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Regno Unito: in che modo il giornalismo sensazionalista riesce ad oscurare la visione della realtà

29 luglio 2022

LONDRA — Soprattutto in un ambiente mediatico spesso alimentato dalla ricerca di sensazionalismo, quale ruolo ricoprono i giornalisti nella promozione di comprensione e dialogo?

Questa è stata una delle domande prese in esame da due esperti giornalisti del Regno Unito – un ex reporter della BBC e uno scrittore per il quotidiano The Guardian – unitamente ai membri dell’Ufficio bahá’í per le relazioni pubbliche del Paese, in un recente podcast realizzato dall’Ufficio e intitolato In buona fede: verità e standard morali nei media.

“Gli scrittori devono essere imparziali, liberi da pregiudizi e capaci di osservare ogni questione con senso di giustizia”, ha detto Carmel Kalani, dell’Ufficio per le relazioni pubbliche.

La signora Kalani, per descrivere il potere dei media nell’accrescere la consapevolezza del pubblico, si è richiamata a una metafora tratta dagli insegnamenti bahá’í, affermando: “I giornali, i social media e le altre forme di media sono come ‘lo specchio del mondo. Sono dotati di udito, vista e parola'”.

Uno degli effetti che ne consegue, ha dichiarato, è che gli articoli e le altre forme in cui si esprimono i giornalisti hanno il potenziale per ispirare in tutti noi un senso di unità con i nostri simili.

“Quando i giornalisti raccontano una storia, plasmano il mondo in cui viviamo, modellano ciò che percepiamo come realizzabile”, ha detto la signora Kalani, precisando che i media possono sbloccare “l’immensa capacità delle persone di creare unità e pace”.

Negli ultimi anni, l’Ufficio ha riunito numerosi giornalisti, rappresentanti della società civile e leader di comunità religiose per analizzare diverse caratteristiche dei media, alla luce di principi spirituali come, ad esempio, l’unità del genere umano.

Nonostante questo enorme potenziale, i giornalisti subiscono comunemente delle pressioni per la realizzazione di reportage sensazionalisti, come, ad esempio, cogliere in difficoltà le persone durante un’intervista.

“Nel giornalismo esiste la situazione chiamata ‘bussare alla porta’, per la quale devi andare a bussare alla porta di qualcuno, che è al centro di una vicenda, di solito incolpevole… e chiedere un suo commento sulla soglia di casa”, ha dichiarato John McManus, ex reporter della BBC e capo delle comunicazioni per i gesuiti in Gran Bretagna.

“Serve solamente a riempire il tempo e un fatto di cronaca”, ha continuato McManus, precisando che questo approccio in genere non produce fatti nuovi. Soddisfa, tuttavia, l’appetito del pubblico per il drammatico, distraendo l’attenzione dai problemi reali.

McManus ha soggiunto che molti giornalisti si trovano a disagio con certe procedure professionali che sfociano nella copertura di notizie sensazionalistiche e ha sottolineato l’importanza dell’empatia e della salvaguardia della dignità umana nella stesura dei servizi. “Al centro di tutte queste storie ci sono degli esseri umani con dei sentimenti. … Hanno tutti una famiglia. Quindi cerco sempre di tenerlo a mente, [il che] modera il mio pensiero e le mie azioni”.

Remona Aly, giornalista del Guardian, ha dichiarato: “Hai questo senso di responsabilità verso chiunque tu stia intervistando. … Faccio veramente di tutto per mantenere una certa protezione. Dico [all’intervistato] ‘dopo, potrai controllare l’articolo, e assicurarti che vada bene per te'”.

Il dibattito ha anche preso in esame le modalità attraverso le quali i pregiudizi e le false dicotomie riescono a ridurre questioni complesse e dalle mille sfaccettature a rappresentazioni semplicistiche della realtà che rafforzano le divisioni sociali, politiche, economiche e religiose e portano a una copertura mediatica sensazionalistica.

McManus, riferendosi alla responsabilità dei giornalisti di mantenere l’obiettività, ha dichiarato: “Le cose non sono solo in bianco o in nero. Puoi avere nella tua mente due punti di vista diversi ma che sono entrambi corretti, perché sappiamo che la vita umana è infinitamente varia e complessa.”

Riflettendo su questa discussione, Nancy Warren, dell’Ufficio bahá’í per le relazioni pubbliche, precisa che questa serie di podcast rientra nell’impegno incessante profuso dall’Ufficio per contribuire al discorso sul ruolo costruttivo dei media nella società.

“Chi affronta la carriera giornalistica, parte con ideali elevati, ma finisce con riscontrare grandi difficoltà a scrivere in una maniera che sia in linea con i suoi principi”, afferma.

“I forum organizzati dall’Ufficio – siano essi podcast, dibattiti online o incontri di persona – mettono a disposizione dei giornalisti uno spazio per una disamina dei problemi prevalenti nel loro settore, alla luce di principi spirituali che sono in armonia con le loro convinzioni morali”.