28 agosto 2024

Tra incessanti sfide sociali si sta svolgendo nel cuore dello Yemen una straordinaria storia di speranza e trasformazione. Nonostante le persecuzioni, la comunità bahá’í nazionale ha risposto con un risoluto impegno per la pace, l’unità e il miglioramento della società. Il recente rilascio dei restanti quattro di un gruppo di 17 bahá’í, sequestrati a Sana’a nel maggio dello scorso anno, non solo segna un momento pregnante per i bahá’í dello Yemen, ma mette anche in risalto la loro resilienza.

Nella foto appaiono gli ultimi quattro bahá’í yemeniti, dapprima ingiustamente incarcerati e solo nei giorni scorsi rilasciati. Da sin. a ds.: Abdul-elah Al-Boni, Ibrahim Ahmad Juail, Muhammad Bashir Al-Dubai e Hassan Tariq Thabet Al-Zakari.

Una visione di unità nel bel mezzo delle avversità

“Il nostro villaggio, un tempo prigioniero della miseria e dello sconforto, era come se fosse morto e noi eravamo alla disperata ricerca di un vero cambiamento”, ha raccontato una donna di un villaggio settentrionale dello Yemen. “In molte riunioni all’interno del villaggio, l’unico argomento in discussione riguardava il conflitto, la guerra e chi si era o si sarebbe unito ai combattimenti”.

Commentando gli effetti trasformativi dell’impegno bahá’í per la costruzione di comunità, ha aggiunto: “Ma ora possiamo tutti constatare che il nostro villaggio è permeato di nuova vita”.

Per oltre un decennio i bahá’í yemeniti hanno subito arresti, reclusioni e l’incitamento pubblico alla violenza contro di loro. Un episodio particolarmente deplorevole si è verificato durante il congresso nazionale bahá’í dell’anno scorso a Sanaa, dove uomini armati hanno fatto una violenta irruzione nel raduno, arrestando 17 bahá’í, donne e uomini, giovani e vecchi. Erano persone che stavano semplicemente adempiendo ad un proprio dovere sacro, comune ai bahá’í di oltre 170 Paesi: eleggere il proprio organo di governo nazionale e consultarsi sui contributi della loro comunità al progresso della società.

Questi bahá’í, nonostante le gravi pressioni subite durante la reclusione trascorsa in condizioni molto precarie, come per esempio la frequentazione forzata di “corsi culturali” volti a far sì che ricusassero la loro fede, sono rimasti saldi nel loro credo. Col tempo sono stati rilasciati uno dopo l’altro: la loro resilienza è una testimonianza della forza delle loro convinzioni.

Di fronte alle continue sfide e restrizioni, la risposta della comunità bahá’í è stata quella di tendere la mano ai propri concittadini, promuovere amicizie e servire instancabilmente per il bene comune. Questo orientamento, radicato nell’insegnamento di Bahá’u’lláh che “la Terra è un solo Paese, e l’umanità i suoi cittadini”, ha iniziato a rimodellare il tessuto delle loro vite. Lungi dal chiudersi nel silenzio, hanno continuato a tradurre la fede in un mondo pacifico in azioni volte a elevare i loro concittadini.

I giovani: all’avanguardia della trasformazione sociale

Un gruppo di giovani che partecipava ai programmi bahá’í di educazione morale e spirituale di una certa località si è assunto l’impegno di ripristinare un serbatoio vitale, ma abbandonato, d’acqua. Guidati dal principio bahá’í dell’armonia tra il genere umano e la natura, si sono consultati con gli anziani della comunità, hanno mobilizzato i loro compagni e trasformato quello che poteva apparire come un semplice lavoro di pulizia in una potente dimostrazione di azione collettiva.

“Mentre lavoravamo insieme, qualcosa è cambiato”, ha riferito uno dei giovani partecipanti. “Non si trattava più solo dell’acqua. Abbiamo visto come, uniti, potevamo occuparci di molte delle sfide che la nostra comunità ha dovuto affrontare”. Questo progetto non solo ha restituito una risorsa essenziale, ma ha sviluppato tra i giovani anche un nuovo senso di speranza e di responsabilità comune.

Le donne: catalizzatrici del progresso collettivo

In un altro villaggio, un gruppo di giovani donne ispirate dall’insegnamento bahá’í sull’uguaglianza tra donne e uomini sta ridefinendo il proprio ruolo nella società. Dopo aver completato un programma di formazione messo a disposizione da un’organizzazione per lo sviluppo sociale ed economico di ispirazione bahá’í, la Fondazione d’Eccellenza per lo Sviluppo sociale, queste donne hanno scelto di rimanere nel loro villaggio, nonostante la maggior parte dei giovani lo abbandoni, e di contribuire al progresso della loro comunità.

Lavorando a fianco degli anziani del villaggio, hanno affrontato i pressanti problemi che da tempo affliggevano la loro comunità. Una delle iniziative si è occupata dei problemi cronici agli occhi causati dalla polvere e dall’accessibilità ad acqua pulita. “Abbiamo visto i nostri vicini soffrire inutilmente”, ricordava una delle giovani donne coinvolte nell’iniziativa. “Sapevamo di dover agire”.

Il gruppo ha organizzato una campagna sanitaria e ha portato medici volontari per le cure oculistiche a tutto il villaggio. Ma non si sono fermati qui. Riconoscendo la necessità di cure continue, hanno realizzato un piccolo kit di pronto soccorso con le fondamentali scorte mediche e con ogni famiglia che contribuiva come poteva. “Abbiamo affidato le scorte a una donna anziana e rispettata da tutti”, ha spiegato la giovane. Per quanto piccolo il passo, ora questa iniziativa ha reso alla portata di tutti nel villaggio le cure oculistiche di base.

Il loro operato si estende anche all’educazione. La mancanza di strutture igienico-sanitarie adeguate nella scuola locale aveva costretto molte ragazze ad abbandonare gli studi, spesso portando a matrimoni precoci. I partecipanti al programma della Fondazione sono passati all’azione. Dopo essersi consultati con il preside, hanno risistemato l’unico gabinetto della scuola e organizzato un sistema in base al quale le famiglie si sarebbero alternate settimanalmente per la fornitura di acqua.

Ciò ha spinto un maggior numero di ragazze a frequentare regolarmente la scuola. Un modesto intervento che ha aperto un mondo di possibilità a queste giovani donne.

L’impatto di queste iniziative trascende i miglioramenti sul piano fisico. Grazie agli incontri riservati ad un confronto settimanale, le donne promuovono il dibattito su questioni critiche come il matrimonio precoce e l’educazione delle donne. “Ho visto ragazze timide trasformarsi in educatrici sicure di sé delle più giovani e diventare organizzatrici di iniziative di azione sociale”, ha affermato una delle partecipanti al programma.

Un viaggio collettivo verso la pace

L’impatto di questo lavoro alla base non è passato inosservato. Molti capi tribali dello Yemen, che rappresentano un’istituzione sociale profondamente radicata, si sono schierati in solidarietà con la comunità bahá’í. In una autorevole dichiarazione, hanno affermato che i bahá’í sono parte integrante della società yemenita e incarnano la lunga tradizione di coesistenza religiosa del Paese.

Questo riconoscimento si estende a livello nazionale, grazie all’Ufficio bahá’í per le Relazioni pubbliche, che sta contribuendo al dibattito sul futuro dello Yemen. In una serie di tavole rotonde, l’Ufficio ha analizzato la diversità del Paese quale fonte di forza piuttosto che di divisione.

Nader Al-Sakkaf, direttore dell’Ufficio, ha così descritto questa visione: “La società yemenita è come un magnifico puzzle. Quando manca un pezzo, per noi è difficile progredire”. Questa prospettiva, radicata nel principio bahá’í dell’unità nella diversità, sta contribuendo a plasmare una nuova narrazione dell’inclusività per il futuro dello Yemen.

Un faro di speranza

La storia della comunità bahá’í dello Yemen è ben più che un racconto sulla perseveranza di fronte alle avversità.

È una testimonianza del potere trasformativo di un orientamento spirituale verso il progresso sociale. Con il loro operato, i bahá’í yemeniti stanno dimostrando che, anche nelle circostanze più difficili, i principi di unità, uguaglianza e servizio disinteressato possono generare potenti ondate di cambiamento positivo che si estendono ben oltre la loro ristretta cerchia.

Come ha commentato un membro della comunità, “Non stiamo solo costruendo comunità migliori, stiamo promuovendo una visione di ciò che lo Yemen può essere. È un futuro nel quale ogni persona, indipendentemente dalla propria estrazione, può contribuire al nostro progresso collettivo”.

In questa visione si trova un potente messaggio di speranza, non solo per lo Yemen, ma per un mondo alla ricerca di nuove vie verso la pace e l’unità.