Chicago, Stati Uniti – Una dichiarazione pubblica sui pregiudizi razziali e sui principi spirituali essenziali per il progresso verso la pace diramata giorni fa dall’Assemblea Spirituale Nazionale baha’i degli Stati Uniti ha già stimolato un’importante riflessione in tutto il Paese.
La dichiarazione arriva in un momento in cui recenti tragedie e una lunga storia si sono intrecciate portando alla ribalta negli Stati Uniti e in tutto il mondo il razzismo contro i neri e altre forme di pregiudizio.
«La creazione di una società giusta incomincia dal riconoscimento della verità fondamentale che l’umanità è una sola. Ma non basta semplicemente crederlo nel proprio cuore. Questa verità crea l’imperativo morale di agire e di vedere tutti gli aspetti della nostra vita personale, sociale e istituzionale attraverso la lente della giustizia. Implica un riordino della nostra società così profondo da non avere precedenti. E richiede la partecipazione degli americani di ogni razza e provenienza, perché solo con una partecipazione così inclusiva potranno emergere nuovi indirizzi morali e sociali».
La dichiarazione è stata rilasciata il 19 giugno, una data tradizionalmente dedicata alla commemorazione della fine dello schiavismo negli Stati Uniti. Inizialmente pubblicata sul Chicago Tribune, è apparsa anche in decine di altre testate, raggiungendo persone d’ogni genere.
Giovani di tutto il Paese hanno cercato di capire come la dichiarazione possa aiutarli nel loro sforzo di contribuire a una maggiore armonia e comprensione tra i loro connazionali. I partecipanti a un recente forum nazionale sull’unità razziale hanno tratto spunto dalla dichiarazione per chiarire le loro discussioni.
Lo scritto dell’Assemblea Nazionale è un messaggio di speranza, che parla di ciò che occorre per affrontare le cause profonde del razzismo: uno sforzo persistente e concertato guidato dal riconoscimento della verità fondamentale che la famiglia umana è una sola.
Questo punto di vista scaturisce dall’esperienza di una comunità nazionale baha’i nella quale, sin quando nacque alla fine del XX secolo, persone di origine non solo africana ed europea ma anche del resto del mondo si sono unite per lavorare per l’eliminazione del pregiudizio razziale.
May Lample dall’Ufficio degli affari pubblici baha’i afferma che questo messaggio risponde a profonde domande che le persone pongono. «Noi americani ci chiediamo che cosa sia la nostra società. In che cosa crediamo e che cosa siamo disposti a tollerare? Per quanto tempo ancora permetteremo che questa sofferenza continui prima di agire per apportare cambiamenti sostanziali? “
P.J. Andrews, anche lui dell’Ufficio, afferma: «Nella cultura della “diversità negativa” nella quale viviamo, la diversità può essere vista come fonte di debolezza. Ma in verità essa è una fonte di ricchezza. L’unità nella diversità è qualcosa che rafforza spiritualmente la società».
Parlando delle circostanze attuali, Anthony Vance, direttore dell’Ufficio degli affari pubblici, afferma: «È straordinario che in poche settimane le richieste di giustizia razziale non solo si siano fortemente rinnovate, ma vengano proposte con una molto più ampia base di supporto in tutta la popolazione americana. Con gli smartphone pronti dappertutto a registrare ciò che accade, le ingiustizie di cui la comunità nera ha parlato per generazioni sono diventate un fatto indiscutibile. Cospicui segmenti della società hanno preso coscienza di questa realtà a un livello in cui l’inazione diventa insostenibile. Nel cogliere questa opportunità di agire, i baha’i cercano di avviare o rafforzare attività, di apprendere e di pensare in modo sistematico e, forse la cosa più importante tutte, di perseverare molto a lungo per fare progressi duraturi verso la giustizia e l’unità».