1° giugno 2022
NUOVA DELHI – La giustizia richiede che le donne godano degli stessi diritti degli uomini. Tuttavia, raggiungere la vera uguaglianza è arduo e richiederà la rimozione degli ostacoli che impediscono la partecipazione delle donne, alla pari con gli uomini, in ogni area delle attività umane. Secondo l’Ufficio bahá’í delle pubbliche relazioni indiano, un ambito nel quale tutti possono applicare il principio universale dell’uguaglianza tra donne e uomini è la famiglia.
“Rafforzare la vita familiare è essenziale per il progresso della società”, afferma Nilakshi Rajkhowa dell’Ufficio delle pubbliche relazioni in un’intervista con il News Service su spunti di riflessione ed esperienze che l’Ufficio considera applicabili al discorso sull’uguaglianza tra donne e uomini.
Foto scattate recentemente in occasione di un simposio organizzato in India dall’Ufficio per le pubbliche relazioni. I partecipanti hanno affrontato il tema della rivisitazione del concetto di famiglia fondata sul principio spirituale dell’eguaglianza tra donne e uomini
Riconcettualizzare la famiglia come spazio sociale per promuovere l’uguaglianza
La signora Rajkhowa spiega che un filo conduttore del discorso, emerso soprattutto negli ultimi anni, è il ruolo degli uomini come promotori dell’uguaglianza di genere.
Ha poi aggiunto che: “Il dibattito è spesso ruotato attorno alla famiglia come istituzione sociale fondamentale, nella quale si apprendono e si mettono in pratica le concezioni sul ruolo delle donne e degli uomini”.
Carmel Tripathi, anch’essa membro dell’Ufficio per le relazioni pubbliche, parlando con il News Service ha affermato che l’istituzione della famiglia, al pari di molte altre in tutto il mondo, è in uno stato di crisi. “Le nozioni tramandate di ciò che una famiglia deve essere sono sempre più prese di mira e rese obsolete dalle forze del cambiamento sociale, culturale ed economico”, ha dichiarato.
La signora Rajkhowa ha soggiunto che una trasformazione duratura richiederà non solo cambiamenti nelle percezioni e nei comportamenti promossi all’interno della famiglia, ma anche sforzi sistematici e sostenuti per trasformare le strutture della società che inibiscono la piena e significativa partecipazione delle donne alla vita pubblica.
In ogni parte dell’India, durante la pandemia, molte famiglie impegnate negli sforzi di costruzione della comunità bahá’í sono riuscite ad organizzarsi tramite la consultazione, la preghiera e profonde conversazioni con le famiglie vicine, e ad analizzare le questioni riguardanti la loro vita, trovando il modo per affrontarle.
“I cambiamenti nella famiglia, così come in altri ambiti della vita, devono essere fondati sulla convinzione che l’uguaglianza tra donne e uomini non è solo un obiettivo da raggiungere, ma una verità sulla natura umana da riconoscere e abbracciare.
“L’anima non ha genere. L’essenza stessa di ciò che ci rende umani non è né ‘maschio’ né ‘femmina'”, ha dichiarato.
Rafforzare le basi morali dei bambini attraverso l’educazione
Alcuni spunti di riflessione, ricavati dalle esperienze nelle attività bahá’í i di costruzione della comunità in India, suggeriscono che l’ambiente familiare possiede il potenziale più efficace per il rafforzamento delle fondamenta morali dei bambini.
“La famiglia è l’ambiente più autorevole nel quale i bambini possano sviluppare qualità spirituali come verità, gentilezza, compassione, altruismo e giustizia”, dice la signora Rajkhowa. “Ma, al tempo stesso, è all’interno della famiglia che i bambini possono imparare atteggiamenti e abitudini dannosi che nel prosieguo della loro vita, da giovani e da adulti, influenzeranno le loro interazioni sociali”.
La signora Rajkhowa spiega che nei bambini c’è la promessa del futuro, ed è per questo motivo che i programmi educativi bahá’í per bambini danno grande rilievo all’acquisizione delle qualità spirituali.
Aggiunge, inoltre, che questi programmi educativi sviluppano anche nei bambini la capacità di applicare principi quali l’unità essenziale del genere umano, il servizio alla società, l’uguaglianza tra donne e uomini e la consultazione in ogni interazione con i membri dei nuclei famigliari più stretti e di quelli più lontani, come pure con altre persone con cui socializzano nei loro quartieri e nelle scuole.
Commentando oltre, la signora Rajkhowa sottolinea il ruolo fondamentale dell’educazione morale di tutta la famiglia, e non solo dei bambini, nel promuovere la cultura dell’uguaglianza. Il riferimento è ai commenti fatti da un partecipante a un recente simposio tenuto dall’Ufficio per le pubbliche relazioni. Anshul Tewari, fondatore di Youth ki Awaaz, organizzazione della società civile che promuove la giustizia sociale, ha illustrato il gap digitale nell’istruzione delle ragazze che è venuto alla luce quando, durante il lockdown conseguente l’inizio della pandemia, le lezioni sono diventate online.
Immagini di alcuni partecipanti ai programmi educativi bahá’í che formano nei bambini e nei giovanissimi la capacità di applicare principi quali la fondamentale unità del genere umano, il servizio alla società, l’uguaglianza tra donne e uomini e la consultazione in ogni interazione con i membri dei nuclei famigliari più stretti e di quelli più lontani, come pure con altre persone con cui socializzano nei loro quartieri e nelle scuole.
Tewari ha spiegato che in molte famiglie, nelle quali era disponibile un solo dispositivo digitale, il suo utilizzo veniva razionato alle ragazze, mentre per i fratelli maschi l’accesso era illimitato. “Abbiamo condotto un sondaggio su 10.000 giovani di età compresa tra i 12 e i 15 anni provenienti da ogni parte del Paese.” ha affermato. I risultati, emersi tra gli intervistati provenienti da diversi contesti, sono stati coerenti: il 70% delle ragazze ha riferito disparità di accesso a telefoni e computer rispetto ai loro fratelli.
Stabilire relazioni eque attraverso la consultazione
I membri dell’Ufficio bahá’í per le relazioni esterne affermano che un altro spunto di riflessione, derivante dall’impegno profuso alla base dai bahá’í dell’India per promuovere il progresso sociale, è che più una famiglia applica il principio della consultazione, più le relazioni all’interno della famiglia diventano eque.
“Se il processo decisionale in famiglia non deve essere il risultato di un’autorità arbitraria e dittatoriale”, dice la signora Rajkhowa, “allora i componenti della famiglia dovranno imparare a consultarsi in modo amorevole, rispettoso e sincero per giungere a decisioni collettive”.
La signora Tripathi ricorda un forum di discussione tenuto dall’Ufficio per le relazioni pubbliche, in cui le norme culturali dell’egemonia maschile sono state riconosciute come il più grande ostacolo alla consultazione.
Fra i temi affrontati nel recente simposio organizzato dall’Ufficio bahá’í per le relazioni pubbliche figuravano: la condivisione delle funzioni di nutrimento, accudimento e consultazione quali fondamenta per il processo decisionale. In alto a destra: Carmel Tripathi dell’Ufficio per le relazioni pubbliche. In basso: Anshul Tewari, fondatore di Youth ki Awaaz.
La signora Tripathi soggiunge che i membri della famiglia devono imparare a comunicare con rispetto e apertura reciproci, facendo ricorso a tutta una serie di qualità spirituali essenziali per una consultazione, come l’amore e l’armonia, l’umiltà, la cortesia, la pazienza e la moderazione, oltre al desiderio di cercare a tutti i costi la verità.
La pace dipende dall’uguaglianza
I membri dell’Ufficio bahá’í indiano per le relazioni pubbliche dicono che è palese che non sia possibile formare una famiglia caratterizzata dall’uguaglianza se si adottano modelli secolari che avvalorano il concetto di egemonia e disuguaglianza.
La signora Rajkhowa sostiene che l’idea cardine nell’impegno per la promozione della giustizia sociale è che la pace nel mondo dipenda dalla realizzazione del principio spirituale dell’uguaglianza tra donne e uomini.
Su questo punto, cita un messaggio scritto nel 1919 da ‘Abdu’l-Bahá’ all’Organizzazione centrale per una pace duratura all’Aia, che paragona uomini e donne alle ali di un uccello: “Finché le due ali non saranno ugualmente sviluppate l’uccello non potrà volare”, scrive ‘Abdu’l-Bahá. “Se un’ala rimane debole, il volo è impossibile. Finché il mondo delle donne non diverrà pari a quello degli uomini nell’acquisizione di virtù e perfezioni non si potranno conseguire tutta la prosperità e il successo che sarebbero possibili altrimenti”.