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In Iran si intensificano le persecuzioni contro i baha’i, processati e incarcerati per il loro credo

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Baha’i International Community, NEW YORK – Nelle ultime settimane, nonostante l’attuale crisi sanitaria che ha colpito il Paese, le autorità iraniane hanno intensificato le persecuzioni contro i baha’i, infierendo contro settantasette persone.

Nelle province di Fars, Khorasan del Sud, Mazandaran, Isfahan, Alborz, Kerman, Kermanshah e Yazd diversi baha’i sono stati arrestati, convocati in tribunale, processati, condannati a pene detentive o reclusi, con accuse infondate e unicamente a causa di una radicata ostilità contro la Fede baha’i e i suoi insegnamenti che sostengono la sincerità, la parità tra uomini e donne, la protezione dei diritti di tutte le persone e l’armonia tra la scienza e la religione.

Inoltre, i media di Stato hanno intensificato la pubblica diffamazione dei baha’i potenziando ulteriormente la diffusione di notizie false sulle loro convinzioni attraverso canali televisivi, giornali, stazioni radio, siti web e social media che denigrano e ostracizzano i baha’i. Contemporaneamente essi non permettono ai baha’i di rispondere pubblicamente, negando così ai propri concittadini l’opportunità di accertare essi stessi la verità. 

Un tribunale della provincia del Khorasan meridionale ha condannato nove baha’i a tre-sei anni di reclusione. Uno dei condannati è un uomo anziano, il quale, data l’età avanzata, se sarà messo in prigione, correrà seri rischi per la sua salute. Nella provincia del Fars dodici baha’i sono stati condannati a uno-tredici anni di reclusione con false accuse. Nei giorni scorsi, nella provincia del Khorasan meridionale sei baha’i sono stati convocati e hanno dovuto presentarsi per essere messi in prigione. Altri quattro baha’i sono stati arrestati nelle province di Kerman e Yazd, un altro baha’i nella provincia di Alborz è stato condannato a un anno di reclusione e a due anni di confino, un altro nella provincia di Isfahan è stato convocato per scontare una pena detentiva.

Prima arrestate e poi rilasciate dopo aver sborsato ingenti cauzioni, tra l’arresto, il processo, il ricorso in appello queste persone hanno dovuto aspettare mesi, e talvolta anni, prima di incominciare a scontare la loro pena detentiva, subendo un enorme ulteriore peso psicologico. Negli ultimi anni le autorità hanno ripetutamente fatto ricorso a questa crudele tattica, che fa parte della loro sistematica persecuzione dell’intera comunità baha’i. 

«Questi recenti episodi hanno messo sotto forte pressione molte famiglie», ha dichiarato Bani Dugal, rappresentante della Baha’i International Community. «Questa tattica di esporli a un costante rischio di essere messi in prigione in questo modo e con l’angoscia emotiva che ne consegue, è un ennesimo tentativo per aumentare la tensione nella comunità. E fare tutto questo durante una crisi sanitaria, in un’allarmante escalation che non ha alcuna giustificazione, è estremamente crudele e oltraggioso».