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Ancora validi i presupposti per la pace descritti cent’anni fa

Nel maggio 1920, subito dopo la prima guerra mondiale e la devastante pandemia influenzale del 1918, due baha’i sono partiti dalla Terra Santa per consegnare all’Organizzazione centrale per una pace durevole all’Aia un messaggio scritto da ‘Abdu’l-Baha.

L’AIA, Olanda, 1° giugno 2020  – Nel maggio 1920, subito dopo la prima guerra mondiale e la devastante pandemia influenzale del 1918, due baha’i sono partiti dalla Terra Santa per consegnare all’Organizzazione centrale per una pace durevole all’Aia un messaggio scritto da ‘Abdu’l-Baha. Questo messaggio, intitolato prima Tavola [o Epistola] all’Aia, prendeva in esame alcuni principi necessari per una profonda trasformazione sociale.

«Questa epistola continua a parlarci anche oggi», afferma Sherene Devid-Farag dell’Ufficio per gli affari esterni della comunità baha’i olandese. «Ci aiuta a vedere, punto per punto, gli elementi che occorrono per costruire un mondo pacifico, come la parità tra le donne e gli uomini, l’armonia tra la religione e la scienza, la promozione dell’istruzione e l’eliminazione di ogni forma di pregiudizio. Questi principi ispirano oggi innumerevoli movimenti, organizzazioni e persone nel loro impegno per promuovere la giustizia sociale. In tutte queste imprese quello che dobbiamo capire è che ci troviamo tutti assieme come compagni di viaggio sulla stessa strada che porta verso la pace».

Giovedì scorso i baha’i dell’Olanda e Religions for Peace Netherlands hanno co-organizzato una conferenza online, in occasione del centenario dell’arrivo a destinazione dell’epistola. Originariamente la commemorazione avrebbe dovuto svolgersi nel Palazzo della pace all’Aia, ma è stata successivamente spostata online a causa dell’epidemia di coronavirus.

Nel maggio 1920, subito dopo la prima guerra mondiale e la devastante pandemia influenzale del 1918, due baha’i sono partiti dalla Terra Santa per consegnare all’Organizzazione centrale per una pace durevole all’Aia un messaggio scritto da ‘Abdu’l-Baha.

I partecipanti hanno esaminato i temi di questa prima epistola alla luce delle circostanze attuali.

«‘Abdu’l-Baha ci ha detto che la fede è la luce che elimina l’oscurità della paura… Ciò che occorre è che tutte le persone di fede decidano di unirsi e di agire [sulla base] dei principi che li accomunano», ha dichiarato Azza Karam, segretaria generale di Religions for Peace International.

Parlando del tema dell’unità del genere umano, Britt Bakker, vicepresidentessa di Religions for Peace Netherlands, ha detto: «È in questi tempi straordinari che ci rendiamo conto nel dolore, ma nello stesso nella bellezza, che siamo tutti connessi l’uno con l’altro.

La commemorazione del centenario dell’arrivo della prima Tavola all’Aia alla sua destinazione era originariamente prevista per il Palazzo della Pace, ma è stata successivamente spostata online a causa dell’epidemia di coronavirus.

Awraham Soetendorp, un rabbino dell’Aia, ha espresso la sua speranza che un giorno si possa ripensare a questo momento come un momento cruciale «quando abbiamo trovato la saggezza e il coraggio di collaborare superando i confini guidati dalla reciproca fiducia, quando abbiamo trasformato un grande pericolo in una grande promessa e modellato un nuovo ordine mondiale compassionevole nel quale nessuno viene lasciato indietro».

Marga Martens, segretaria dell’Assemblea Spirituale Nazionale Baha’i dei Paesi Bassi, nel riflettere sull’evento e sulla visione della  pace presentata nella Tavola, ha affermato:

«I principi illustrati da ‘Abdu’l-Baha sono il rimedio per questi mali. Tutti noi possiamo decidere di lavorare per realizzarli, sia nella nostra vita personale sia nella società. Come quando si è ammalati è essenziale chiedere consiglio a un medico, così la medicina spirituale di questi principi ci permetterà di operare alle radici della società per migliorare le cose».