CENTRO MONDIALE BAHÁ’Í – Al termine di un anno molto impegnativo, il Bahá’í World News Service presenta una raccolta fotografica di storie degli ultimi dodici mesi sui progressi della comunità bahá’í mondiale.
Attraverso questi e altri innumerevoli sforzi delle società di ogni parte del mondo traspare l’espressione di una verità essenziale: che la famiglia umana è una.
Prima della pandemia
Alcuni volontari del villaggio e dell’area circostante Namawanga nel Kenya si sono uniti per iniziare la costruzione di un edificio scolastico di 800 metri quadrati.
A Sousse, in Tunisia, la comunità bahá’í nazionale ha organizzato un “caffè culturale”, che ha visto riuniti esponenti religiosi e civili della società impegnati in scambi di idee e analisi approfondite sul progresso delle donne nel Paese.
In Canada una serie di seminari ha esaminato l’importante ruolo svolto dalla religione nei processi di immigrazione e integrazione nel Paese.
Un incontro organizzato dalla comunità bahá’í australiana ha riunito giornalisti e altri attori sociali per analizzare il ruolo costruttivo che i media possono svolgere nella società.
Trenta capi villaggio, o pradhans, riuniti ad una conferenza organizzata dalla comunità bahá’í dell’India nel villaggio di Gapchariyapur, nell’Uttar Pradesh, per un dibattito costruttivo su un impegno comune verso la prosperità e il benessere spirituale del loro popolo. I 30 pradhan rappresentano circa 380 aree della regione, per un totale di 950 villaggi e circa 1 milione di persone.
In un convegno tenutosi a Kakenge, nel Kasai centrale, i bahá’í della Repubblica Democratica del Congo hanno riunito circa 60 capi di tribù e villaggi alla ricerca di nuove vie verso una società caratterizzata da principi di armonia, giustizia e prosperità. Molti tra loro, solo un anno fa, rappresentavano parti contrapposte del conflitto armato.
Il capo Nkayi Matala del villaggio di Lushiku (a destra) e il capo Mbindi Godée del villaggio di Ndenga Mongo ritratti a Kakenge, Kasai centrale, durante un convegno tenuto dai bahá’í della Repubblica Democratica del Congo. L’incontro è stato definito “un notevole passo avanti che apre molte nuove opportunità per realizzare l’unità dei popoli e la prosperità delle nostre comunità”.
L’ufficio di Bruxelles della BIC (Bahá’í International Community) in occasione di una tavola rotonda del Parlamento europeo di gennaio. L’ufficio di Bruxelles sovraintende a un dibattito su come istituzioni e attori della società civile possano sviluppare un linguaggio che rispetti la diversità e promuova, al tempo stesso, un’identità condivisa.
La crisi sanitaria mondiale ha inizio
Quando i primi focolai di COVID-19 hanno cominciato a sconvolgere la vita di tutti i Paesi, le comunità bahá’í hanno escogitato nuove modalità creative per continuare a servire le proprie comunità, sempre nel pieno rispetto delle misure di sicurezza disposte dai relativi governi. Qui alcune famiglie in Italia che pregano e creano messaggi di speranza per i propri concittadini.
Nel mese di marzo, i bahá’í del Nepal hanno intrapreso per tempo iniziative per aggiornare i concittadini sulle misure sanitarie di prevenzione, pur assicurando il rispetto delle distanze di sicurezza e l’utilizzo di equipaggiamento protettivo, ove necessario.
Con il peggioramento della crisi sanitaria, le comunità e le istituzioni bahá’í hanno cominciato a coordinarsi per una risposta organizzata. In India, le Assemblee Spirituali Locali bahá’í di varie parti del Paese hanno distribuito cibo e altri generi di prima necessità a cittadini la cui situazione economica era diventata precaria.
In un villaggio in India, una società di costruzioni di proprietà di alcuni bahá’í del posto ha messo a disposizione, durante la crisi sanitaria, i propri camion e altri mezzi per portare cibo a 2.500 famiglie in difficoltà in 50 villaggi remoti.
I bambini partecipanti ai corsi di educazione morale offerti dai bahá’í del Lussemburgo hanno realizzato cartoncini e disegni per portare gioia agli operatori sanitari e a chi è impegnato in servizi essenziali durante la crisi sanitaria.
I giovani di tutti gli Stati Uniti, impegnatinella costruzione di comunità bahá’í, hanno risposto rapidamente alle varie esigenze che stavano affiorando. Ecco una famiglia di Rockwall, nel Texas, al lavoro per confezionare mascherine per i vicini di casa.
A Vancouver, in Canada, le amicizie create grazie al programma English Corner, iniziativa di ispirazione bahá’í per studenti di inglese, sono divenute fonte di supporto nei momenti difficili.
Persone di tutte le età, ma soprattutto giovani, hanno trovato modi diversi per elevare gli spiriti dei loro concittadini attraverso musica, podcast, dipinti e disegni, teatro, spettacoli di marionette, poesia e digital design. L’obiettivo di queste opere era di svelare la bellezza esistente al mondo e trasmettere una nuova prospettiva sulla situazione attuale.
Quest’anno vi è stata una maggiore attenzione verso atti di devozione e generosità nella vita collettiva dell’umanità. Nelle Case di Culto bahá’í, moltissime persone si sono riunite per placare le proprie ansie e infondere speranza, partecipando a trasmissioni in diretta di programmi devozionali e ad incontri online per la preghiera collettiva, come nell’immagine raffigurata sopra, della Casa di Culto d’Australia.
La Casa di Culto di Santiago del Cile, ha continuato a servire come fonte di speranza, offrendo programmi devozionali online. Qui si vedono volontari in servizio da quando, in conformità con le misure di sicurezza pubblica disposte dal governo, le porte del Tempio sono state chiuse ai visitatori pubblici.
Alcuni giovanissimi partecipanti al programma di costruzione di comunità bahá’í a Soweto, in Sudafrica, pregano insieme.
In aprile, in piena pandemia, quando il ciclone Harold colpì le isole settentrionali di Vanuatu, il livello di consapevolezza raggiunto di unità e azione collettiva e promosso attraverso le attività educative della comunità bahá’í, permise a molti di reagire prontamente e di iniziare la ricostruzione e la ricostituzione delle piantagioni.
FUNDAEC, un’organizzazione di ispirazione bahá’í in Colombia, prevedendo che la pandemia avrebbe avuto ripercussioni a lungo termine, ha pensato a come servire in modo concreto la società in un momento di estremo bisogno. Da marzo in poi ha aiutato oltre 2.000 persone in tutto il Paese, coinvolgendole in più di 1.000 iniziative agricole.
Nella foto: la costruzione di una “torre del cibo” presso il centro di formazione della Fondazione Kimanya-Ngeyo di Scienze e Educazione, un’organizzazione d’ispirazione bahá’í i dell’Uganda i cui programmi hanno continuato, durante la pandemia, ad accrescere la capacità in specifiche aree di sviluppo della comunità.
Gli insegnanti di una scuola comunitaria d’ispirazione bahá’í di Langathel nello stato del Manipur in India, distribuiscono ai genitori i compiti da svolgere a casa insieme ai loro figli, come misura precauzionale durante la crisi sanitaria. Le scuole comunitarie d’ispirazione bahá’í in luoghi con accessibilità web limitata hanno trovato modi creativi per adattarsi alle circostanze attuali e soddisfare le esigenze educative degli studenti.
Nonostante le sfide che tutti gli istituti scolastici hanno dovuto affrontare, in Bolivia la Nur University si è adattata rapidamente, facendo in modo che tutti gli studenti fossero strettamente coinvolti e non lasciati a se stessi. Caratteristica unica del criterio utilizzato dall’università è di incoraggiare il servizio alla società come elemento cruciale della vita. La foto ritrae uno studente durante la realizzazione di un video educativo su salute e sicurezza da distribuire a studenti e comunità locale.
Per aiutare gli studenti universitari a fungere da navigatori su questioni riguardanti il loro posto nel mondo e la direzione verso cui esso è diretto, l’Institute for Studies in Global Prosperity (ISGP) ha creato spazi, prevalentemente online, per incontri tra giovani focalizzati su argomenti ben precisi.
Nei giorni successivi a un’esplosione che ha scosso Beirut nel mese di agosto, un gruppo di giovani bahá’í impegnati negli sforzi di costruzione di comunitàsi è prontamente riunito per prestare aiuto e sollievo immediato, creando una rete di volontari chiamata “Helping Hub” per il coordinamento del lavoro dei volontari.
Durante la pandemia, in diversi Paesi, le stazioni radio gestite dalle comunità bahá’í, tra cui Radyo Bahá’í nelle Filippine, hanno scoperto nuove finalità, diffondendo informazioni cruciali e fungendo da àncora per la vita comunitaria in un momento di limitazione di altre forme interattive.
Chile Bahá’í Radio con sede a Labranza in Cile, è stata a stretto contatto, soprattutto durante la pandemia, con le comunità indigene circostanti per garantire che i programmi trattassero delle loro esigenze e desideri. Le preghiere nella lingua indigena mapuche fanno regolarmente parte delle trasmissioni della Chile Bahá’í Radio.
Una dichiarazione pubblica rilasciata a giugno dall’Assemblea Spirituale Nazionale dei bahá’ídegli Stati Uniti sui pregiudizi razziali e sui principi spirituali essenziali per il progresso verso la pace ha stimolato una riflessione critica in tutto il Paese.
A Savannah, in Georgia USA, la Parent University, un’organizzazione d’ispirazione bahá’í con esperienza decennale nella promozione dell’uguaglianza razziale, ha lavorato quest’anno per costruire un ponte tra i membri della comunità e i rappresentanti del governo locale, ospitando anche spazi di discussione online rivelatisi costruttivi nell’analisi delle questioni relative a uguaglianza e giustizia.
Un incontro tenutosi al Parlamento di Canberra in novembre ha celebrato l’anniversario della nascita di Bahá’u’lláh e il centenario della comunità bahá’í in Australia. In un messaggio ai partecipanti, il Primo Ministro Scott Morrison ha dichiarato: “Le persone di fede bahá’í contribuiscono al nostro bene sociale attraverso i valori dell’uguaglianza, della verità e del rispetto. Questi valori rispecchiano il nostro impegno nazionale per una società multiculturale e multireligiosa ricca e diversificata.
Alla vigilia del 75 ° anniversario delle Nazioni Unite, la BIC ha diffuso una dichiarazione dal titolo “Una governanza degna dell’umanità e del percorso verso un ordine globale giusto“, in cui invitava funzionari delle Nazioni Unite, ambasciatori di stati membri, organizzazioni non governative e altri attori sociali all’analisi di temi riguardanti il cammino dell’umanità verso la pace universale.
Mausoleo di ‘Abdu’l-Bahá
L’inizio dell’anno è stato contraddistinto dai primi passi per l’allestimento del cantiere e la posa della prima pietra del Mausoleo di ‘Abdu’l-Bahá. Contestualmente all’inizio della costruzione, il sindaco di ‘Akká e i rappresentanti delle comunità religiose della città si sono riuniti per onorare ‘Abdu’l-Bahá in una cerimonia speciale.
I lavori per la costruzione del Mausoleo sono proseguiti nel corso dell’anno con l’approvazione di ogni stato di avanzamento lavori da parte delle autorità locali. Ad aprile i lavori alle fondamenta hanno cominciato a dar forma a un’impronta dell’elegante geometria del design (in alto a sinistra). Le fondamenta sono state ora ultimate e si è passati alla costruzione dei primi elementi verticali dell’edificio.
Avanzamento dei lavori per le nuove Case di Culto bahá’í
Il progetto della Casa di Culto bahá’í locale che sta sorgendo a Bihar Sharif è stato reso noto in aprile. Il design del tempio presenta un modello ripetuto di archi che trae ispirazione da disegni riconducenti all’arte popolare Madhubani del Bihar e al vasto patrimonio architettonico della regione.
Anche il progetto della Casa di Culto bahá’í nazionale da costruire nella Repubblica Democratica del Congo è stato presentato quest’anno. Il design è ispirato a opere d’arte e strutture tradizionali oltre che alle caratteristiche naturali del Paese. La Casa di Culto incarna il vibrante spirito devozionale promosso nel corso dei decenni dai bahá’í del paese.
La costruzione della Casa di Culto bahá’í nazionale della Repubblica Democratica del Congo è stata inaugurata in ottobre con la cerimonia della posa della prima pietra nel cantiere del futuro tempio, alla presenza di funzionari, capi religiosi e capi tradizionali.
Due mesi dopo la posa della prima pietra della Casa di Culto bahai nazionale della RDC, sono stati completati gli scavi per l’anello principale delle fondamenta dell’edificio.
Prima della pandemia, persone di ogni età si riunivano regolarmente sul terreno della Casa di Culto bahá’í locale di Matunda Soy, in Kenya, per pregare insieme e prestare il proprio aiuto nella manutenzione del sito.
La costruzione della Casa di Culto locale di Matunda Soy, in Kenya, è ora in fase avanzata di ultimazione. Sono in corso i lavori sul tetto e la decorazione degli atri e delle pareti esterne. Sono in fase di completamento anche il centro accoglienza e altri edifici ausiliari del sito.
Un rendering virtuale del progetto per la Casa di Culto bahá’í nazionale della Papua Nuova Guinea (a sinistra) rispetto ai recenti lavori sulla struttura (a destra).
Dopo il completamento delle fondamenta della Casa di Culto di Papua Nuova Guinea lo scorso dicembre, sono proseguiti i lavori sulla complessa struttura in acciaio per l’edificio centrale che richiama lo straordinario modello del tessuto esterno.