un ex Relatore speciale delle Nazioni Unite sull’Iran ha descritto questa persecuzione come guidata da “intenti genocidi”. Diversi rapporti della Missione d’inchiesta delle Nazioni Unite sull’Iran evidenziano l’attacco spropositato alle donne bahá’í sin dalla rivolta del 2022, e gettano luce sull’escalation orchestrata della repressione. Inoltre, con un gesto che non ha precedenti, diciotto esperti dell’ONU si sono uniti per pubblicare una lettera congiunta di richiamo all’Iran per il suo operato, mentre l’Abdorrahman Boroumand Center ha pubblicato un agghiacciante resoconto su quarantacinque anni di violenze contro la comunità bahá’í.

A rincarare l’indignazione globale, un nuovo comunicato stampa delle Nazioni Unite condanna l’attacco sistematico alle donne bahá’í, chiedendo un’azione immediata per rispondere a queste violazioni dei diritti umani.

L’intensificarsi dei timori a livello internazionale mette in risalto l’urgenza di proteggere i bahá’í in Iran da un’implacabile campagna di oppressione e violenza.