1° agosto 2023
Sono trascorse solo poche settimane dal lancio e la campagna #OurStoryIsOne ha già ottenuto una risposta mondiale straordinaria, suscitando livelli di sostegno mai visti prima e raggiungendo diverse centinaia di milioni di visualizzazioni sui media tradizionali e sui social. La campagna ha subito un ulteriore slancio in seguito alle innumerevoli dichiarazioni da parte di alcuni rappresentanti delle Nazioni Unite, dignitari d’alto livello, autorità governative, parlamentari, premi Nobel per la pace, artisti, personalità di spicco, opinione pubblica e prigionieri di coscienza in Iran.
Il tema della campagna ruota attorno al concetto di destino collettivo, amplificando gli appelli all’unità e chiedendo ad ognuno di considerarsi come un filo essenziale di un arazzo raffigurante un gruppo eterogeneo ma unico e interconnesso. La campagna, della durata di un anno, lancia un potente messaggio: condividere l’aspirazione per i fondamentali valori e principi, in particolare la realizzazione dell’uguaglianza tra donne e uomini, e una visione comune per un futuro prospero.
“Quarant’anni fa quando in Iran, nella città di Shiraz, vennero giustiziate brutalmente dieci donne e ragazze per il loro credo nella Fede bahá’í, il governo iraniano riteneva di aver cancellato i loro nomi dalla storia”, afferma Simin Fahandej, rappresentante della Bahá’í International Community (BIC) presso la sede di Ginevra delle Nazioni Unite.
“Non si rendevano conto”, prosegue, “che quell’atto spietato, dopo qualche decennio, avrebbe invece innescato un movimento di unità, facendo conoscere i loro nomi dappertutto come simboli mondiali di impegno per il principio dell’uguaglianza, e inducendo milioni di persone non solo in Iran ma in tutto il mondo a considerare propria la storia di queste donne. La campagna “Our Story Is One” riecheggia le aspirazioni più profonde delle popolazioni di ogni parte del mondo di richiamarsi all’unità piuttosto che alla divisione e di riconoscere l’interconnessione delle nostre storie. Che l’ingiustizia e lo spargimento di sangue innocente alla fine non trionferanno, è un forte messaggio inviato al governo iraniano”.
Il 18 giugno la BIC ha lanciato per un anno la campagna mondiale #OurStoryIsOne in onore del 40° anniversario dell’esecuzione, a Shiraz in Iran, delle 10 donne bahá’í che sono state tutte impiccate nel corso di una notte a causa del loro credo. L’anniversario e la campagna sono stati dedicati a tutte le donne iraniane che, indipendentemente dalla proprio fede ed estrazione, hanno fortemente desiderato l’uguaglianza di genere nel Paese e continuano a lottare per la giustizia.
La campagna ha richiesto, tra l’altro, contributi artistici, dichiarazioni pubbliche ed eventi commemorativi per onorare le dieci donne bahá’í e tutte le donne dell’Iran. I contributi continuano ad affluire e vengono pubblicati quotidianamente sulla pagina Instagram della campagna.
La campagna #OurStoryIsOne ha finora ottenuto circa 250 milioni di visualizzazioni in più di 33 lingue diverse. Il 18 giugno scorso, è stata l’evento trend per due ore sui social media dell’Iran e di altri otto Paesi di quattro continenti: Australia, Canada, India, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera e Regno Unito.
Tra i punti salienti della campagna figuravano: un’infinità di eventi e commemorazioni a livello mondiale in onore delle dieci donne e di tutte le altre donne dell’Iran; una profusione di contributi artistici da parte di persone di tutto il mondo; dichiarazioni pubbliche di personalità di rilievo; copertura mediatica e documentari prodotti appositamente per l’anniversario e la campagna.
Quanto segue è solo un saggio del responso ottenuto dalla campagna #OurStoryIsOne, potrete trovare ulteriori informazioni sui contributi in questo articolo della BIC .
Un’infinità di eventi e commemorazioni a livello mondiale
In una espressione globale di unità ispirata dalla campagna, si sono svolti e continuano a svolgersi in ogni parte del mondo eventi a livello internazionale, nazionale e locale.
Presso la Central Hall Westminster di Londra si è tenuto un evento commemorativo mondiale ospitato congiuntamente dalla BIC e dall’Ufficio bahá’í per le Relazioni pubbliche del Regno Unito. L’evento ha visto riuniti 150 partecipanti, tra cui autorità governative, funzionari delle Nazioni Unite, rappresentanti di organizzazioni internazionali della società civile, i principali difensori dei diritti umani e giornalisti di diversi Paesi.
Durante una sessione del Parlamento europeo, grande risalto è stato dato all’esecuzione delle dieci donne e i parlamentari hanno ascoltato la testimonianza dal vivo di un famigliare di una delle 10 donne. Il presidente della delegazione, Cornelia Ernst, e il vicepresidente, Bart Groothuis, hanno entrambi sottolineato quanto fossero toccati dalla storia delle donne ed espresso la loro preoccupazione per la situazione in cui si trovano attualmente i bahá’í.
Il messaggio della campagna ha trovato ulteriore diffusione in tutto il mondo attraverso un’infinità di eventi a livello nazionale e locale. Nel celebrare la vita delle dieci donne e di tutte le donne iraniane nella lotta per l’uguaglianza, ogni evento ha dato espressione a straordinarie culture nazionali e locali.
Per commemorare l’anniversario delle dieci donne bahá’í, sono stati organizzati raduni in Austria , Brasile , Canada , Repubblica Ceca , Finlandia , Francia , Germania , India, Irlanda , Kuwait , Lussemburgo , Paesi Bassi , Nuova Zelanda , Norvegia , Portogallo , Samoa , Slovacchia , Sud Africa, Spagna , Svezia , Timor Leste , Regno Unito e Stati Uniti.
In concomitanza con un evento organizzato per la campagna, la più grande libreria della Slovacchia ha ospitato una mostra sulle donne bahá’í, con dipinti e opere d’arte ricevuti per la diffusione del messaggio “Our Story Is One”.
Si sono svolte commemorazioni presso le Case di culto bahá’í di Sydney, Australia ; Santiago del Cile ; Francoforte, Germania ; Nuova Delhi, India ; e Wilmette, Stati Uniti, durante le quali ci sono stati interventi da parte di autorità governative e parlamentari, personalità di spicco, nonché esibizioni artistiche, con musica e storie raccontate da alcuni famigliari delle 10 donne.
In occasione del raduno tenutosi a Wilmette, negli Stati Uniti, Jan Schakowsky, membro del Congresso degli Stati Uniti, ha dichiarato: “Mi sento fortemente ispirato e tonificato da ciò che ho già sentito oggi e da ciò che ho sentito in passato sul messaggio da voi portato avanti quali membri della Fede bahá’í”.
Dichiarazioni pubbliche di personaggi illustri
In una coinvolgente dimostrazione del successo ottenuto dal messaggio, centinaia di personaggi di spicco hanno fatto eco all’appello di “Our Story Is One”, invitando a un’ampia partecipazione alla campagna. Sulle ali dell’entusiasmo, il sostegno apportato da queste autorevoli figure ha messo in evidenza il potenziale della campagna per creare un discorso globale e unito sulla parità di diritti tra donne e uomini.
Tra le personalità di spicco che hanno dato il proprio sostegno figurano alcune autorità governative, parlamentari, funzionari delle Nazioni Unite, attivisti, giornalisti, artisti e leader dei diritti umani di tutto il mondo.
Cinque donne Premio Nobel hanno prestato la loro voce alla campagna rilasciando una dichiarazione congiunta , nella quale si afferma che i sacrifici delle dieci martiri “hanno ispirato una nuova generazione di donne che si rifiutano di essere messe a tacere e sono disposte a sopportare grandi difficoltà per vivere in un Iran più prospero ed equo. La storia della resilienza delle donne iraniane di fronte alle persecuzioni è una storia comune, che trascende i confini della fede e del contesto”.
Il Ministro degli Esteri della Nuova Zelanda, Nanaia Mahuta, ha rilasciato una dichiarazione per la campagna in cui ha elogiato le dieci donne bahá’í giustiziate per “aver rifiutato di rinunciare al proprio credo”, dando grande risalto al loro sacrificio e al loro coraggio. Il popolo neozelandese si è schierato con il popolo iraniano, ha detto, “soprattutto in favore degli oppressi da parte della Repubblica islamica” e ha esortato “al rispetto delle minoranze religiose ovunque”.
Il commissario per i diritti umani dell’Australia, Lorraine Finlay, ha detto delle dieci donne che la loro “memoria viene onorata da coloro che continuano a cercare la parità di genere e la giustizia in #Iran e in tutto il mondo”.
Anche alcuni membri del Parlamento europeo, leader della società civile e attivisti per i diritti umani in Europa hanno rilasciato dichiarazioni. Gli eurodeputati Frances Fitzgerald , Rasa Juknevičienė , Antoni Comin , Hannah Neumann , Sirpa Pietikäinen , Salima Yenbou e Isabel Wiseler hanno espresso pubblicamente il proprio sostegno alla campagna.
La signora Juknevičienė , ha detto che, malgrado siano trascorsi 40 anni da quando il governo iraniano “in una sola notte impiccò dieci donne bahá’í”, ciò rappresenta ancor oggi un “orrore vissuto dalle donne in Iran”. La signora Pietikäinen ha dichiarato: “Rimarremo unite alle donne bahá’í iraniane nella lotta per i loro diritti”.
L’ inviata speciale dei Paesi Bassi per la libertà di religione o credo, Bea ten Tusscher, è stata tra coloro che, attraverso alcune dichiarazioni nel loro Paese, hanno prestato la loro voce a sostegno della campagna.
Anche in Austria la campagna ha raccolto un importante supporto. Tre membri del Parlamento — Martin Engelberg , Hans Stefan Hintner e Robert Laimer — insieme al Presidente di PEN Austria , hanno fortemento rimarcato la propria solidarietà. La diplomatica austriaca, Shoura Hashemi, ha twittato il suo sostegno , sottolineando che, attualmente persone di ogni credo, sia donne che uomini, stanno lottando con passione per la libertà in Iran. Cornelia Pessenlehner, presidente di Business and Professional Women Austria, ha espresso il suo sostegno a favore della campagna.
In un commovente tributo, la senatrice canadese Marilou McPhedran ha dichiarato: “Nel 40° anniversario delle dieci donne bahá’í in Iran, siamo uniti nell’onorare la loro memoria e le innumerevoli altre donne iraniane di ogni fede che hanno sacrificato le loro vite per la giustizia e l’uguaglianza. La loro resilienza di fronte a avversità inimmaginabili serve da faro perenne di coraggio e di forza. Possano i loro sacrifici… rappresentare un potente invito all’azione affinché ciascuno di noi sia solidale con coloro che ancora oggi si trovano a subire le persecuzioni”.
In Germania, numerosi parlamentari e membri della Camera dei rappresentanti, Renata Alt , Franziska Kersten , Petra Pau , Pippa Schneider , Anne Shepley e Carsten Schatz hanno rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno della campagna. La signora Kersten ha parlato di una delle dieci donne, Roya Eshraghi, dicendo: “Roya, che è stata giustiziata insieme con sua madre e solo due giorni dopo il padre, studiava scienze veterinarie proprio come me, fino a quando è stata espulsa dall’università a causa del suo credo religioso. ” Carsten Schatz ha dichiarato: “Sostengo la campagna #OurStoryIsOne per onorare le donne giustiziate e la lunga lotta per la parità di genere delle donne di ogni fede ed estrazione”.
Altri esponenti dei governi di Brasile , Canada e India hanno altresì espresso il loro sostegno.
Ahmed Shaheed , ex incaricato speciale delle Nazioni Unite sia per i diritti umani in Iran che per la libertà di religione o credo, ha detto di sentirsi vicino a “tutti i difensori dei diritti umani che onorano la memoria delle dieci nobili e coraggiose donne bahá’í di Shiraz, che 40 anni fa hanno pagato con la propria vita.” Javaid Rehman , attuale incaricato speciale per diritti umani in Iran, ha affermato nella sua dichiarazione che “oggi onoriamo la memoria di dieci donne bahá’í di Shiraz che hanno compiuto l’estremo sacrificio per il loro credo”.
In Norvegia, il sostegno è stato di alto livello: il Presidente del parlamento norvegese, Masud Gharahkhani , e Mona Fagerås, anch’essa membro del parlamento, hanno espresso il loro sostegno ai bahá’í in Iran e alla campagna “OurStoryIsOne”.
Nelle settimane che hanno preceduto la campagna, il rappresentante dei bahá’í norvegesi si è presentato in parlamento per illustrare l’atroce esecuzione delle dieci donne e la campagna mondiale in loro onore.
Anche una serie di altri leader e organizzazioni della società civile hanno aderito alla campagna, tra questi Amnesty International , tramite i suoi uffici o rappresentanti in Australia , Spagna e Svezia , Combat Antisemitism , Citizens for Global Solutions , Stop Femicide Iran , Christian Solidarity Worldwide , Open Doors International , Diritti Umani Senza Frontiere , CAP pour la Liberté de Conscience , Religions for Peace , Alleanza delle Donne FoRB , Gruppo Donne del Brasile , l’Associazione delle donne iraniane in Australia, Society for Threatened Peoples , Human Rights Defense International in India , Stefanus Alliance in Norvegia e altri.
Significativo è stato il sostegno esternato da alcune figure di spicco e illustri personalità iraniane. Le loro profonde e commoventi espressioni di solidarietà non solo hanno riconosciuto i quarant’anni di persecuzioni nei confronti dei bahá’í, ma hanno altresì elogiato l’appello della campagna a riconoscere l’interconnessione tra i gruppi e una visione della società grazie alla quale tutti, indipendentemente dalla fede, dall’estrazione e dal genere, abbiano pari opportunità nel partecipare alla sua costruzione.
Il premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi , ha affermato in una dichiarazione video: “Proprio come un virus che si propaga attraverso il corpo se non viene prevenuto, se noi non fermiamo un crimine contro un particolare gruppo, si diffonderà ad altri gruppi. Questo è ciò che vediamo con i bahá’í in Iran e le dieci donne bahá’í giustiziate 40 anni fa per il loro credo. Le ingiustizie che vediamo oggi in Iran contro tutti i gruppi sono il risultato della nostra mancata opposizione all’ingiustizia contro i bahá’í. Dobbiamo opporci alla discriminazione e all’ingiustizia nei confronti di chiunque e ovunque, questo è il messaggio che la campagna “Our Story Is One” cerca di trasmettere. In effetti, chiunque siamo, da qualsiasi gruppo proveniamo, la nostra storia è una sola”.
Il famoso avvocato iraniano per i diritti umani Mehrangiz Kar ha rilasciato due dichiarazioni pubbliche, osservando: “come si possono riempire gli spazi vuoti lasciati in questo mondo da dieci giovani e pie donne? Gli iraniani hanno guidato una rivoluzione [nel 1979] per consentire l’uccisione dei bahá’í? O perché tutti gli iraniani potessero vivere in maggiore sicurezza e prosperità? Potremmo non essere state testimoni, il giorno in cui hanno ucciso dieci giovani donne bahá’í, ma dopo averne sentito parlare, siamo diventate testimoni e tuttavia siamo rimaste in silenzio. Questo silenzio ha fatto pagare anche a noi un prezzo. Facciamo un patto con noi stessi che non rimarremo mai più in silenzio di fronte ai crimini di un governo”.
Ladan Boroumand , illustre attivista e uno dei fondatori del Centro per i Diritti umani Abdorrahman Boroumand Rights in Iran, ha pubblicato numerosi tweet , affermando con un linguaggio potente ed emotivo: “La nostra storia è una: l’abbiamo appreso dai nostri connazionali bahá’í . Il loro abominevole calvario nella Repubblica islamica dell’Iran è diventato lo specchio in cui noi, comuni cittadini iraniani, ci guardiamo e vediamo i nostri difetti. Con nobiltà d’animo loro ci raccontano #OurStorylsOne , e noi sappiamo perché la loro storia è diventata la nostra storia: perché siamo rimasti spettatori indifferenti quando tutto è cominciato.
Touraj Atabaki, eminente storico e professore, ha detto: “Alziamo la nostra voce per chiedere giustizia per i bahá’í”, mentre Parastou Forouhar, ben nota artista iraniana, ha affermato in modo toccante: “La nostra storia è una: diventiamo un balsamo per le sofferenze gli uni degli altri”.
Nazanin Boniadi , attrice anglo-iraniana e attivista per i diritti umani, ha espresso attraverso numerosi tweet il proprio sostegno alla campagna, definendo la storia delle dieci bahá’í “#OurStoryIsOne è davvero straziante”.
In un video è stato descritto un personaggio di fantasia – una giovane donna britannica – che viene arrestata, messa in prigione e condannata a morte per le sue convinzioni; ciò crea un parallelo tra la sua vita e quella delle dieci donne, per consentire a un pubblico che non ha familiarità con una simile realtà di comprendere meglio la storia.
Gli iraniani si sono uniti alla campagna persino a partire dal cuore stesso della repressione iraniana, dall’interno delle carceri. Dalla prigione di Evin, Nargess Mohammadi , importante attivista per i diritti umani attualmente in carcere, ha coraggiosamente postato due messaggi di sostegno.
Sia dentro che fuori dal Paese, altre migliaia di iraniani si sono uniti alla campagna attraverso esaurienti tweet e messaggi. Un tweet diceva: “La nostra storia è una delle più belle storie brevi di amore ed empatia di un popolo con diverse fedi che vivono fianco a fianco”.
Copertura mediatica e documentari prodotti in loro onore
In un’ulteriore dimostrazione di sostegno globale, anche i principali media di tutto il mondo, dalla televisione alla radio e alla stampa, hanno dato copertura della campagna. Attraverso storie toccanti sulle dieci donne, interviste avvincenti con alcuni loro famigliari e un’ampia copertura degli eventi commemorativi, hanno dipinto un quadro completo del significato della campagna #OurStoryIsOne, ampliandone la portata a milioni di altre persone in tutto il mondo.
Televisione e carta stampata hanno notevolmente amplificato in tutto il mondo la visibilità della campagna. Si stima che attraverso i media tradizionali la campagna abbia raggiunto diverse centinaia di milioni di persone.
La NBC , un’importante emittente statunitense, ha mandato in onda un pezzo di grande impatto sulle esecuzioni con interviste ai famigliari.
Tra gli altri organi d’informazione del mondo che hanno richiamato l’attenzione sulla campagna vi sono: la francese Agence-France Presse e Radio France International ; le canadesi CBC , CTV e Global News; il britannico The Telegraph ; l’emittente nazionale austriaca ORF ; Il principale quotidiano norvegese Vårt Land ; i tedeschi Deutsche Welle , Die Welt , WDR e Deutschlandfunk ; gli spagnoli El País , El Mundo e RTVE Canal 24 ; Tageblatt del Lussemburgo ; l’australiana Vision Australia ; Taasir Urdu Daily dell’India , Newsinc24 , Third Eye World News , Right Media , Bhopal News , OpIndia , ETV Bharat Urdu e Arunachal Observer; Newswav della Malesia ; Noviny TV della Slovacchia ; Milenio del Messico e la rivista neozelandese Stuff .
La televisione in lingua persiana, nonché i canali radio digitali e satellitari hanno trasmesso più di 65 programmi TV e servizi radiofonici, alcuni con sottotitoli in inglese, tra questi il documentario Before Sunrise .
Numerosissimi i contributi artistici da parte di persone di ogni parte del mondo
L’invito a dare un contributo artistico alla campagna ha altresì originato una straordinaria serie di opere artistiche.
Dalla Francia una canzone in commemorazione delle dieci donne bahá’í di Shiraz come simboli di luce e barlumi di speranza.
In un cortometraggio lussemburghese, sono i famigliari che ricordano due delle donne impiccate in una sola notte.
Un coro giovanile di Toronto, in Canada, esegue la canzone “Mona with the Children” insieme al compositore. La canzone è stata uno dei migliori video musicali del 1985 e commemora la vita di Mona Mahmoudnejad, che venne giustiziata il 18 giugno 1983 all’età di 17 anni insieme ad altre 9 donne per la fede nella giustizia e nell’uguaglianza.
Due artisti canadesi hanno realizzato un’animazione di una poesia narrata in onore dei sacrifici compiuti da tutte le donne che oggi stanno vincendo la sopraffazione.
Un compositore canadese ha scritto una canzone per la campagna #OurStoryIsOne.
Un musicista ha pubblicato una canzone in persiano intitolata “Our Story Is One” e ispirata alla vita delle donne bahá’í di Shiraz.
Una canzone e un video musicale sono stati realizzati da un musicista nigeriano in onore delle dieci donne bahá’í e della campagna #OurStoryIsOne .
I bahá’í francesi hanno prodotto un film invitando gli spettatori a contribuire alla campagna #OurStoryIsOne.
È stato prodotto un cortometraggio in arabo, in onore e commemorazione dei sacrifici e del coraggio delle dieci donne bahá’í.
In Austria, una musicista ha composto una canzone in onore delle dieci donne bahá’í, in cui si domanda: “È un crimine essere donna?”
Una canzone araba racconta la storia della tragica esecuzione delle dieci donne bahá’i tutte impiccate in una piazza di Shiraz, una notte di 40 anni fa; una storia di coraggio, integrità e altruismo.
Alcuni artisti canadesi, insieme ad altri, hanno creato questa canzone come contributo alla campagna mondiale #OurStoryIsOne .
Questo cortometraggio realizzato per la campagna #OurStoryIsOne, racconta la storia della vita di Mona Mahmoudnejad, una delle dieci donne bahá’í di Shiraz che furono impiccate in Iran una notte di 40 anni fa.
In questa video intervista registrata in Austria, uno storico parla del drammatico anno 1983, quando si sparse la notizia dell’impiccagione, a Shiraz in Iran, delle dieci donne bahá’í.
Tra gli eventi commemorativi organizzati in onore delle dieci donne bahá’í figuravano degli spettacoli teatrali.
Tra i vari contributi figuravano anche molte poesie, in diverse lingue e provenienti da diversi Paesi, dedicate alle dieci donne bahá’í di Shiraz.
Un artista spagnolo ha realizzato questo dipinto intitolato “I semi che hanno piantato” in onore del sacrificio compiuto dalle dieci donne bahá’í di Shiraz, giustiziate per la loro fede nella giustizia e nell’uguaglianza.
Un ricamo dedicato alle dieci coraggiose donne di Shiraz.
Il titolo di questo collage è “Freedom Soaring” (La libertà che si libra n.d.t.) Sulle ali dell’uccello sono iscritti i nomi delle dieci donne di Shiraz e di altre donne bahá’í uccise per il loro credo.
In questo dipinto di un artista messicano intitolato “Petali e oro, Shiraz, 1983”, il contrasto tra lo sfondo scuro e l’oro brillante simboleggia il coraggio e l’audacia delle donne bahá’í che sostennero la loro fede nella giustizia, nell’uguaglianza e sincerità.
Questo dipinto astratto di un artista irlandese intitolato “Sulla natura del suono sacro” è stato ispirato dal concetto di accettazione.
Un artista degli Stati Uniti ha creato questa opera d’arte astratta mista intitolata “Fede, speranza e amore” incentrata sulla tragedia avvenuta in Iran quarant’anni fa.
Un artista francese ha realizzato un’illustrazione grafica in onore e commemorazione delle dieci donne bahá’í e delle donne che oggi lavorano in Iran per l’uguaglianza.
Un artista ha prodotto una serie di illustrazioni intitolate “Unfolding Emancipation” (L’emancipazione in atto n.d.t.). In questo disegno, l’artista ritrae le montagne di Shiraz, la città dove furono giustiziate nel 1983 le dieci donne bahá’í.
In questo pezzo a tecnica mista, un artista italiano ha raffigurato dieci cipressi, che nella cultura persiana simboleggiano la determinazione e la vita.
Un artista indiano ha creato un ricamo delle dieci donne bahá’í giustiziate in Iran 40 anni fa che, al posto della vita stessa, hanno scelto la loro fede e convinzione nei principi di unità, uguaglianza e giustizia.
Questa opera d’arte grafica irlandese è dedicata a tutti coloro che si sacrificano coraggiosamente per la loro fede in un mondo migliore e alle dieci donne baháʼí che furono impiccate nella città di Shiraz 40 anni fa.
Un artista degli Stati Uniti ha creato un’opera grafica in onore delle dieci donne baháʼí di Shiraz.
In Canada, un artista ha realizzato dieci disegni astratti che rappresentano le dieci donne bahá’í giustiziate perché sostenevano la giustizia, la libertà di religione e l’emancipazione delle donne.
La campagna, della durata di un anno, si snoderà progressivamente attraverso molteplici fasi, iniziative ed eventi, fino al 18 giugno 2024.
Potrete trovare in questo articolo della BIC ulteriori informazioni sulle circostanze relative all’esecuzione delle dieci donne, nonché brevi biografie su ciascuna di esse.