20 ottobre 2024

Baku, Azerbaigian – Nelle società alle prese in ogni parte del mondo con l’estremismo religioso e lo scetticismo scientifico, l’armonia tra scienza e religione può indicare la direzione verso una pace duratura?

Durante un recente convegno nazionale in Azerbaigian, la questione è stata al centro del dibattito organizzato dalla comunità bahá’í nazionale del Paese in collaborazione con il Comitato di Stato per le Associazioni Religiose.

Il convegno, dal titolo “Pace globale: unità della scienza e della religione”, ha visto riuniti circa 80 partecipanti, tra cui alcuni membri parlamentari, funzionari statali, studiosi, giornalisti e rappresentanti di diverse comunità religiose per una disamina dell’incapacità della scienza e della religione, da sole, di consentire all’umanità di raggiungere la pace; al contrario, è la loro armoniosa integrazione che può fornire le intuizioni e le motivazioni necessarie per un’azione trasformativa.

Ramazan Asgarli, membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í dell’Azerbaigian, ha approfondito il principio dell’armonia tra scienza e religione. “Per pensare alla pace e agire concretamente, noi attingiamo conoscenza da due sistemi: la scienza e la religione”.

Ha inoltre aggiunto: “Mentre uno ci svela i segreti della natura… ci dota del potere di rivelare le cose nel regno materiale attraverso l’indagine intellettuale, l’altro ci aiuta a navigare nella vita e a cercare un significato. … Ma entrambi sono al servizio del benessere umano”.

La pace nel mondo non è solo possibile, bensì inevitabile

Sayavush Heydarov, vice capo del Comitato di Stato per il lavoro con le organizzazioni religiose, ha sottolineato l’importanza del convegno, affermando: “Il nostro mondo sta affrontando innumerevoli sofferenze. Dobbiamo cercare un rimedio per sanarne le ferite e tracciare il cammino verso la pace globale. Durante il percorso dobbiamo considerare attentamente il ruolo svolto dalla scienza e dalla religione nel guidarci verso quella destinazione”.

Asgarli ha presentato la visione del cammino verso la pace citando la compilazione della Casa Universale di Giustizia intitolata “La promessa della pace mondiale”:

“Per la prima volta nella storia è possibile per tutti avere una prospettiva unica sull’intero pianeta, con tutta la sua miriade di popoli diversi. La pace nel mondo non è solo possibile, bensì inevitabile. È la prossima fase dell’evoluzione di questo pianeta”.

Farah Asgarova, moderatrice del convegno e membro dell’Ufficio nazionale per le Relazioni pubbliche, si è soffermata su questa potente asserzione, ponendo l’accento sul fatto che la pace, nella concezione bahá’í, non è semplicemente l’assenza di conflitti. Suo presupposto fondamentale è piuttosto una fondamentale trasformazione delle strutture della società: che sia informata da principi spirituali, come, per esempio, i principi dell’armonia tra scienza e religione, dell’uguaglianza tra donne e uomini e dell’unità del genere umano.

Da sin. a destra: Sayavush Heidarov, vice capo del Comitato di Stato, Farah Asgarova, membro dell’Ufficio bahá’í per le Relazioni pubbliche dell’Azerbaigian e Ramazan Asgarli, membro dell’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’í dell’Azerbaigian.

Affrontare le principali errate convinzioni sulla natura umana

I partecipanti hanno discusso di come il principio dell’armonia tra scienza e religione possa offrire spunti di riflessione a sfide sociali quali la radicalizzazione religiosa.

Asgarli ha sottolineato che questo principio incoraggia un approccio razionale alla comprensione della natura umana e della società, riallacciandosi al contempo a insegnamenti spirituali che affermano il nostro potenziale superiore.

Uno dei principali ostacoli alla pace, ha spiegato, è la prevalente ed errata concezione della natura umana che spesso non viene presa in esame. “Aggressioni e conflitti sono i padroni assoluti dei sistemi sociali, economici e religiosi del mondo”, ha dichiarato, “il che induce molti a credere che tale comportamento sia innato e impossibile da cambiare.

“Questa visione crea contraddizioni nelle relazioni: se da un lato innumerevoli sono le persone di ogni parte del mondo che cercano la pace e l’armonia, dall’altro esse accettano al tempo stesso la concezione di una natura umana intrinsecamente egoista e aggressiva, facendo apparire irraggiungibili il progresso e la pace”.

Asgarli ha presentato un punto di vista alternativo: “Rivalutando la natura umana e considerandola capace di nobiltà e pace, possiamo fare in modo di allineare le nostre strutture sociali e i nostri sistemi educativi ad una concezione nettamente diversa del potenziale umano e in grado di creare le condizioni sociali per alimentare la pace piuttosto che il conflitto”.

Da questa immagine dei partecipanti al convegno si possono riconoscere i rappresentanti della BIC, Daniel Perell (in alto a sin.) dell’Ufficio di New York e Bani Dugal, principale Rappresentante della BIC presso le Nazioni Unite.

Un punto di svolta nel discorso a livello nazionale

I partecipanti hanno osservato che il convegno ha consentito a un forum speciale a livello nazionale di riflettere sulla costruzione della pace attraverso diverse prospettive, fornendo uno spunto essenziale nell’approfondire il dibattito in corso nel Paese sull’armonia e il progresso della società.

Yadigar Mammadli, capo del Dipartimento dei Media presso il Centro Internazionale per il Multiculturalismo di Baku, ha messo in risalto l’importanza di dibattiti inclusivi. Ha affermato: “La sicurezza e la salvezza del genere umano si trovano nella pace globale. Come la costruiremo? Dobbiamo parlarne da diverse prospettive. Ringrazio la comunità bahá’í per questa iniziativa così coraggiosa”.

Il convegno ha anche stimolato una riflessione sul ruolo delle comunità religiose nel promuovere la pace. Turan Irfan, studioso di religioni, ha osservato: «Sono molto contento che i bahá’í [dell’Azerbaigian] abbiano avviato una discussione su un argomento così impegnativo e ne abbiano fatto il fulcro di una conversazione più ampia».

L’impatto del convegno proseguirà oltre l’evento stesso, con progetti che sono già in corso, al fine di portare avanti questi dibattiti in contesti più ristretti durante tutto l’arco di quest’anno, e che culmineranno in un secondo seminario sul tema dell’armonia tra scienza e religione l’anno venturo.