BIC GINEVRA – La Baha’i International Community ha confermato che sei eminenti baha’i sono stati rilasciati dal carcere dopo essere stati ingiustamente detenuti per diversi anni dalle autorità Houthi a Sana’a, Yemen.

I sei bahai, il signor Hamed bin Haydara, i signori Waleed Ayyash, Akram Ayyash, Kayvan Ghaderi, Badiullah Sanai e Wael al-Arieghie, si trovano in un luogo sicuro dove potranno riprendersi dopo aver sopportato condizioni estremamente difficili per periodi da tre a quasi sette anni di carcere.

Sei baha’i si trovano in un luogo sicuro dove potranno riprendersi dopo aver sopportato condizioni estremamente difficili per periodi da tre a quasi sette anni di carcere. Nella foto da sinistra a destra: fila dietro: signor Waleed Ayyash e signor Wael al-Arieghie; fila centrale: signor Akram Ayyash, signor Kayvan Ghaderi e signor Hamed bin Haydara; prima fila: signor Badiullah Sanai. Nella foto è presente anche la moglie del signor Sanai, la signora Faezeh Sanai.

Dopo il loro rilascio, la Baha’i International Community ha chiesto la revoca di tutte le accuse nei confronti di queste sei persone e degli altri baha’i accusati, la restituzione dei loro beni e proprietà e, soprattutto, la salvaguardia per tutti i baha’i nello Yemen del diritto di vivere secondo le proprie convinzioni religiose senza rischi di persecuzione.

«Accogliamo con piacere le liberazioni di oggi, ma siamo sempre molto preoccupati», ha affermato Diane Ala’i, rappresentante della Baha’i International Community. «Mentre nello Yemen si continua a cercare una pace sociale duratura, i baha’i devono poter praticare la propria fede in sicurezza e libertà come tutti gli yemeniti, in linea con i principi universali della libertà di religione e di credo. Così non potrà essere fino a quando le accuse non saranno revocate».

«La Baha’i International Community esprime la sua gratitudine all’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen e all’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ringraziamo anche i governi e le organizzazioni non governative che ci hanno sostenuti durante questo processo».

Antefatti

Il signor Haydara, ingegnere, è stato arrestato a causa delle sue convinzioni religiose sul posto di lavoro nel dicembre 2013. Dopo un lungo caso giudiziario durante il quale non è stato celebrato alcun giusto processo, è stato condannato a morte nel 2018. Il suo ricorso in appello è stato respinto nel 2020.

Il signor Ghaderi, project officer, è stato arrestato nel 2016 nel corso di un raid durante una riunione. Il signor Waleed Ayyash, capo tribale yemenita, è stato arrestato nell’aprile 2017 mentre si recava a Hudaydah ed è stato confinato in un luogo sconosciuto. Il signor Al-Arieghie, attivista dei diritti civili, è stato rapito dalle autorità di Sana’a il mese dopo e il signor Sana’i, importante ingegnere civile nello Yemen alla fine degli anni ‘60, è stato arrestato davanti al suo posto di lavoro. Il signor Akram Ayyash, dirigente di un’organizzazione no profit, è stato arrestato nell’ottobre 2017 nel corso di un raid delle forze di sicurezza durante una celebrazione baha’i. Nel settembre 2018, essi sono stati incriminati in base ad accuse infondate assieme ad altri diciannove baha’i durante un’udienza a Sana’a.

I sei prigionieri sono stati liberati dopo quattro mesi dall’intervento televisivo del signor Mahdi Al Mashat, presidente del Consiglio politico supremo di Sana’a, a fine marzo 2020, che ordinava il rilascio di tutti i prigionieri baha’i e il perdono per il signor Haydara.